Servirebbero pochi sforzi per rendere ottimale la rianimazione dell’ospedale “Delli Ponti” di Scorrano, che ricordiamo, deve diventare struttura di primo livello, deputata cioè ad accogliere tutti i casi, i ricoveri e gli interventi di routine, per lasciare al “Vito Fazzi” di Lecce, solo quelli più complessi.
Per realizzare quanto stabilito dal governo regionale, serve una banca del sangue, la grande assente del nosocomio.
I medici non sono sempre nelle condizioni di lavorare come dovrebbero, si rischia che la dicitura di 1° livello per l’ospedale di Scorrano resti solo sulla carta. Eppure la rianimazione del “Delli Ponti”, potrebbe essere un supporto efficace per la rianimazione leccese, sopratutto per i pazienti con problemi respiratori che trasportati a Scorrano, lascerebbero posti liberi a Lecce, che dovrebbero essere occupati da pazienti più complessi come i politraumatizzati, che richiedono spesso una consulenza del neurochirurgo o del chirurgo toracico che ci sono soltanto al “Vito Fazzi”.
E’ ovvio che la funzione della rianimazione di Scorrano, di liberare posti letto nella rianimazione leccese, accollandosi i pazienti meno complessi, potrà diventare più efficace, con l’attivazione di altri posti letto a Scorrano, ma sopratutto con l’adeguamento di personale medico e infermieristico. Attualmente i rianimatori del “Delli Ponti”, sono conteggiati per 4 posti letto, un numero insufficiente per il lavoro che si dovrebbe svolgere in una struttura di primo livello, che dovrebbe avere 8 posti letto di rianimazione; idem gli infermieri che da 18 attuali, dovrebbero arrivare a 24.
Potenziare il numero di medici e infermieri, significa aumentare i servizi e “sfruttare” per più ore macchinari e sale operatorie, in modo da abbattere le liste di attesa. Attualmente il blocco operatorio di Scorrano funziona solo al mattino.
Per un ospedale classificato di 1° livello, non è pensabile che lavori “mezza giornata”, proprio perché il bacino di utenza dovrebbe aumentare se si vuole snellire il Vito Fazzi di Lecce
Un paio di medici in più, significherebbe garantire servizi essenziali e obbligatori come il parto indolore che attualmente viene dato alle donne a singhiozzo, ossia quando si trova di turno l’anestesista competente, che può sganciarsi dal reparto, per seguire la partoriente durante tutto il travaglio, praticamente una cosa quasi impossibile da attuare come gli uomini che ci sono attualmente, ma che se si realizzasse, non solo si darebbe un servizio obbligatorio alle partorienti, ma si eviterebbero tanti cesari con relativi costi, molto più esosi dei parti con epidurale.
Avere qualche medico e infermiere in più in anestesia/rianimazione, significherebbe assicurare l’attività di due ambulatori importanti in modo costante, come l’ambulatorio del dolore e delle cefalee, che oggi funzionano due volte alla settimana, tramite prenotazione CUP. Due servizi che offrono diverse prestazioni mediche a chi soffre di dolore cronico dal mal di testa costante, al dolore muscolare, a quello dell’artrosi o ai dolori terribili legati alle malattie oncologiche, ma che a volte possono essere risolti con il giusto dosaggio del farmaco.
I medici fanno quello che possono, tenuto conto che si stanno attrezzando anche con la formazione, imparando l’uso dell’ecografia, senza ricorrere alle radiografie. Un vantaggio in più per il paziente che non é sempre facilmente trasportabile dal reparto alla radiologia. Non solo, l’uso dell’ecografia permette anche una diagnosi più accurata, individuando per esempio delle lesioni, ma sopratutto è utile per molte manovre fondamentali in rianimazione, necessarie anche per pazienti non ricoverati, che possono recarsi nel reparto di Scorrano, per avere il posizionamento di un catetere venoso centrale.
E’ già in atto un collegamento tra la rianimazione del “Delli Ponti” e il distretto, che manda i pazienti al reparto quando hanno bisogno di cateteri venosi centrali, un bell’esempio di integrazione tra territorio ed ospedale, anche se in molti sperano di avere il servizio a domicilio. Sono persone che non posso muoversi facilmente, sono malati oncologici, allettati, tracheostomizzati, persone che si nutrono artificialmente, qualche medico in più permetterebbe di staccare un’anestesista dal reparto e assistere questi cittadini a domicilio.
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *