Mense ospedaliere, no ai cibi precotti

Mense ospedaliere, no ai cibi precotti

Pasti precotti e congelati in corsia, al posto delle vivande cucinate in ospedale. La Regione Puglia avrebbe intenzione, per il prossimo gennaio 2018, di bandire una gara regionale per affidare il servizio di ristorazione ospedaliera, ad un unica’impresa esterna.

Un appalto in tutta la regione di 84 mesi prorogabili per altri 12+12 mesi. Quindi un appalto di ben 9 anni interamente consegnato ad un unico gestore, per un periodo piuttosto lungo per dei servizi soggetti a delicati controlli di ordine igienico-sanitario. “Tutto ciò – dichiara Cosimo Borraccino consigliere regionale di sinistra italiana – a scapito della qualità, poichè una gestione centralizzata comporta inevitabilmente ad avere centri di cottura distanti dagli ospedali, con l’ipotesi di “cook and chill”, ovvero l’utilizzo di cibi surgelati da fornire ai degenti. Nella “consultazione” preliminare per la nuova organizzazione del servizio mensa ospedaliera, non vi sarebbe riferimento alla clausola di salvaguardia sociale per i lavoratori, cosi come previsto dall’art. 4 della Legge regionale n. 4/2010. Cosa inaudita – continua Borraccino – per dei lavoratori che hanno prestato per lunghi anni, con impegno e dedizione il loro operato in favore del servizio pubblico.”

Il bando di gara, per il quale esiste già una bozza, prevede, secondo i lavoratori, una suddivisione in tre lotti: uno per Lecce, Brindisi e Taranto, l’altro per le Asl di Bari e Bat e il terzo lotto per l’area foggiana, il tutto per 20 milioni di euro l’anno. Non si conosce ancora quanto sarà il ribasso, certo è che la paura dei lavoratori è tanta. I dipendenti delle attuali aziende che cucinano negli ospedali, temono infatti che una gara che preveda cibo precotto, riduca la qualità del cibo, oltre a creare esuberi di personale che verrebbero licenziati.

“Circa la metà dell’attuale forza lavoro – dichiara Maurizio Lezzi, commissario provinciale della UGL – verrebbe mandato a casa, perché con il sistema che intende attuare la Regione verrebbe meno la preparazione dei pasti, non solo, ma non ci sarebbero le diverse tipologie di diete che oggi siamo in grado di assicurare ai pazienti. Ben 29 tipi di pasti diversi – dichiara Lezzi – sono oggi infatti previsti dal prontuario, a seconda delle diverse esigenze dei pazienti che hanno un pasto più a loro misura. La Regione con il nuovo bando omologherebbe l’alimentazione per tutti i ricoverati.

Abbiamo avuto più incontri a Bari – continua Lezzi – il direttore del dipartimento regionale della salute Giancarlo Ruscitti, ci ha assicurato che verranno mantenuti i livelli occupazionali, ma quando gli ho chiesto di impegnarsi per iscritto su questo punto, si è rifiutato. Protesteremo davanti a tutti gli ospedali della provincia.” – ha concluso il sindacalista. In effetti già ieri i lavoratori hanno manifestato davanti al Vito Fazzi di Lecce, quello che chiedono i dipendenti é l’internalizzazione del servizio di ristorazione che sarebbe dovuto essere già da tempo all’interno dell’Asl, senza essere affidato ad una ditta esterna come é tutt’ora.

In base alla delibera di giunta pugliese 745 del 05/05/09, la ristorazione ospedaliera, sarebbe dovuta rientrare tra quei servizi dedicati alla persona erogato dalla società partecipata delle Asl, Sanità Service e invece nulla, si è continuato a lasciare questa attività in affido alle imprese private esterne, diverse sui vari territori.

In Puglia sono circa 2500 le persone coinvolte e la cui metà rischia il posto di lavoro. Sulla vertenza delle mense ospedaliere è intervenuto più volte il consigliere di sinistra italiana Cosimo Borraccino che ha presentato un’interrogazione al presidente Emiliano, sottolineando tra le altre cose come un paio di anni fa, le cucine degli ospedali di Martina Franca, Grottaglie e del Santissima Annunziata di Taranto, siano state ristrutturate con 2 milioni di euro, per poi essere dichiarate dalla stessa Regione inagibili. Tutto ciò è inaccettabile secondo il consigliere, che chiede con forza l’internalizzazione del servizio mensa, che porterebbe ad un risparmio economico, visto che le sanità service non sarebbero tenute a pagare l’IVA, in base a una recente sentenza del tribunale. L’internalizzazione darebbe senso inoltre alla spesa sostenuta di 2 milioni di euro per la ristrutturazione delle cucine dove quindi si potrebbe cucinare all’interno, garantendo maggiore qualità dei pasti ai degenti

Roberta Grima
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