PET/CT: un arma contro i tumori e non solo.

Unico in tutta la Puglia, l’Istituto Oncologico Salentino “Calabrese” di Lecce, vanta da anni l’impiego di radioisotopi del rame, per lo studio di tumori neuroendocrini e cerebrali, tramite la PET/CT.
La PET infatti, consiste nella somministrazione di un radiofarmaco, ossia di una molecola che viene iniettata nel paziente in endovena e che una volta in circolazione, trasporta al suo interno il nuclide, un atomo radioattivo, che giunto nella zona interessata, emette radiazioni, che vengono individuate dalla PET e quindi “lette”. Viene così analizzata la reazione delle cellule dell’organismo alle radiazioni emesse dal nuclide, in funzione di ciò è possibile stabilire la natura benigna o maligna di una lesione o un nodulo, la stadiazione, se cioè la malattia è avanzata o é alla stato iniziale, o ancora se le cellule stanno prolificando o invece riducendosi per effetto di una terapia efficace.

Le applicazioni della PET/CT
“Solitamente – spiega il dottor Nicola Pisciotta, Medico Nucleare e responsabile sanitario dell’Istituto Oncologico Salentino “Calabrese” – viene usato il radiofarmaco 18F-FDG, che ha permesso tramite la PET/CT lo studio dei processi cellulari in molti tipi di tumore, ma non tutti. Per ampliare l’azione dell’apparecchiatura diagnostica, su altre forme di neoplasia, l’Istituto Oncologico Salentino “Calabrese”, ha adottato l’utilizzo di altri radio farmaci, come il 18F-Fluorocolina che consente di studiare il funzionamento delle cellule, per la valutazione di ripresa del carcinoma prostatico, ma soprattutto l’impiego di radioisotopi per l’analisi dei tumori neuroendocrini e cerebrali. Una novità in Puglia, che potrebbe abbattere la mobilità passiva di chi davanti a queste forme tumorali, si vede spesso costretto ad andare fuori. Novità che si aggiunge all’altro importante obiettivo raggiunto dall’Istituto “Calabrese”, che consiste nell’applicazione di un recentissimo radio farmaco (18F-Flutemetamolo), in grado di fornire le immagini della densità delle placche neuritiche di β-amiloide, nel cervello di pazienti con sospetta malattia di Alzheimer.

Tenuto conto che le applicazioni della PET/CT sono prevalentemente (90%) in oncologia e l’uso in ambito neurologico si attesta circa all’8%, é facile comprendere la portata che l’Istituto “Calabrese” ha, nel promuovere applicazioni della PET/CT in ambiti non solo oncologici, ma anche neurologici.
Già da tempo nell’Istituto salentino, é possibile effettuare lo studio del metabolismo cerebrale con il radiofarmaco 18F-FDG, molecola simile al glucosio che le cellule cerebrali usano a scopo energetico.
Una volta in circolazione, il radiofarmaco 18F-FDG viene captato dalle cellule cerebrali, la PET/CT mette quindi in evidenza l’attività cerebrale garantendo le seguenti indicazioni:
• sospetto iniziale di demenza di Alzheimer;
• diagnosi differenziale delle demenze (Alzheimer, demenza vascolare, demenza frontale), per valutare la strategia terapeutica;
• malattie cerebro-vascolari acute e croniche, per la dimostrazione della estensione del danno metabolico e la valutazione prognostica;
• epilessia, per localizzare il focolaio epilettogeno nelle forme resistenti ai farmaci in previsione di eventuale trattamento stereotassico.
“Bisogna ricordare – aggiunge il dottor Nicola Pisciotta – che i rischi della PET sono praticamente nulli, é un esame controindicato solo per le donne in gravidanza e i bambini al di sotto dei dodici anni. L’esame potrebbe essere controindicata per i diabetici, o chi ha una glicemia superiore ai 200. In realtà é una controindicazione relativa – dichiara Pisciotta – perché è sufficiente portare al di sotto dei 200 la glicemia, per poi sottoporre il paziente all’esame. In questo caso la persona deve recarsi dal medico di medicina nucleare a digiuno, perché gli venga somministrato il radiofarmaco, dopo rimanere seduto un’oretta per aspettare che la molecola faccia effetto e arrivi nella zona prestabilita, dopodicché il paziente viene disteso, perché la macchina possa individuare e “leggere” le radiazioni che verranno emesse dal radiofarmaco all’interno dell’organismo e verificare come reagiscono le cellule.
Al termine dell’esame, il paziente é ancora radioattivo, sebbene dopo già due ore, rimangono poche radiazioni al suo interno, tuttavia é sempre consigliato rimanere lontano dalle persone più sensibili, bambini e donne in gravidanza, per il resto della giornata.”

per info Istituto Oncologico Salentino Calabrese – via San Pietro in Lama Km 3

telefono: 327-9345743 / 0832-612120

email: info@istitutooncologicosalentino.it – info@medicinanucleare.net

Roberta Grima
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