Trovato l’accordo sul DEA

Trovato l’accordo sul DEA

Ha rischiato di diventare la cosiddetta cattedrale nel deserto e rimanere un bel edificio nuovo, ma incompleto e inattivo, per fortuna il padiglione del “Vito Fazzi”, quello che viene chiamato DEA (dipartimento di emergenza e accettazione), si completerà.

E’ del 31 maggio infatti, la delibera dell’Asl leccese, con la quale i direttori amministrativo, generale e sanitario dell’asl, approvano l’accordo bonario con la ditta esecutrice dei lavori, l’associazione temporanea di imprese (ATI), con Consorzio Cooperative Costruzioni, capogruppo, che aveva chiesto all’asl un risarcimento danni di 57 milioni e mezzo, per le inadempienze da parte dello stesso responsabile dell’Asl (RUP – responsabile unico di procedimento), che non avrebbe messo l’ATI, nelle condizioni di continuare le opere e quindi di vederle pagate, perché erano necessarie da parte dell’allora RUP, ingegnere Pisanello, autorizzazioni che avrebbero poi permesso eseguibili i lavori da parte dell’ATI. Nel 2015 le autorizzazioni non vengono rilasciate, manca l’approvazione sul progetto esecutivo integrato che la ditta presentò nel novembre del 2014, manca l’approvazione sulla perizia suppletiva e di variante relativa alle fondazioni dell’edificio, presentata anche questa dall’impresa nel giugno 2014, come si legge nella delibera 1481 del 2015, con la quale, l’allora direttore generale, concesse una proroga di un anno, per finire i lavori rimasti bloccati.

Alla scadenza della proroga, le perizie e il progetto però risultano non autorizzate e la direzione generale dell’Asl, guidata all’epoca da Silvana Melli, revoca l’incarico all’ingegnere Pisanello, RUP del progetto relativo al DEA, proprio per mancata decisione tempestiva da parte sua, sulle opere da far realizzare per la risoluzione di criticità avanzate dall’impresa, la direzione generale dell’Asl decide così di sostituire il RUP con l’ingegnere Carmelo Negro. L’impresa nel frattempo, chiede i danni per i ritardi che l’hanno messa in difficoltà finanziaria, non percependo le somme per opere che avrebbe dovuto già realizzare ma che non riusciva a portare avanti. In questi giorni il DEA ha tremato, perché se le parti coinvolte, non avessero raggiunto l’accordo, l’ATI avrebbe interrotto tutto e Lecce probabilmente, non avrebbe mai avuto il nuovo padiglione del “Fazzi”.

Non é così, perché la commissione nominata ad hoc per discutere delle riserve (dei danni lamentati dall’ATI), composta dall’avocato Caiaffa rappresentante l’ATI, l’avvocato Spro per l’Asl e l’avvocato Notaristefano presidente della commissione, hanno trovato un accoro bonario, che la legge prevede in questi casi, quando cioé il danno supera del 10% l’importo del contratto firmato. La conclusione dei lavori della commissione, ha stabilito che all’ATI sono riconoscibili 6 milioni e 395 mila euro, individuando come causa principale dei danni, l’anomalo andamento dei lavori lamentato dalla stessa ATI. La somma, che graverà sul bilancio dell’Asl, verrà versata subito per il 50% , dando così ossigeno all’impresa e l’altra metà – si legge nella delibera del 31 maggio – verrà corrisposto in rate man mano che vengono completati i lavori, in questo modo, l’Asl vede garantita la conclusione delle opere previste.

Si sblocca così una vicenda annosa, un cantiere rimasto inerte per mancate approvazioni e lentezze, grazie anche al nuovo RUP Carmelo Negro che, insieme ai suoi collaboratori tecnico, ingegnere Massimo Marra e amministrativo dottoressa Anna Laura Casto, ha ammesso le riserve formulate dall’impresa, considerate quindi fondate, ponendo le basi per una proposta di accordo andata a buon fine, evitando un contenzioso dalle cifre che si aggirano intorno ai 60 milioni di euro. Ora l’Asl dovrà necessariamente tirare fuori dalla sue casse i quasi 7 milioni visto che si tratta di somme per le quali non sono ammesse richieste di finanziamenti, soldi pubblici però, che forse si poteva evitare di sborsare, chi ha beneficato però sono state alcune strutture private.

Roberta Grima
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