Ipertensione, arrivano le nuove linee guida

Ipertensione, arrivano le nuove linee guida

Non ci sono nuovi farmaci, ma c’é un nuovo metodo di somministrarli per combattere efficacemente l’ipertensione arteriosa. E’quanto emerso nell’ultimo congresso europeo della società scientifica di cardiologia, svoltosi a Monaco di Baviera. Il protocollo suggerisce di eseguire una terapia associata, ovvero con due principi attivi in un’unica pillola, in sostituzione di una cura graduale, quella tradizionale che prevede un primo farmaco e solo successivamente l’aggiunta del secondo, con l’effetto di una scarsa aderenza alla terapia da parte del paziente, che spesso mantiene le abitudini inziali. La situazione é più grave quando è il medico che per inerzia prescrittiva, non raccomanda l’aggiunta del secondo farmaco al suo paziente. Il risultato è che la maggior parte degli ipertesi che dovrebbe aggiungere il secondo farmaco, continua a mantenere soltanto il primo, con uno scarso controllo dell’ipertensione.

I rischi ci sono perché aumentano le possibilità di ictus, infarto, non solo, secondo gli esperti l’aggiunta di un secondo principio attivo in un’unica pillola significherebbe ridurre queste conseguenze, ma anche superare un’altra difficoltà: quella dell’aderenza terapeutica. I pazienti non seguono correttamente una terapia quando il numero dei medicinali aumenta, concentrare più principi attivi in una sola pillola, é un buon sistema per superare l’ostacolo. Le linee guida in questo senso, semplificano la terapia, migliorando la qualità della vita del paziente, ma soprattutto aumentando la percentuale degli ipertesi ben controllati. Oggi solo il 20% seguono bene la cura, mentre il restante 80% pur avendo buone possibilità di controllare la pressione arteriosa, non lo fa come dovrebbe.

Va ricordato che nel mondo sono oltre un miliardo le persone che soffrono di ipertensione, circa il 40% della popolazione adulta, il 60% degli ultrasessantacinquenni, inoltre riuscire a centrare l’obiettivo dell’aderenza terapeutica, significa evitare che l’ipertensione come è attualmente, sia la causa prima di morte precoce, di scompenso cardiaco, di fibrillazione atriale, di ictus o infarto.

I farmaci associati sono già sul mercato, come hanno fatto sapere nel convegno europeo, potrebbero essere somministrati anche in quei pazienti a basso rischio di complicanze, le persone cioè con ipertensione di tipo I, alle quali tradizionalmente si chiedeva di correggere il proprio stile di vita, senza però dare la terapia.
Secondo le linee guida, andrebbero trattati anche gli anziani con un’età compresa tra i 65 e gli 80 anni, con pressione superiore ai 140/90 mmHg. L’età non conta per somministrare la nuova terapia associativa, secondo le linee guida, anche chi ha più di 80 anni e non ha mai assunto farmaci contro l’ipertensione, dovrebbe seguire il trattamento così come quelle persone ultra ottantenni già in cura che dovrebbero continuare senza sospensione. Per chi ha poi un’ipertensione resistente, si raccomanda l’aggiunta di un diuretico.

L’obiettivo è quello di raggiungere il valore ottimale della pressione arteriosa che le nuove linee guida pongono a 120-129 mmHg per chi ha meno di 65 anni, 130-139 mmHg, per quelli al di sopra dei 65 anni, anche se vanno considerate le patologie che a quell’età possono presentare gli anziani. In nessun paziente la pressione sistolica va abbassata al di sotto dei 120 mmHg perché, secondo il protocollo, i danni potrebbero essere superiori ai benefici.

Resta sempre valido per tutti lo stile di vita sano: niente sale a tavola, niente fumo, divieto di alcool, fare attività fisica, mantenere il proprio peso forma e seguire una corretta alimentazione.
Per chi poi ha una pressiore arteriosa severa e poco controllata, gli esperti vietano tassativamente di esporsi ad alta quota.

Roberta Grima
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