Via i direttori delle Asl, se non riescono a garantire prestazioni mediche ai cittadini entro i tempi previsti. E’ questa la principale novità del nuovo piano nazionale delle liste di attesa, presentato ieri dal ministro Grillo alle Regioni. Altra novità, la riduzione del tempo massimo di attesa per le viste mediche programmate non urgenti che, da 180 giorni passano a 120, per il resto rimangono confermate le quattro categorie per differenziare le prenotazioni a seconda della gravità dei casi: urgente (entro 72 ore), breve (entro 10 giorni), differibile (entro 30 giorni le visite, entro 60 gli esami diagnostici), programmata (non oltre i 180 giorni).
La ministra Grillo ha fissato uno stanziamento di 350 milioni di euro per migliorare la sanità, partendo proprio dalla riduzione dei tempi di attesa, da CUP più digitali, molto spesso infatti con i CUP poco digitalizzati si creano i maggiori disagi per i cittadini, e per questo il Governo ha deciso di stanziare nuove risorse per migliorare le prenotazioni. Inoltre, per la prima volta si potranno consultare online tutte le liste d’attesa pubbliche e private.
Ci sarà poi la possibilità, per il cittadino, di rivolgersi in strutture private convenzionate per ottenere, in tempi certi, la prestazione che sarà a carico dell’Asl, quindi senza costi aggiuntivi per l’utente, se l’azienda sanitaria non dovesse essere in grado di assicurare la richiesta del cittadino nei tempi stabiliti.
Se per un ricovero o una visita o un accertamento, ospedali e Asl non rispetteranno i tempi massimi previsti per legge, ci si potrà rivolgere ai medici di libera professione o ai privati convenzionati, pagando quindi solo il ticket.
Se il piano nazionale delle liste di attesa, approvato ieri, ha trovato consenso da parte delle Regioni, ha suscitato però il malcontento da parte dei medici, per il possibile blocco dell’attività intramoenia. Secondo i rappresentanti sindacali CIMO e ANAAO infatti, proprio bloccando la libera professione il Governo non fa altro che aumentare il rischio di allungare i tempi di prenotazione. In realtà il blocco dell’intramoenia sarebbe previsto solo nel caso in cui l’attività privata del medico, superi quella pubblica – istituzionale.
I prossimi step saranno ora: l’acquisizione delle Regioni del piano nazionale entro i 60 giorni dalla sottoscrizione dell’accordo, quindi l’applicazione da parte dell’Asl entro 60 giorni dal recepimento delle Regioni, con l’obbligo di provvedere all’invio dello stesso piano aziendale alla Regione che provvederà al monitoraggio delle iniziative e degli interventi attuati. Le Asl poi avranno la possibilità di assicurare le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, per l’utenza esterna, attraverso l’apertura delle strutture anche nelle ore serali e durante il fine settimana, sia nell’ambito dell’attività istituzionale che attraverso le prestazioni extra aggiuntive.
In particolare sarà obbligatorio per le Asl garantire per le prestazioni ambulatoriali, l’uso sistematico:
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dell’indicazione di prima visita/prestazione diagnostica o degli accessi successivi;
del quesito diagnostico;
delle classi di priorità.
D’altra parte però, il cittadino può essere chiamato a pagare una sanzione, in caso di mancata disdetta della prenotazione appuntamentata.
Per tutti i ricoveri programmati invece, le Regioni prevedono l’uso sistematico delle Classi di priorità:
Classe A: Ricovero entro 30 giorni per i casi clinici che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti, o comunque da recare grave pregiudizio alla prognosi.
Classe B: Ricovero entro 60 giorni per i casi clinici che presentano intenso dolore, o gravi disfunzioni, o grave disabilità ma che non manifestano la tendenza ad aggravarsi rapidamente al punto di diventare emergenti né possono per l’attesa ricevere grave pregiudizio alla prognosi.
Classe C: Ricovero entro 180 giorni per i casi clinici che presentano minimo dolore, disfunzione o disabilità, e non manifestano tendenza ad aggravarsi né possono per l’attesa ricevere grave pregiudizio alla prognosi.
Classe D: Ricovero senza attesa massima definita per i casi clinici che non causano alcun dolore, disfunzione o disabilità. Questi casi devono comunque essere effettuati almeno entro 12 mesi.
Le Asl dovranno ricorrere all’utilizzo delle grandi apparecchiature di diagnostica per immagini per almeno l’80% della loro capacità produttiva, ciò significa che le risonanze, come le tac e i mammografi per esempio, non potranno rimanere sotto utilizzate, lavorando mezza giornata, perché magari non c’è il personale che li utilizza a pieno regime. Ove necessario, ciascuna Azienda dovrà provvedere alla definizione di eventuali fabbisogni di personale e di tecnologie; dovrà essere elaborato un piano dettagliato che evidenzi le motivazioni organizzative alla base dell’esigenza di incremento del personale, nonché un quadro dettagliato dell’effettivo tempo di disponibilità delle apparecchiature vetuste (tenendo conto dei tempi di fermo macchina per guasto/manutenzione) nonché dell’esigenza di sostituzione di quelle obsolete.
Sempre con l’obiettivo di ridurre i tempi di attesa, vi è l’obbligo di creare agende diversificate in base alla patologia o alla gravità e in funzione dei tempi necessari entro i quali ottenere una data prestazione medica, raggruppare quindi l’utenza per categorie omogenee, per organizzare meglio le risposte da dare nei tempi richiesti, tenendo conto anche del compito che le Asl hanno nella presa in carico dei pazienti cronici per i quali farsi carico di prenotare i vari esami e visite specialistiche