Fisioterapia in ritardo ai malati di ictus

Fisioterapia in ritardo ai malati di ictus

Un neurologo da un lato, un fisiatra dall’altra, in mezzo i pazienti con ischemia cerebrale che richiedono il trattamento di fisioterapia e che non ricevono tempestivamente, per incomprensioni da parte dei due professionisti e carenza di personale. Succede nella stroke unite di Lecce, dove l’assistenza fisioterapica arriva spesso in ritardo, come accaduto ad un’anziana signora ricoverata nella struttura neurologica per un’ischemia cerebrale il 27 giugno scorso, per ricevere il trattamento della fisioterapista, il 4 luglio, dopo sette giorni, quando oramai doveva essere dimessa. Le linee guida SPREAD, stabiliscono che in caso di ictus, la fisioterapia deve avvenire entro le 48 ore dall’evento ischemico, per evitare che danni cerebrali, si tramutino in invalidità permanenti.

A conferma di ciò anche un ordine di servizio dell’Asl del 24 dicembre del 2010. Non solo, la legge prevede che per attivare il trattamento fisioterapico, occorre una previa consulenza dello specialista fisiatra. A Lecce, c’è soltanto un medico per questo tipo di consulenza che si divide tra il “Fazzi”, l’oncologico e i turni nel polo riabilitativo di San Cesario, di conseguenza non sempre riesce a rispondere nei tempi previsti alle richieste dei reparti. Così è stato adottato in molte strutture ospedaliere come la chirurgia toracica, la cardiochirurgia, l’ortopedia, un protocollo di intesa, un vero e proprio accordo tra il fisiatra e i rispettivi primari, che hanno stabilito a monte i casi in cui occorre immediatamente attivare la fisioterapia, senza aspettare necessariamente la consulenza specialistica. In questo modo il paziente riceve nei tempi opportuni l’assistenza dovuta e in effetti così avviene nei reparti suddetti, non però nella stroke unite. Il fisiatra e il neurologo non riescono a sedersi insieme e trovare un accordo per stabilire come e quando attivare il trattamento, il risultato è che il paziente deve aspettare la consulenza del fisiatra che non riesce ad essere tempestiva. Accade così che le fisioterapiste, pur presenti nell’ospedale e pronte ad intervenire, non possono farlo senza il via del medico specialista, come da un ordine di servizio del 15 luglio scorso, che vieta alle professioniste ogni loro iniziativa senza autorizzazione medica.

Eppure sino a qualche anno fa, c’era un protocollo di intesa tra i due specialisti, che una volta cambiati, non hanno adottato il documento, rimanendo saldi alla legge che individua nel fisiatra lo specialista deputato a dire se e quando attivare il trattamento fisioterapico, d’altra parte però la stessa legge prevede che una stroke unite, per la fragilità dei pazienti che segue, dovrebbe avere un proprio logopedista tra e un proprio fisioterapista. A Brindisi è così, a Lecce, il primario di neurologia Giorgio Trianni, aspetta una risposta alla lettera di sollecitazione fatta alla direzione dell’Asl nel maggio scorso.

Roberta Grima
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