Resti attivo il punto nascita di Bisceglie. Chiusura decisa dalla Regione, non da Roma

Resti attivo il punto nascita di Bisceglie. Chiusura decisa dalla Regione, non da Roma

“ll Punto Nascita di Bisceglie non è mai stato a rischio di chiusura, come ha chiarito nei giorni scorsi il Ministero della Salute.” Lo riferisce la parlamentare del M5S Francesca Galizia, al termine dell’incontro avuto l’altro pomeriggio a Roma, a cui ha preso parte assieme alla Senatrice Bruna Piarulli.

Più di 500 parti l’anno, misura minima per mantenere un punto nascita
Il punto nascita dell’Ospedale “Vittorio Emanuele II” di Bisceglie ha presentato nel 2018 – continua Galizia – e negli anni precedenti, un volume di attività sempre superiore ai 500 parti l’anno, numero minimo perché possa restare aperto un servizio del genere. Si é così attestato nel 2018, a 639 nascite.” Pertanto non c’erano motivi che obbligavano il governo pugliese alla chiusura. Come avrebbe fatto intendere Emiliano nell’ultimo consiglio comunale monotematico sul punto nascita.”

Emiliano ha fatto intendere altro.
La decisione di chiudere il servizio ospedaliero a Bisceglie, sarebbe stata quindi esclusivamente una scelta della Regione. Emiliano però avrebbe riferito alla cittadinanza tutt’altro e anzi si sarebbe impegnato a chiedere a Roma, una deroga per mantenerlo attivo. Deroga che in realtà non serve – secondo la Galizia – alla luce di quanto le avrebbero riferito dal dicastero.

Dirottare i parti ad Andria e Barletta
“Il 21 settembre 2018 – avrebbero fatto sapere da Roma – il Dipartimento Salute della Regione Puglia, aveva presentato istanza di parere consultivo di deroga (a firma di Giancarlo Ruscitti), esclusivamente per i punti nascita di Scorrano, Gallipoli e Galatina. Tutti e tre infatti sarebbero risultati sotto-standard rispetto al volume minimo di 500 parti. Nella stessa richiesta – avrebbe ancora scritto il ministero – la Regione Puglia, aveva anche affermato che, ‘valutati i dati dei punti nascita della Asl BT, nonché la sussistenza dei requisiti previsti dall’Accordo Stato-Regioni in materia, si intendeva procedere alla disattivazione del punto nascita di Bisceglie. Ciò in considerazione della possibilità che le altre unità operative di Ostetricia e Ginecologia della Asl BT (Ospedali di Andria e Barletta), potevano farsi carico della quota di parti del predetto punto nascita’.

Chiusura di Bisceglie voluta da Bari e non da Roma
Infine, sempre da Roma avrebbero scritto che “la delibera di giunta della regione Puglia n.1195 del 2 luglio 2019, relativa al riordino della rete ospedaliera, in osservanza al Dm 70/2015, confermava la soppressione dei posti letto di Ostetricia-Ginecologia, nonché dell’intera Uoc dell’Ospedale di Bisceglie. Pertanto, la Regione Puglia avrebbe operato le sue scelte nell’ambito della sua autonomia amministrativo-gestionale, così come previsto dalle modifiche del Titolo V della Costituzione. Alla luce di quanto qui ricostruito, si conferma che il Ministero della Salute non ha mai richiesto la chiusura del punto nascita di Bisceglie”.

Tutelare mamme e bambini
“Ora Emiliano si attivi – scrive la deputata Galizia – per garantire gli standard di salute di mamme e bambini, nel frattempo, noi deputati grillini e la senatrice Piarulli del Movimento 5 Stelle, continueremo ad impegnarci nel seguire e monitorare la questione del piano sanitario. Stiamo, infatti, già presentando un’interrogazione parlamentare, perché si faccia chiarezza soprattutto su quali siano gli standard di salute garantiti o meno dall’Ospedale di Bisceglie”

Roberta Grima
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