Assegno di cura: 1° agosto riunione speciale a Bari

Assegno di cura: 1° agosto riunione speciale a Bari

Sarà convocata il 1° agosto la riunione a Bari, tra l’assessore al welfare Salvatore Ruggeri, le Asl e il direttore del dipartimento regionale della salute, Vito Montanaro. Ordine del giorno: gli assegni di cura. Si perché il problema di finanziare le quasi 6000 famiglie rimaste fuori dal sostegno economico assistenziale, resta ancora in piedi. Un problema dovuto alla carenza di fondi.

Una coperta troppo corta
Già all’epoca del compianto assessore al welfare Totò Negro, si parlava di una coperta troppo corta, che non riusciva a coprire tutta la platea che legittimamente chiedeva il supporto economico al governo pugliese. Tanto che da quest’anno, l’attuale governance ha suggerito agli interessati, di fare richiesta del reddito di dignità, per avere comunque un sostegno economico, seppure più basso dell’assegno di cura.

Pubblicare subito le graduatorie
Il nodo che però deve essere sciolto, è che chi fa domanda per il RED, non potrà poi ricevere anche l’assegno di cura, circa 1000 euro mensili. Quindi per fare questa scelta, la famiglia dell’assistito, deve sapere se é beneficiario o no dell’assegno di cura. Ad oggi questa informazione manca. Almeno in alcune asl come quella di Bari, che non ha ancora pubblicato la graduatoria dei destinatari degli assegni di cura. Che fare quindi?

Montanaro calma gli animi e al telefono ci chiarisce: non vi è alcuna scadenza immediata per fare la scelta tra RED e assegno di cura. Il 1° di agosto é la data in cui sapremo se in tutte le asl sono state pubblicate le graduatorie o meno. Qualche settimana fa – aggiunge il manager – ho chiarito alle famiglie che manifestavano qui a Bari, che presto lavoreremo per istituire un unico centro di valutazione regionale, per evitare in futuro ciò che purtroppo è già avvenuto: ovvero un diverso trattamento tra un asl e l’altra, a parità di patologia. Dubito però che possano esserci situazioni per cui a Brindisi per esempio vengono erogati i 1000 euro a chi ha un punteggio minimo di 55 punti e a Bari invece si eroga con un minimo di 70 punti, perché ci sono più richiedenti. Le somme sono state elargite alle asl in maniera proporzionale e ciò non dovrebbe accadere.

Va verificata la discriminante geografica
La disparità di punteggio minimo però sembra sia vera, sentendo alcune famiglie a confronto e provenienti da diverse asl. E’ comunque da verificare che questo aspetto. Certo è che se fosse così ci sarebbe una gravissima discriminante in base alla residenza geografica, alla quale occorre subito porre rimedio.

Serve una seria programmazione
A confermare quanto detto da Montanaro, l’assessore Ruggeri. I dubbi tuttavia restano: come si può aiutare queste famiglie dicendo di fare domanda per il REd, sapendo che il massimale é di 500 euro, che la platea non sarà composta solo dagli esclusi dall’assegno di cura, pur avendone diritto, circa 6000 persone, ma anche famiglie disagiate? “Alla fine – dice un papà – si tratta di una lotta per delle briciole, 200, 300 euro al massimo, considerato che il fondo conta 20 milioni per tutti i pugliesi in difficoltà.” Serve altro, serve mettersi a tavolino e pensare cos si può e si deve dare a queste famiglie, non solo in termini economici, ma intermini di servizi, pensare anche di organizzare meglio l’assistenza sanitaria sul territorio, a domicilio, con personale dedicato. Insomma serve una programmazione seria che mi sembra non ci sia mai stata.”

Un pò di normalità
Il problema è a monte, è dover lottare per trovare un pò di normalità, in quelle case dove spesso la normalità manca. Perché bisogna chiedere il favore per avere qualche ora in più di fisioterapia, la cortesia di avere un’assistenza specializzata a domicilio, come appunto fossero favori e non diritti. Lo sa bene il papà di Luca, lui come tanti papà e mamme che hanno riversato nell’assegno di cura una speranza. Quella di poter dare al proprio bambino, che purtroppo per una rara malattia genetica non cammina, non parla e si nutre artificialmente, la gioia delle piccole cose, i sogni che tutti i bambini di 8 – 9 anni hanno a quell’età: poter andare al mare, giocare, una bella vacanza, incontrare il proprio idolo. Servono mezzi, persone, presidi, per fare cose che sembrano banali, ma per molti non lo sono.

La sconfitta che non si può accettare
Ecco dietro le beghe burocratiche, dietro i cavilli e le graduatorie che non escono, su quegli elenchi che dovranno uscire, gli occhi di centinaia di genitori e parenti scorreranno i nomi, con tanta sofferenza alle spalle, tanta rabbia, ma ancora tanta speranza. Rabbia per un figlio inchiodato a letto troppo giovane, sofferenza per un fratello o una sorella che va assistita 24 ore al giorno con amore e non sempre si ha l’aiuto per poter anche lavorare. Non è solo la persona ammalata a soffrire, ma è tutta la famiglia che si ammala, si perde l’equilibrio, quell’equilibrio che può dare serenità con dei sostegni psicologici, economici, con dei servizi sanitari presenti quando e quanto servono.

Se poi si deve combattere e le battaglie che ogni giorno queste famiglie devono affrontare da anni, sono tante e vane, perdendo anche la serenità dietro i cavilli di una burocrazia e dietro le storture di un sostegno economico, mal gestito a loro dire e che non ha nulla di umano e caritatevole…. Ecco sono gli stessi famigliari che poi non hanno più voglia di lottare e questo una regione civile non può permetterselo.

Roberta Grima
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