Si riparte dai servizi essenziali. Così il neo ministro Boccia a Bari.

Si riparte dai servizi essenziali. Così il neo ministro Boccia a Bari.

Ripartire dai livelli essenziali di assistenza. E’ questo il punto di partenza da dove ricominciare a parlare di autonomie delle Regioni. Così il neo ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia intervenuto nella giornata conclusiva del Forum Mediterraneo in sanità, alla fiera del levante a Bari. Garantire i servizi sanitari essenziali, é la priorità dunque del nuovo governo e il tema sul quale Boccia vorrà discutere con tutti i presidenti delle Regioni, per illustrare l’idea che ha dell’autonomia differenziata.

Intervista Realizzata dall’emittente TRM (televisione radio mezzogiorno)

Prima una mappatura dei servizi e poi la ripartizione del fondo
Non parte dalle risorse economiche Boccia, perché prima vuole capire a che punto sono i LEA (livelli essenziali di assistenza), se sono tutti garantiti e cosa serve per assicurarli ai cittadini. Questa valutazione varrà per il sud come come per il nord Italia, dopodicchè si capirà come ripartire il fondo nazionale sanitario. “Solo se riusciamo ad allinearci agli standard – ha detto Boccia – potremo pensare di giocare la nostra partita anche in Europa.”

Ottimizzare il personale
A tal proposito, emblematico è stato l’intervento di Loreto Gesualdo, preside della Scuola di Medicina Universitaria di Bari. “Ben vengano – ha detto – i nuovi modelli assistenziali, ma siamo veramente pronti a fare sistema e riorganizzarli per davvero? Si parala tanto di carenza di personale – ha continuato – senza però considerare che sforniamo 10.000 studenti laureati in medicina, che però rimangono a spasso per almeno 12 mesi, con aggravi per l’economia sanitaria. Non solo: abbiamo il più alto numero di medici in Europa, 2.700 nefrologi per esempio, 52 per milione di abitanti, contro il Regno Unito che ne conta 9 per milione di abitanti, ma a fronte di un numero adeguato di infermieri, che invece in Italia mancano.”

Aggiornare alla realtà le piante organiche
Se però – come é stato detto – si vuol cambiare sistema, aprendo un dialogo tra medici e infermieri, per una maggiore collaborazione, forse si dovrà partire proprio dalle unità infermieristiche, che non è detto siano da arruolare ex novo, ma da riorganizzare, facendo uscire per esempio dagli uffici amministrativi infermieri, oppure trasformando i loro contratti in rapporti amministrativi, cambiando la loro posizione, rispetto a quello che realmente sono le loro funzioni. Oggi risulta infatti infermiere, anche chi sta dietro una scrivania a discapito delle piante organiche, che andrebbero quindi aggiornate alla realtà.

Più infermieri sul territorio, potrebbe consentire l’attivazione di servizi ambulatoriali che non richiedono il ricovero e sgombrare gli ospedali, da tutte quelle attività che potrebbero svolgere anche gli infermieri. Serve un tavolo di confronto però come sottolineato più volte da Saverio Andreula, presidente dell’Ordine Professioni Infermieristiche. “Credo ha dichiarato – che adesso i tempi siano maturi, anche in considerazione delle risposte che bisogna dare ai cittadini”

Per Nicola Calabrese, vicepresidente Nazionale FIMMG, la collaborazione fra medici e infermieri, é fondamentale e “la Regione Puglia – ha aggiunto il vicepresidente – penso stia lavorando bene in questa direzione, con il modello CARE 3.0. Attenzione però – avverte Calabrese – a non parlare di modelli, senza capire il vero significato. Il CARE 3.0, è un modello a rete che coinvolge e regola tutte le componenti professionali in base alle proprie competenze. Insomma, dice chi fa e cosa, in modo da ottimizzare risorse umane, loro competenze e risorse economiche.”

Roberta Grima
ADMINISTRATOR
PROFILE

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *