Chiusa la vertenza dell’integrazione scolastica.

Chiusa la vertenza dell’integrazione scolastica.

Chiusa la trattative decennale si può dire, degli operatori che assistono i ragazzi disabili nelle scuole salentine. E’ di ieri mattina il tavolo di discussione, tra la delegazione trattante e i vertici asl, che riconosceranno a partire dal prossimo mese, un contratto ai lavoratori, in una categoria più consona, rispetto alle funzioni da loro svolte.

Stipendiati come pulitori, assistevano irregolarmente i bambini disabili nelle scuole
Sino ad oggi infatti, il personale che si prendeva cura dei bambini disabili, era contrattualizzato erroneamente come ausiliario, ovvero come addetto alla pulizia degli ambienti e quindi non poteva prendersi cura dei ragazzi. Un errore burocratico commesso trant’anni fa che anche da un punto di vista giuridico, non ha mai dato una copertura legale e/o assicurativa ai dipendenti, che hanno sempre lavorato nell’irregolarità. Da tempo è stata condotta una lunga ed estenuante battaglia perché il contratto inizialmente errato al momento della stabilizzazione del personale, fosse corretto, nel frattempo per anni i lavoratori hanno comunque garantito l’assistenza ai ragazzi, rischiando in prima persona. L’asl per un decennio ha pagato personale come pulitore, sapendo che eseguiva mansioni superiori.

Scuole senza assistenza ai bambini
Negli ultimi due anni i lavoratori stufi di essere sottopagati rispetto al lavoro che realmente svolgevano, di non aver alcuna protezione legale, hanno più volte protestato davanti alla direzione dell’asl leccese e anche all’assessorato regionale della sanità, con il risultato di un ordine di servizio del loro superiore, che intimava di svolgere le mansioni previste da contratto. Ciò detto, le scuole si sono viste costrette a chiamare i genitori dal posto di lavoro, perché intervenissero nell’assistenza a scuola del proprio figlio, visto che gli operatori non potevano più garantire il servizio.

Tre anni di arretrati ai ricorrenti due agli altri
Dopo il tavolo di ieri, si é posto fine a questa vertenza che danneggiava lavoratori, ma soprattutto bambini e ragazzi. L’asl si è impegnata a passare tutto il personale dalla categoria A alla categoria B1, più consona alle funzioni di assistenza alle persone. Per i 30 che avevano fatto nel frattempo ricorso al tribunale amministrativo, spetterà un indennizzo di 8.100 euro riconoscendo cinque anni di arretrati e le spese legali, come previsto dalla sentenza. 1800 euro invece, andranno a tutti gli altri che non hanno fatto ricorso al tribunale, con due anni di arretrati.

I sindacati: UIL
Soddisfatti i rappresentanti sindacali: Dario Cagnazzo della UIL, nonostante si sia battuto sino all’ultimo per la categoria BS, quella propria di operatore socio sanitario, addetta all’assistenza della persona, che andava riconosciuta al personale. “Un risultato che non si é raggiunto – ha detto Cagnazzo, che ha seguito la vertenza sin dall’inizio – ma abbiamo comunque ottenuto la categoria B1, superiore all’ausiliariato.”

CGIL
Avremmo potuto chiudere la vertenza già l’anno scorso – ha ricordato Floriano Polimeno della CGIL – davanti a Caroli, direttore del tavolo SEPAC, non é stato possibile perché si puntava troppo alto.” Già il mese scorso, Polimeno aveva sottolineato come l’inquadramento in B1 poteva rappresentare un vantaggio economico anche per i lavoratori, tenuto conto che la categoria superiore BS é di livello base, con uno stipendio inferiore rispetto alla categoria B2, alla quale i lavoratori inquadrati in B1 potranno facilmente arrivare, grazie anche al finanziamento di 500 mila euro messo a disposizione della Regione Puglia.”

FSI – USAE
Un vertenza che da un lato ci vede vincitori per aver ottenuto quanto proposto: i cinque anni di arretrati giuridici per i ricorrenti, che, pur avendo una somma di 8.500 euro, corrispondenti a tre anni di arretrati, potranno vantare giuridicamente cinque anni di anzianità di servizio che verrà loro riconosciuta e questo ai fini di un’eventuale progressione verticale o orizzontale del loro contratto. Lo stesso dicasi per i lavoratori non ricorrenti che potranno vantare due anni di arretrati giuridici.
L’unico boccone amaro – aggiunge Perrone – riguarda le spese legali, perché una decina di lavoratori che percepiranno gli 8.500 euro per aver fatto ricorso, dovranno lasciare 2.500 euro all’asl, che pagherà il loro avvocato, che avrebbe già effettuato un pignoramento all’azienda sanitaria. Diversamente dagli altri colleghi ricorrerti anche loro, che si vedranno in tasca quasi tutto l’importo, lasciando una quota inferiore al loro legale.

Roberta Grima
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