Blitz della finanza nell’ingegneria clinica dell’asl leccese

Blitz della finanza nell’ingegneria clinica dell’asl leccese

Blitz della guardia di finanza negli uffici dell’azienda sanitaria di Lecce. Due giorni fa i militari delle fiamme gialle, hanno effettuato un sopralluogo presso l’ufficio del direttore amministrativo dell’asl, Antonio Pastore.

A spingere i finanziari in via Miglietta, l’inchiesta della procura di Lecce relativa al servizio di manutenzione delle apparecchiature sanitarie. I finanziari hanno chiesto le fatture al direttore Pastore, che l’asl avrebbe pagato alla ditta RE.VI srl, l’impresa di Surbo addetta al servizio di manutenzione e che lavorerebbe da quasi dieci anni, senza aver vinto la gara per l’affidamento del servizio, ma con una proroga di un appalto aggiudicatosi nel 2008 e scaduto nel 2011.

Sarebbe da chiarire come l’azienda sanitaria abbia pagato fatture all’impresa senza un regolare contratto, ma con proroghe che vanno avanti di anno in anno. Il direttore amministrativo Antonio Pastore, ha indirizzato i finanziari all’ingegnere Massimo Marra, responsabile dell’ingegneria clinica, il settore che si occupa proprio delle apparecchiature medicali presenti in tutti gli ospedali e distretti dell’asl.

La guardia di finanza ha quindi acquisito fatture e materiale utile all’indagine, dopodicchè ha stilato un verbale.

Sulla vicenda va ricordato che Sanità Salento aveva scritto più volte da diverso tempo. L’azienda sanitaria leccese nel lontano 2008, aveva aggiudicato la gara per l’appalto della manutenzione degli elettromedicali all’ATI (associazione temporanea di imprese) RE.VI di Surbo srl dell’imprenditore leccese Vittorio Marra e TEA srl, ma solo per il territorio sud, quella che all’epoca risultava identificata come asl Lecce 2. Il servizio affidato con delibera n°36 del 14/01/2008, venne quindi vinto per un importo annuo di 1.230.000 + IVA, per gli ospedali di Scorrano, Gallipoli, Casarano, Gagliano del Capo, Maglie e Poggiardo. La durata del contratto era di tre anni sino al 28/02/2011, per un compenso di 3.690.000 euro + IVA, che l’asl avrebbe versato prelevando dal bilancio aziendale. A firmare la delibera erano all’epoca i direttori dell’asl: Vincenzo Valente come amministrativo, Franco Sanapo come sanitario e Rodolfo Rollo in qualità di commissario straordinario, attuale direttore generale della stessa asl.

Proroghe su proroghe
Per anni la ditta Re.VI ha continuato a lavorare per l’asl, percependo il dovuto, senza una regolare gara di nuova aggiudicazione. La proroga di un contratto scaduto, può essere applicata da una pubblica amministrazione, ma nelle more di espletare un nuovo bando di gara per un neo appalto, cosa che i finanziari stanno accertando.

Il servizio anche lì dove non era previsto nel contratto
Non solo, ma l’impresa che avrebbe il servizio di manutenzione per il territorio a sud, ha svolto negli anni l’attività anche nell’area nord dell’asl, quella che prima era denominata come Lecce 1. Potrebbe essere un’altra irregolarità, visto che il contratto prorogato era riferito ad un differente territorio. Forse l’azienda sanitaria avrebbe potuto bandire una nuova gara unica per tutta l’asl, tanto più che nel frattempo si era unificata.

Doppi passaggi potrebbero far aumentare i costi e i disagi
Invece sono stati mantenuti due sistemi differenti per assicurare la manutenzione degli elettromedicali: quello affidato alla RE.VI e quello svolto dalle ditte produttrici le apparecchiature, proprio come accade nell’area nord. Salvo poi far intervenire la RE.VI anche in un territorio non di sua competenza. Accade infatti che in caso di guasti nelle apparecchiature, intervengano i tecnici della RE.VI allertati dal personale di reparto. I lavoratori RE.VI poi, quando il guasto é complesso e riguarda sopratutto le grandi macchine, contattano i colleghi delle aziende produttrici. I tempi si allungano e le spese probabilmente lievitano con questi doppi interventi. Quanto costa questa organizzazione all’asl? Ovvero a noi cittadini’? E’ corretta la procedura? Sarebbe da chiarire anche questo. Sopratutto perché con tempi lunghi, prima che una strumentazione venga riparata, i cittadini ne pagano le conseguenze.

Una vicenda denunciata già dalla commissione anticorruzione
C’é da dire che sul caso era intervenuta la commissione esterna anticorruzione dell’asl salentina nel 2017. La stessa nominata a titolo gratuito dall’allora direttrice Silvana Melli. Il gruppo di professionisti, aveva presentato delle denunce proprio per segnalare non poche anomalie e illegittimità. Il fascicolo approdò alla guardia di finanza, poi in procura, dopodicché non si seppe più nulla per un paio di anni. Vennero messi al corrente anche diversi esponenti politici, ma nessuno é mai intervenuto, eccetto la consigliera regionale del movimento 5 stelle Antonella Laricchia.

Il suo intervento si é concluso con un esposto in procura e alla Corte dei Conti, per possibile danno erariale. La consigliera aveva dapprima scritto all’azienda sanitaria leccese per chiedere contezza, visto anche i precedenti che avevano coinvolto la stessa RE.VI, in un’inchiesta giudiziaria per appalti truccati nel lontano 2013, quando svolgeva lo stesso servizio di manutenzione delle apparecchiature nell’asl di Brindisi, all’epoca guidata da Rodolfo Rollo.

Dubbi sulle assunzioni fatte da RE.VI
La consigliera oltre a chiedere all’asl i provvedimenti adottati per l’affidamento del servizio alla RE.VI, aveva chiesto anche se ci fosse stata un’estensione dell’attività nell’area nord, se le eventuali proroghe fossero legittime e se il canone annuo che l’asl pagava nel periodo contrattualizzato (2008 – 2011), pari a 1.230mila euro + IVA, fosse o no rimasto invariato o se invece fosse aumentato. Il canone stabilito nel contratto iniziale, prevedeva infatti l’assunzione da parte della RE.VI, di sei lavoratori: cinque tecnici e uno amministrativo e nel tempo invece sono arrivati nuovi dipendenti che ad oggi lavorano presso ambienti asl, arrivando quasi al doppio del personale previsto inizialmente. Il dubbio da sciogliere é se le assunzioni fossero legittime, se venissero dettate da un legame tra la ditta, l’asl e parentele oppure no.

La risposta dell’asl
Dall’azienda sanitaria arrivò la risposta proprio da parte del responsabile dell’ingegneria clinica Massimo Marra. Il professionista chiarì subito che l’importo era sempre lo stesso, che i lavoratori della RE.VI lavoravano in ambienti asl come da contratto, per cui la ditta non avrebbe pagato alcun canone di affitto all’azienda sanitaria.
Nell’atto deliberativo dell’asl, di proroga del contratto firmato il 7 giugno 2012 però, é scritto che l’importo viene rideterminato in base alle apparecchiature nuove acquistate o dismesse. L’aumento di personale dell’ATI RE.VI/TEA operante negli uffici asl, farebbe pensare ad un aumento del lavoro e dunque del compenso, ma questo é un aspetto che la finanza dovrà probabilmente verificare.

Nella sua relazione poi, l’ingegnere Marra aggiunse anche che, sebbene il servizio di manutenzione fosse prorogato solo per l’area sud, non mancavano casi in cui dai reparti dei nosocomi appartenenti alla ex asl 1 si chiamava (e si chiama ancora) la RE.VI per riparare alcuni guasti.

Dubbi da chiarire sule proroghe di un contratto scaduto
Alcuni dubbi restano tuttavia, perché non si comprende come siano stati pagati questi interventi dall’asl nell’area nord, se il servizio da contratto sarebbe riferito all’area sud. Anche su questo farà luce la finanza che ancor prima dovrà capire se la/le proroghe del contratto scaduto tra RE.VI e asl, siano legittime oppure no.

Per ANAC la proroga é transitoria e limitata nel tempo
Stando alle direttive ANAC (autorità nazionale anticorruzione), la proroga di un contratto nelle pubbliche amministrazioni, di fatto rappresenta una forma di transazione tra il vecchio rapporto di lavoro scaduto e la nuova gara da espletare ancora. Diversamente, la proroga ad oltranza negli anni, potrebbe rappresentare come si legge nella documentazione ANAC, un vero e proprio ammortizzatore pluriennale di palesi inefficienze di gestione, nel processo per l’affidamento del servizio al nuovo aggiudicatario.
E visto che si tratta di denaro pubblico, l’ANAC ricorda come le proroghe tenute a oltranza, possono assumere profili di illegittimità e danno erariale, quando le amministrazioni non dimostrino di aver attivato tutti gli strumenti necessari, ad evitare il divieto di proroga del contratto in corso e le eventuali distorsioni di mercato. Proprio su questo dovrà far luce eventualmente la magistratura.

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Roberta Grima
ADMINISTRATOR
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