Gallipoli come Copertino. Due casi sospetti e uno accertato. Tutti e tre dipendenti dell’ospedale. Rischia di diventare così anche Gallipoli focolaio salentino del corona virus. Nella giornata di oggi infatti, è emerso il risultato positivo al COVID-19 del tampone effettuato ad un infermiere della medicina. Questo era in verità a casa già da dieci giorni per malattia, accusando febbre, stanchezza, e tutti i sintomi simil influenzali. Un altra infermiera dello stesso reparto è a casa con la febbre, così anche un operatore socio sanitario (OSS). Ora si tratta di capire come agire, visto che sino alle 19 di questa sera, il reparto era aperto.
Medici, infermieri, oss, sono adesso allarmati per il rischio contagio e l’assenza di informazioni su quello che intende fare la direzione sanitaria del presidio, alza la tensione.
L’appello della FIALS: non bastano 14 gionri di quarantena
“Intervenire immediatamente – avverte Michele Barba della FIALS – Il numero di giorni trascorsi dal momento in cui il dipendente ammalato è a casa, sono 10, non vorrei – ha detto Barba – che con altri quattro giorni senza nessun’altra segnalazione, si pensasse di uscire dal pericolo contagio, perchè esaurito il tempo di quarantena dei 14 giorni. In realtà la situazione é molto più preoccupante – avverte il sindacalista – perché il virus può essere circolato eccome, tra medici, infermieri, pazienti, oss, personale di SanitàService.”
Compromessa anche la pneumologia
Serve – secondo il sindacalista – sanificare immediatamente gli ambienti della medicina e sottoporre tutto il personale che ruota intorno al reparto, al tampone, compreso il personale di pneumologia che è a stretto contatto con la medicina per seguire pazienti extralocati.
Una miriade di possibili contagiati. la FIALS:”Non tergiversiamo”
“È urgentissimo – scrive Barba, insieme al segretario generale della FIALS Vincenzo Gentile, in una nota indirizzata al sindaco di Gallipoli, ai vertici della direzione dell’asl e al prefetto di Lecce – che non si tergiversi o rischieremo di fare lo stesso cattivo percorso già sperimentato a Copertino – dice ancora Barba – La quarantena che, pare, sia stata disposta per i dipendenti che lavorano nello stesso turno del dipendente contagiato, non appare affatto sufficiente a garantire la messa in sicurezza di tutti i lavoratori e dei pazienti. Il ciclo del turno di servizio, porta i dipendenti a venire in contatto con una molteplicità di soggetti: i pazienti in primis, il personale medico, il personale ausiliario di Sanitaservice, il personale in servizio.
“Inoltre, la notevole quantità di pazienti affetti da malattie respiratorie, che dovrebbero essere destinati al ricovero in pneumologia, costringe all’extra locazione degli stessi, in altri reparti, sopratutto in quello di medicina. Per tale motivo i medici di pneumologia, frequentano quotidianamente, i reparti proprio come quello della medicina, per visitare i pazienti di loro pertinenza.
Il quadro della situazione – conclude Michele Barba – ci porta ad essere in estremo allarme e ci spinge a chiedere, alle autorità competenti, decisioni importanti e tempestive per limitare il diffondersi del contagio.”
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