Due oss della cardiologia del “Vito Fazzi” sono risultati positivi al Covid-19, così un medico, un infermiere e un altro operatore socio sanitario in servizio nel Dea (dipartimento di emergenza e assistenza), avrebbero contratto il virus. Oltre agli operatori sanitari, c’è anche un paziente ricoverato nella medicina 1, anche lui contagiato. Sono queste le notizie risalenti a un paio di giorni fa, che arrivano dall’ospedale leccese dove, nonostante ci sia un ospedale Covid (il Dea), il virus é entrato prepotentemente creando dei veri e propri focolai, tanto da far chiudere più reparti: sono infatti ancora chiuse la pneumologia, la medicina 2 e la medicina 3.
Una situazione quella del “Vito Fazzi”, che stride con la notizia del calo di contagi nel Salento. Se è vero che la provincia di Lecce é tra quelle più sane, è altrettanto vero che nel nosocomio leccese, gli operatori continuano a contagiarsi.
Da tempo segnaliamo situazioni rischiose che rendono il “Fazzi” focolaio del Covid-19
Sono diverse settimane che segnaliamo alcune situazioni rischiose nell’ospedale leccese, riportateci da chi lavora all’interno.
Non sempre e non in tutti i reparti sono stati ripetuti i tamponi ai pazienti, dopo il primo effettuato al pronto soccorso, emerso evidentemente negativo per consentire il ricovero. Si sa oramai che un solo tampone non basta per riscontrare l’eventuale positività, ma come abbiamo riportato, nella pneumologia oggi chiusa, è accaduto che un uomo sia risultato positvo al secondo tampone fatto quando il chirurgo prima dell’intervento, l’ha chiesto come cosa necessaria, diversi giorni dopo il primo test fatto al momento del ricovero. Una situazione forse rischiosa perchè significa avere una persona ricoverata e non controllarla facendo affidamento al test di ingresso.
Gli operatori sanitari asintomatici, possibili veicoli del virus che hanno continuato a lavorare
Così non tutti i reparti contaminati sono stati sanificati se non parzialmente, ovvero nelle stanze del degente contagiato, mentre tutto il resto ha continuato a funzionare con personale in servizio perchè asintomatico. In questo caso il rischio è che restino contamianti ambienti dove il virus si sarebbe potuto depositare attraverso il contatto di persone che vi lavorano. Poi c’è stato sino a pochi gionri fa il problema degli asintomatici. Diverse volte operatori sanitari hanno lavorato in attesa di avere il risultato del tampone, come una mina vagante c’è stato chi ha prestato servizio lì dove poco prima era stata assistita una persona positiva. Operatori quindi come potenziali veicoli del virus, cosa che era accaduta anche nella medicina di Gallipoli, costretta a chiudere anche questa. C’è pure chi ha dovuto insistere per avere il tampone, perchè in stretto contatto con un paziente positivo.
Si lavora senza le protezioni adeguate
Da tempo poi riportiamo la tante lamentale dei dipendenti del “Vito Fazzi” sulla carenza di dispositivi di protezione e sulla non idoneità rispetto all’effettivo lavoro svolto. Ci sono reparti come il pronto soccorso dove si è lavorato con mascherine senza filtro, con guanti con il contagocce, ci sono operatori che indossano buste di spazzatura al posto di calzari e personale della medicina, dove sono arrivati pazienti Covid dalla RSA “La Fontanella”, sprovvisto degli adeguati dipositivi.
Abbiamo anche segnalato il problema dei percorsi. Nel pronto soccorso del “Vito Fazzi”, che ha avuto precedentemente metà personale in quarantena, c’era chi lamentava il fatto di dover lavorare con colleghi che prima avevano prestato servizio nell’ospedale Covid o nella RSA di Soleto, aumentando il rischio di contagio. “Sarebbe stato saggio forse -dice un medico – tenere distinti gli ambienti Covid da quelli puliti, il personale dedicato al Corona virus, da quello invece dedicato al lavoro routinario.”
L’ascensore Covid per ogni uso
Così come sarebbe stato saggio provvedere da subito a garantire i percosi sporco – pulito che nel “Vito Fazzi” purtroppo non sono del tutto assicurati. L’ascensore destinato al Covid è utilizzato anche per altri impieghi: trasporto rifiuti ospedalieri, trasporto biancheria, carrelli del vitto, semplice utenza, in quell’ascensore numero 4 come in quello degli infettivi, entra ed esce di tutto.
Rollo assicura che i DPI ci sono e di segnalare eventuali mancanze
Sono stati diversi gli articoli in tal senso, c’è rabbia in corsia, soprattutto da parte di chi ha un contatto più stretto con gli ammalati e sa che non ha a sufficienza i dispositivi di protezione. Eppure come confermato dallo stesso direttore generale dell’asl Rodolfo Rollo, nel corso di una riunione con i rappresentanti sindacali, il materiale di protezione é stato acquistato. Se dovesse accadere che qualcuno non lo riceve – pare abbia detto ai sindacati Rollo – lo segnali e interverrò io personalmente.
Si ricovera tra Scorrano e Casarano perchè al “Fazzi” sono chiusi tre reparti
Attualmente nel Dea ci sarebbero una trentina di persone, gli ultimi pazienti della cardiologia e medicina 1 restano nel “Fazzi” perchè probabilemtne l’ospedale Covid, non ha più posti. Sappiamo che in tutto cis arebbero 40 posti tra terapia intensiva e sub intensiva. Sappimao anche che domani con ogni probabilità dovrebbe aprire la pneumologia del “Fazzi”, direttamente nell’ospedale Covid, dando sollievo al pronto soccorso che da quindici giorni non riesce più a ricoveare nessuno con tre reparti chiusi: medicina 2, medicina 3 e pneumologia. Nelle ultime ore infatti, i ricoveri di pazienti con malattie respiratorie sono finiti tra Scorrano e Casarano, ospedali puliti sin dall’inizio che si spera restino tali.
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