San Cesario polo Covid, un’idea che non piace ai confederali

San Cesario polo Covid, un’idea che non piace ai confederali

Una scelta incomprensibile quella dell’asl leccese di trasformare l’ospedale di San Cesario in presidio Covid, trasferendo definitivamente il servizio riabilitativo del presidio ospedaliero, a Galatina. Qui infatti c’é una lunga storia, formazione e cultura delle malattie infettive che farebbero pensare ad un centro Covid, perchè vi sono già alcuni servizi utili che tutt’al più andrebbero potenziati in caso di nuova ondata del virus, senza crearli ex novo come invece andrebbe fatto a San Cesario con, molto probabilmente, maggiore dispendio di risorse economiche.

50 milioni alla Puglia per il Covid
Ma forse proprio le risorse economiche non sono un problema per l’asl, che avrà da spendere fondi ad hoc per un centro dedicato al Corona virus, soldi che arriveranno dal ministero della salute, alla Regione Puglia. Poco più di 50 milioni, se escludiamo i fondi dedicati al personale tra incentivi e nuove assunzioni.

Cinquanta milioni che la Puglia dovrà investire, purché oculatamente dicono i rappresentanti sindacali di CISL, CGIL e UIL. I sindacalisti, rispettivamente nelle persone di Fabio Orsini, Floriano Polimeno e Antonio Tarantino, in un comunicato congiunto denunciano la scelta dell’asl, seppure ancora in forma ipotetica, di fare di San Cesario un centro Covid, a discapito di Galatina.

Galatina già pronto per essere polo Covid
L’ospedale “Santa Caterina Novella” – scrivono gli esponenti confederali – é dotato non soltanto di un reparto di malattie infettive con area di isolamento a pressione negativa, ma vanta anche un laboratorio di biologia molecolare. Ignorare queste potenzialità che invece andrebbero tenute in seria considerazione nel programmare la rete ospedaliera, significa adottare una scelta che penalizzerebbe entrambi gli ospedali.

San Cesario completerebbe un percorso già avviato
“San Cesario diventerebbe una sorta di ospedale “ghetto”, come ha asserito anche il consigliere regionale Paolo Pellegrino. Il capogruppo di Italia comune sottolinea che la direzione dell’asl dovrebbe ragionare meglio sul tema, perchè si rischia di mortificare entrambi gli ospedali. San Cesario, perderebbe la sua funzione all’interno di un percorso diagnostico e terapeutico, che vede Oncologico, Dea, “Fazzi” di Lecce e a conclusione, quando necessaria, la riabilitazione di San cesario che andrebbe piuttosto potenziata, anzicchè eliminata. Così si darebbe un filo logico a tutta l’organizzazione assitenziale, costrunendo un percorso di cure completo in un unico presido, quello di Lecce, anche se su diversi edifici.”

Galatina resterebbe comunque ospedale per acuti – nella visione di Pellegrino – per continuare a garantire quei servizi essenziali, perchè la malattia non va in vacanza e si eviterebbe di sospendere la normale attività come é successo nei mesi precedenti in piena emergenza, che comunque sarebbe affrontata in parallelo, qualora dovesse ripresentarsi una nuova ondata del virus, grazie ad un potenziamento dell’infettivologia già presente.

San Cesario andrebbe ridisegnato ex novo
Sulla stessa linea di Pellegrino i sindacalisti che ricordano come nel “Santa Caterina Novella” si tratta di potenziare una struttura che ha già i presupposti per essere ospedale Covid, a San Cesario invece si dovrà smantellare tutto e costruire un centro dotato di 120 posti letto con terapia intensiva, il che significa ristrutturare l’intero ospedale, spendendo una quota di quei 50 milioni destianti alla Puglia.

I sindacati chiedono un incontro urgente
Non vorremmo – ha dichiarato Floriano Polimeno segretario provinciale della CGIL – che l’asl seguisse solo la logica dello spendere risorse senza un criterio che vorremmo eventualmente conoscere, confrontandoci con l’azienda sanitaria ed eventualmente la Regione. Per questo CGIL, CISL e UIL chiedono un incontro urgente sul tema, alla luce delle linee di indirizzo organizzative per il potenziamento della rete ospedaliera per emergenza Covid-19, emanate dal ministero della salute.

Intanto come già scritto nell’articolo del 2 giugno su SanitàSalento, l’asl ha deliberato con l’atto n° 557 del 29 maggio il progetto Covid-19, progetto da realizzare con il dipartimento di scienze, tecnologia e biologia ambientale (DiSTeBA) dell’università del Salento, che prevede una ricerca di raccolta dati e null’altro si legge nella delibera. Nel comunicato stampa dell’ateneo invece si rende nota la decisione di intraprendere con l’asl di Lecce un progetto per la realizzazione di un centro Covid.

Roberta Grima
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