Mentre mercoledì 10 Giugno, al nosocomio di Copertino si festeggiava l’inaugurazione della postazione 118, arrivava a pochi metri un codice rosso nel pronto soccorso, dove erano di turno un medico, un infermiere e un OSS. Dopo un 28 ore di attesa per una consulenza oncologica e un posto in medicina, l’uomo ha perso la vita. Un decesso che ha fatto scatenare la rabbia della sindaca Sandrina Schito che sulla sua pagina facebook ha scritto un post lamentando la grave criticità del presidio.
“L’ospedale può curare in sicurezza o no?” Si chiede la prima cittadina. “Ha i medici, gli infermieri a sufficienza si o no? ” In effetti i dubbi della sindaca fanno da coro a chi parla dell’apertura del nosocomio come pura strategia politica, senza una seria programmazione. I cobas come la fials in particolare, hanno lamentato una mala gestione e organizzazione sanitaria dell’ospedale, che di fatto non garantirebbe la normale attività ospedaliera, tanto da chiedere persino la testa del direttore di presidio Cosimo Longo.
Ed é proprio Longo a fare chiarezza. Il direttore proprio mentre si inaugurava la postazione 118 mercoledì mattina, ci ha fatto fare un giro di perlustrazione attorno all’ospedale, partendo proprio dal pronto soccorso. Qui effettivamente c’era un medico soltanto, con il codice rosso appena arrivato. “Ci servono uomini – ha detto Longo – almeno quattro medici, cinque infermieri per coprire regolarmente i turni.”
Stesso problema anche nel centro trasfusionale, fiore all’occhiello del presidio ospedaliero. Una struttura nuova, costruita pochi annifa secondo i nuovi parametri per l’accreditamento regionale. Il centro é chiuso da mesi, non ha mai più riaperto perché chi lavorava é stato dislocato altrove negli altri centri del territorio asl. “Aspettiamo di sapere dal direttore del dipartimento dottor Nicola Di Rienzo – quando e se, potranno ritornare gli operatori a Copertino. Il problema però è serio – ha detto Longo – perchè attualmente quando servono sacche si sangue deve partire un’ambulanza a ritirarle a Galatina o Lecce. L’altra sera l’operatore bussava alla porta di Galatina, non aprivano forse perché impegnati in quel momento e qualcuno a Copertino aspettava con urgenza quella sacca. Non si può lavorare così, anche perché i reparti hanno ripreso a funzionare, come prima.”
A fargli da coro anche la sindaca che lamenta come per le sacche di sangue si arriva ad attendere anche 13 ore con il rischio di fatto non mettere nelle condizioni i medici di lavorare. “Questo – dice la sindaca non può essere un ospedale.”
La chirurgia in particolare, funziona con il personale presente, come ha riferito qualche giorno fa il primario De Giorgi. “Fanno cinque interventi al giorno – ha aggiunto Longo – anche l’ortopedia ha cominciato ad operare con l’arrivo del dottor Rollo dal “Vito Fazzi”. Quanto alla T.I.P.O è aperta con personale di anestesisti e rianimatori.”
Il problema é nella geriatria attualmente unita alla medicina perché non ci sono nè infermieri nè medici, eccetto un geriatra, mentre il primario è andato a ricoprire il suo ruolo presso un altro presidio.
C’é poi la questione dell’accreditamento per alcuni servizi che pur avendo personale, non possono aprire. E’ il caso della terapia del dolore molto richiesto dall’utenza. “Stiamo aspettando di conoscere l’idoneità dei locali – ha detto Longo – Con i nuovi regolamenti anticovid gli ambienti devono rispondere a regole diverse rispetto al passato. Per la terapia del dolore che dipende da Lecce, siamo in attesa di conoscere quando e se possiamo partire, dal responsabile dottor Pulito.” Qualora gli spazi non dovessero risultare adatti, Longo ha pensato ad una possibile alternativa spostando il servizio nell’ala della ginecologia più consona alle nuove regole anti virus.
A parte quindi i tre/quattro servizi di geriatria, terapia del dolore, centro trasfusionale e pronto soccorso, per il resto ha concluso Longo l’ospedale continua a lavorare regolarmente, seppure con fatica in alcuni casi, che non dipende dalla sua volontà.
“Certo non è stato facile – ha aggiunto – ripartire, sono solo da mesi a dover organizzare il tutto, avevo una mia vice a supportarmi nell’organizzazione che adesso é assente per motivi personali. Non è stato semplice aprire d’amblè un intero ospedale da post Covid a nosocomio di base. Così come non è stato semplice tramutare una struttura ospedaliera di base a post Covid in un week end o quasi.”
A fargli coro anche il presidente dell’ordine che evidenzia anche come l’apertura di un ospedale, dopo essere stato letteralmente svuotato di tutto, non può avvenire in un attimo, ma é un processo graduale al quale si é lavorato in tempi record.
Dopo la desolazione registrata e documentata proprio dalle telecamere dell’ordine professionale nell’ospedale, la politica ha fatto riaprire il presidio e così è stato in men che non si dica. Certo nonostante i reparti siano operativi, l’assenza di personale nel pronto soccorso e nel centro trasfusionale soprattutto, due servizi fondamentali per una struttura ospedaliera, fa sentire tutto il peso delle possibili inefficienze e ritardi nelle risposte ai cittadini.
“Il “S. Giuseppe” ha subito troppo, troppo hanno dato i medici e tutto il personale sanitario dimensionato – ha scritto la sindaca – perché l’ospedale ritorni ad essere quello che era, lo si deve volere, senza più rattoppi, per correggere scelte sbagliate. O il “S. Giuseppe” ritorna ad essere quello che era – conclude la prima cittadina – o é meglio che non ci sia più, se questo deve costare la dignità della sua storia.”
scritto da Isabella Gubello
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