L’assistenza.2 ai tempi del Covid-19 fase 2

L’assistenza.2 ai tempi del Covid-19 fase 2

La telemedicina per combattere il Covid-19 in sicurezza. La diffusione del virus ha posto da subito il problema della tutela per medici, infermieri, oss, tenuto conto che le stesse strutture sanitarie in alcuni casi, sono state veri e propri focolai, questa situazione potrebbe adesso insegnarci qualcosa per arrivare più pronti alla seconda ondata del Covid prevista in autunno. L’emergenza sanitaria, ha focalizzato l’attenzione su nuovi modelli di cura che evitano il contatto diretto tra il medico e il paziente ” (T. Greenhalgh, 2020).

Come cambia il rapporto medico – paziente
Le nuove tecnologie quindi possono diventare strumenti per un nuovo modello di relazione medico – paziente e una valida alternativa di interazione tra le parti.
“Nella strategia di teleassistenza per Covid-19, la consulenza video a distanza (videoconversazione libera fra medico e paziente) dovrebbe integrare e non sostituire, quella telefonica rispetto alla quale i medici hanno informazioni aggiuntive: segnali visivi, appigli derivabili dall’osservazione del paziente e del suo utilizzo di dispositivi (es. il saturimetro).
Sicuramente la telemedicina può essere appropriata per i pazienti con malattia lieve gestiti a domicilio, per coloro che sono ansiosi, che hanno problemi di udito o comorbidità. In un sistema sanitario frammentato, la consulenza video potrebbe essere la prima linea di contatto con una persona con sospetto Covid-19, tenendo presente che questo malefico virus può determinare un rapido deterioramento della funzione respiratoria – soprattutto nella seconda settimana – si pone il problema del “monitoraggio respiratorio da remoto” dei pazienti in isolamento a casa o dimessi dall’ospedale, per il riconoscimento precoce del deterioramento clinico. (C. Massaroni, 2020).

Controllare i pazienti a distanza e in sicurezza La video assistenza può quindi essere un valido supporto per i medici che vogliano tenere sottocontrollo l’atto respiratorio del paziente a distanza, monitorando ed eventualmente dirottando la persona in ospedale qualora se ne riscontrasse necessità.

Una strategia simile consentirebbe di tenere sottocontrollo i pazienti sospetti, tenendo presente che la gente é stata più volte allertata di non ingolfare i pronto soccorso, di non recarsi in ospedale, ma di chiamare il proprio medico in presenza di sintomi. Tutto ciò ha generato paura tra i cittadini nel recarsi nei presidi ospedalieri, pertanto una risposta immediata può arrivare proprio dalla telemedicina.

In tale contesto la telemedicina (insieme di tecnologie mediche e informatiche che permettono di erogare servizi sanitari a distanza) ha inevitabilmente trovato un ruolo importante proponendosi come l’evoluzione digitale della medicina tradizionale.

Fino a quando non sarà disponibile un vaccino o un trattamento efficace, continueranno ad esserci pazienti Covid-19 che devono essere isolati e monitorati a casa o nelle strutture sanitarie ospedaliere o territoriali e ci sarà bisogno di tenere sottocontrollo la salute di quei pazienti sospetti o positivi, anche per contenere il contagio.

Le criticità emerse nel sistema sanitario durante l’emergenza Covid-19, hanno poi accelerato il percorso di trasformazione digitale, richiamando l’urgenza di un cambiamento verso un modello organizzativo connesso e integrato, orientato al territorio e alla continuità delle cure. Mai come in questo momento storico c’è bisogno di potenziare la medicina sul territorio con le nuove tecnologie che in questa situazione emergenziale consente di garantire assistenza e prevenzione a distanza e in sicurezza.

Cresce l’interesse per la rete
Gli stessi medici si rendono conto del ruolo prezioso in questa fase, della telemedicina. In futuro il 69% dei medici di medicina generale e il 60% degli specialisti vorrebbero utilizzare piattaforme di collaboration (es. Skype e Zoom) o piattaforme dedicate (C.Sgarbossa, 2020). Il 51% dei medici di medicina generale ha lavorato da remoto (smartphone, email, sms e whatsapp, pc portatile, strumenti di call-conference) e giudica positivamente l’esperienza. Anche l’interesse dei cittadini per l’utilizzo di canali digitali è cresciuto in modo significativo, seppure con grandi differenze per fasce di età.

Teleassistenza non solo per i malati Covid-19 Qualsiasi medico (medici di base, medici di continuità assistenziale, medici dell’Igiene e Sanità Pubblica) che si occupi di pazienti Covid-19 che sono in isolamento a casa, può acquisire tutte le informazioni utili e dare le sue indicazioni tramite app, in una logica di pre-triage remoto. Questo vale per il Covid, ma anche per altre patologie che non richiedendo il ricovero e possono essere seguite a distanza, ciò vale per i medici del pronto soccorso per esempio che nella telemedicina possono trovare un valido alleato per monitorare chi è stato mandato a casa perchè gestibile anche a domicilio e ricoverare in ospedale invece i casi più critici.

I pazienti Covid-19 non ricoverati verrebbero sottoposti a controllo quotidiano mediante l’utilizzo di applicazioni infotelematiche (app telescreening), che consentono di monitorare l’evoluzione del quadro clinico (telesorveglianza e telemonitoraggio domiciliare dei sintomi: mal di gola, congestione nasale, difficoltà di respiro, tosse, febbre, ma anche paura, ansia). Si tratta di un controllo da remoto (telerilevazione) di pazienti non critici, che consente di gestire i casi in modo garantito e di attivare tempestivamente, in caso di necessità, interventi di assistenza domiciliare diretta.

Un’altra possibile azione di cura, è la televisita: “atto medico a tutti gli effetti, realizzato attraverso l’interazione audio – video medico – paziente a distanza, con la disponibilità di un set minimo di dispositivi (pulsossimetro, termometro digitale) per la rilevazione dei parametri vitali” (M. Mangia, 2020).

Per non stare soli … Ma c’è un’altra dimensione rilevante per i pazienti Covid-19 in isolamento ed è quella della solitudine che i sistemi di videocomunicazione (tele-compagnia) possono rendere più sopportabile.
Dunque esistono tecnologie efficaci da impiegare quando non è sostenibile un’assistenza diretta, faccia a faccia in uno stesso luogo, che sia a causa di un’emergenza o per gestire le cronicità che non richiedono l’ospedalizzazione.
Le tecnologie digitali possono perciò fare la differenza per evolvere il sistema e supportare il personale sanitario – che resta il fattore decisivo – nel percorso di miglioramento della qualità/sicurezza e della continuità delle cure verso un “ modello di sanità più connesso, sostenibile e resiliente” (M. Corso).

E’ tempo di innovare, di cambiare. E’ tempo di investire. Se non ora quando?

di Luigi Cosentino
già direttore sanitario dell’ospedale di Copertino

Roberta Grima
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