Rivedere la ripartizione dell’indennità Covid – 19

Rivedere la ripartizione dell’indennità Covid – 19

Riconoscere come acconto per indennità Covid, il 50% della somma stabilita ai dirigenti dell’asl e beneficiari dell’indennità. Liquidare poi il 30% del dovuto ai dipendenti destinatari dell’indennità, ma appartenente alle fasce non dirigenziali, bensì le categorie di fascia B e C del comparto sanità, che contano lavoratori ben più numerosi dei dirigenti di fascia A. Il rapporto è infatti di 1546 dirigenti di fascia A contro i 6119 dei dipendenti di comparto. per i primi sono a disposizione ad oggi 1.382.868, per i secondi 4.148.605 euro. Pagare un pò di più i lavoratori meno numerosi, un pò meno quelli in gran numero, consentirebbe di tenere comunque calmi gli animi, senza però “consumare” tutto o quasi, quanto c’è attualmente in cassa.

Franco Perrone FSI-USAE

E’ questa la proposta di Franco Perrone segretario territoriale della FSI – USAE che avanza alla direzione dell’asl, alla luce anche dell’approvazione delle altre sigle sindacali. Il suggerimento della FSI – USAE nasce dal presupporto che l’idea dell’asl di liquidare a tutti i lavoratori l’indennità, utilizzando il 90% delle risorse a disposizione della stessa asl, lasciando da parte il restante 10% per eventuali perequazioni, significherebbe per Perrone – lasciare l’amaro in bocca al personale che tanto si è sacrificato in tempi di emergenza e che si vedrebbe a conti fatti un misero acconto. In soldoni la fascia A che dovrebbe percepire 63 euro a turno, avrebbe appena 39 euro, dopo aver lavorato in trincea, rischiano la propria vita per assistere i pazienti Covid. Infermieri, oss, prenderebbero a turno dalle 23 euro (fascia B) alle 12 euro (fascia C) a tunro, sino ai lavoratori di ultima fascia, la D che arriverebbero a percepire poco più di 6 euro a turno per aver rischiato di contrarre il Covid-19.

Il tutto per un numero massimo di 20 turni nel periodo compreso tra il 15 marzo e il 15 maggio. Con nota dell’11 settembre scorso, la Regione per mezzo del direttore del dipartimento regionale della salute Vito Montanaro, ha assicurato l’impegno a integrare il fondo statale da ripartire con altri 3 milioni, per poter arrivare a un’indennità più dignitosa, come hanno fatto altre regioni. Attualmente le risorse infatti non sono sufficienti e per evitare proteste e malcontenti tra i lavoratori della sanità, la FSI – USAE suggerisce di non utilizzare tutta la somma o quasi attualmente in cassa nell’asl, ma di liquidare per metà i dirigenti di fascia A, che sono in numero più limitato e avrebbero in busta paga un extra significativo seppure a metà. Alla platea più numerosa invece, quella appartenente al comaparto: infermieri, oss, ecc.. destinare il 30% del dovuto, in attesa che la Regione versi all’asl la somma restante per integrare le indennità.

Resta necessaria l’operazione di verifica da parte degli uffici preposti dei dipendenti che realmente hanno diritto all’indennità, eliminando quelle situazioni anomale che pure si sono registrate, tali per cui c’è chi come un infermiere di Copertino, ospedale chiuso per essere stato focolaio del virus, non ha preso nulla, nonostne ogni gionro abbia rischaito di ammalarsi di Covid. Così come non ha preso nulla neppure il referente infettivologo dello stesso ospedale, mentre amminsitrativi che non hanno avuto alcun rischio effettivo o dipendenti che da Copertino sono stati spostati in aree più sicure, hanno preso l’indennità solo perchè timbravano nell’ospedale a rischio. Forse i controlli andrebbero effettuati non solo sulle timbrature, ma anche sui luoghi dove effettivamente i tunri sonos tati svolti e con quali mansioni.

Roberta Grima
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