Il premio agli eroi del Covid a Gallipoli ed é subito polemica sui social

Il premio agli eroi del Covid a Gallipoli ed é subito polemica sui social

Un premio internazionale che ha fatto arrabbiare la classe medica e infermieristica che lotta contro il Covid da un anno oramai. Succede a Gallipoli dove la dottoressa Maria Teresa Protopapa ha organizzato l’evento con un riconoscimento al personale medico e paramedico di alcuni reparti dell’ospedale “Sacro Cuore” di Gallipoli: dialisi, pronto soccorso, ginecologia e ostetricia, come si legge sulla locandina del premio.

L’evento nasce con l’idea di conferire un segno di gratitudine per l’abnegazione e il sacrificio che hanno assunto e continuano ad avere i professionisti ospedalieri, in tempi di pandemia. Fin qui nulla da dire, se non il fatto che per qualcuno andava menzionato tutto l’ospedale e non solo alcuni reparti. Il pronto soccorso per esempio o il 118, non sono certamente esenti dall’emergenza sanitaria e dalle difficoltà e i rischi che ogni giorno ci sono, così altri reparti, ma tant’é.

La dottoressa Protopapa è certamente libera di agire come meglio ritiene – dicono dall’ospedale – quello che però ha lasciato l’amaro in bocca é che l’Asl salentina, che rappresenta tutte le strutture sanitarie, abbia dato il suo patrocinio senza riflettere che esiste un esercito di uomini e donne, che lavorano in trincea più di altri. Un esercito di persone che si trova in servizio nei reparti Covid del Dea e di Galatina, nelle unità di malattie infettive, rianimazione e pneumologia, nei pronto soccorso, nelle ambulanze del 118. “Che un’Asl pensi solo ad alcuni, ignorando altri, é mortificante – dice un medico del pronto soccorso – questo patrocinio al premio, é stato letto in modo non bello da parte dei dipendenti.”

Proprio dal 118 il personale ha sollevato la questione, facendo notare che medici, infermieri, soccorritori, ogni giorno corrono in ambulanza, rischiano e si ammalano anche, per salvare le vite, per poi vedersi dimenticati con un riconoscimento dato a personale rispettabilissimo, ma che lavora in reparti di un ospedale che non è neanche Covid.

“La scelta dell’Asl – dice un soccorritore – di dare il patrocinio doveva essere evitata per non creare dissapori, ma sopratutto maleinterpreteazioni, tenuto conto che a Gallipoli è in corso la campagna elettorale per le amministrative.” In effetti c’è chi ritiene che il patrocinio conferito all’evento, come il premio dato solo ad alcuni reparti del presidio ospedaliero, possa avere un criterio politico.

Per questo abbiamo contattato la presidentessa dell’associazione “De Finibus Terrae”, nonchè organizzatrice del premio, Maria Teresa Protopapa, che però al momento non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Quello che ha reso noto però, si può ascoltare sul suo profilo facebook, dove chiarisce le sue buone intenzioni. Non è pensabile premiare tutti i medici che affrontano l’emergenza Covid – ha detto – è chiaro che essendo di Gallipoli, il premio si riferisce alla mia terra e ai miei concittadini, ma quando si dà un premio ad un operatore sanitario, é come darlo a tutta la classe medica e paramedica.”

“Personalmente – dice la dottoressa – non credo di dover dare le scuse a nessuno, perchè evidentemente non si è capito lo spirito dell’iniziativa. Non è pensabile di premiare tutto il mondo sanitario salentino, anche se andrebbe fatto, visto che nessuno si sta tirando indietro in questa lotta contro il Covid. Se però qualcuno é stato premiato, è perché quella candidatura é stata segnalata dall’utenza. Io e il mio staff – conclude la donna – siamo aperti a qualsiasi confronto”. Peccato però che la Protopapa al momento non ha voluto confrontarsi.

Diversamente il dottor Paolo Moscara, resposnabile dell’ufficio formazione dell’Asl, deputato al rilascio dei aptrocini. “A luglio scorso la dottoressa ci ha cheisto il aptrocinio che abbiamo rilasciato ben voentieri, sapendo che si trattava di premaire il eprsonale medico e paramedico. Ocme poi venga attribuito questo premio nons ta all’azienda. Mi rendo conto che ci sono dipendenti che lavorano nei reparti Covid che possono essersela presa, ma tutto è stato fatto in buona fede.

Roberta Grima
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