Si teme per i pazienti, quelli che sono stati assistiti sino a qualche tempo fa dal personale del servizio riabilitativo di Lecce, nella “cittadella della salute”. A preoccuparsi alcuni familiari di persone ammalate, che ricevono assistenza da fisioterapisti. Molti di questi pazienti sono in gravi condizioni e sapere che sono stati a contatto stretto con personale sanitario positivo al Corona virus, preoccupa.
Dubbi sull’effettivo tracciamento dei possibili contagiati
Una ventina di giorni fa infatti, sono stati registrati dei casi di CovSars 2 tra i fisioterapisti del vecchio “Fazzi” che svolgono la loro attività in ambulatorio, a domicilio, persino nel carcere. Il timore é che non tutti i pazienti che sono stati a contatto con loro, siano stati avvisati dall’asl del possibile rischio di contagio, visto che alcune famiglie sono state contattate solo dal singolo fisioterapista.
I fatti
Ma veniamo ai fatti che risalgono ai primi del mese, quando un fisoterapista sottoposto al tampone, telefona nell’ambulatorio riabilitativo del vecchio “Fazzi” dove lavora, avvisando della sua positività. A quel punto i colleghi si allarmano, chiedono quindi lumi al responsabile dottor Ciullo. Da quello che ci hanno raccontato le famiglie, sappiamo che il dirigente avrebbe cercato di tranquillizzare gli animi dei dipendenti, sostenendo che non accusando alcun sintomo, probabilmente non c’era da preoccuparsi. Noi abbiamo contattato il dottor Ciullo che però non intende rilasciare alcuna dichiarazione, “perchè – dice – come dipendente asl, c’é obbligo al silenzio con la stampa.”
La dottoressa dell’ufficio competente, avrebbe riferito che tutti gli operatori avrebbero potuto svolgere la propria vita regolarmente, nonostante la presenza di un collega contagiato.
I fisioterapisti quindi hanno lavorato come sempre, tra visite ambulatoriali e a domicilio, a contatto con decine di pazienti. Solo qualcuno ha voluto fare il tampone, risultato il giorno dopo, positivo per due operatori. A quel punto si è predisposto il tampone a tutti i dipendenti.
Ora le domande che si fanno in tanti, sopratutto i familiari di pazienti che hanno usufruito delle prestazioni riabilitative, sono diverse, prima tra tutte se davanti a un caso positivo, é bene fare i tamponi a chi è stato in contatto stretto con quella persona o invece i tamponi vanno eseguiti solo in presenza di sintomi. Domanda che già un pò di mesi fa, avevamo girato in altre occasioni all’assessore Lopalco, che ci scrisse testualmente che chi fosse venuto in contatto con una persona positiva, doveva restare in isolamento e che se non sopraggiungevano sintomi, avrebbe potuto riprendere vita regolare dopo 10 giorni, previo tampone.
La sicurezza dei pazienti ?
C’é da dire che questa procedura comporta spesso la chiusura del servizio, non sempre possibile. Certo è che
nella riabilitazione di Lecce, si é agito diversamente. Alla notizia di un dipendente positivo, nessuno é stato messo in quarantena, almeno nell’immediatezza. In quarantena sono andati solo due fisioterapisti, dopo aver fatto il tampone, uscito positivo. Nell’immediato, i medici competenti hanno lasciato che il personale svolgesse vita regolare, lavorando quindi a contatto con i pazienti in ambulatorio, come a domicilio o anche in carcere. “Non si rischia di creare vere e proprie mine vaganti minacciando la sicurezza dei pazienti ?” Si chiede un familiare di un assistito.
C’è da dire che il sistema di tracciamento davanti a tanti casi positivi registrati nel Salento, diventa impossibile per il personale dell’asl, ma è altettanto vero che avvisare i contatti stretti non può essere neppure lasciato al buon senso civico dei singoli. Non solo, le famiglie di chi fa fisioterapia, chiedono anche per quale ragione non sono stati messi tutti i fisioterapisti in quarantena, sanificando gli ambienti e per poi far rientrare il personale terminato l’isolamento, per garantire la sicurezza ai pazienti ? D’altronde il Covid ha colpito anche in altri ambulatori vicino a quello riabilitativo ed è stata eseguita questa prassi.
C’è un’altra domanda che fa riflettere ovvero: perchè aspettare a fare il tampone a tutti ? Se i due fisisoterapisti positivi, non l’avessero fatto subito, avrebbero continuato a fare fisioterapia a casa dei pazienti esponendoli al contagio. “Come si può in questo modo – si domanda una donna – debellare la pandemia ?”
Tutte queste domande le avremmo volute girare a chi di compentenza, per fare chiarezza e tranquillizzare gli animi. Per questo abbiamo raggiunto telefonicamente il responsbaile del dipartimento di prevenzione e del servizio di igiene e salute pubblica, dottor Alberto Fedele. Il dirigente – l’unico che ha voluto risponderci – ha spiegato che una delle prassi seguite in casi di positività, è quella di sottoporre a tampone i dipendenti del servizio. Ha aggiunto anche che il tracciamento viene eseguito dal personale del dipartimento di prevenzione, se l’ufficio del medico competente comunica i contatti stretti allo stesso dipartimento, se però questa informativa manca o è parziale, é chiaro che l’individuazione dei contatti diventa praticamente impossibile. Le misure da adottare – ha specificato ancora il dottor Fedele – variano da caso a caso, non si può generalizzare, ad ogni modo dipendono dalla valutazione che fa il medico competente.” Quindi in sostanza se non viene effettuato il tracciamento dei pazienti assistiti dai fisioterapisti positivi, è perchè il medico competente non li ha ritenuti evidentemente a rischio contagio, così se i fisioterapisti sono stati lasciati liberi di lavorare e fare la vita regolare, è perchè il medico di competenza non li ha ritenuti contatti stretti del collega positivo.
Certo è che se all’ufficio prevenzione arriva una comunicazione tale da non ritenere necessario alcun avviso o tracciamento, allora diventa difficile che i pazienti siano messi al corrente, fatto salvo per chi ha avuto la fortuna di essere contattato direttamente dal fisioterapista con più senso civico, di altri.
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