E’ stata somministrata questa mattina la prima terapia anti Covid a base di anticorpi monoclonali. La buona notizia arriva dal reparto di malattie infettive di Galatina, dove un cittadino leccese ultranovantenne, è stato sottoposto all’efficace cura, orgoglioso di essere il primo a ricevere il farmaco innovativo facendo da “apripista” per quella che potrebbe essere
una vera e propria svolta nella gestione dell’epidemia, riducendo il numero di ospedalizzazioni e si spera, di vittime, l’anziano paziente ha poi lasciato l’ospedale dopo la somministrazione, per tornare a casa ringraziando il personale del reparto.
La somminsitrazione dell’innovativa cura contro il Corona virus, sarà possibile anche nei reparti del Dea: pneumologia, terapia intensiva, del “Fazzi”: medicina e malattie infettive, e nella medicina di Galatina.
Attivata in tempo record, la procedura consente di avere diritto alla somministrazione dei famosi anticorpi monoclonali, la non più misteriosa “cura miracolosa” di Trump e Berlusconi, purchè ci sianod etermainte condizioni: un tampone naso-faringeo positivo per SarsCov2 da meno di 72 ore e sintomi lievi come febbre, tosse, cefalea o disturbi del gusto e dell’olfatto, ma in assenza di difficoltà respiratorie.
Chi si trova in simile stato, potrà rivolgersi al proprio medico curante e farsi attivare la richiesta di prescrizione presso il reparto di malattie infettive di Galatina e a breve anche negli altri
Perché l’effetto sia quello di prevenire la malattia grave, è necessario che l’infezione sia recente (documentata da meno di tre giorni da un tampone molecolare ) e non abbia già provocato una polmonite. Dopodicchè gli anticorpi monoclonali fanno il resto. Si tratta di potenti farmaci antivirali, dai nomi impronunciabili (BAMLANIVINAB ed ETESEVIMAB) e basati su un’associazione di anticorpi monoclonali, diretti contro la proteina Spike del Corona virus, in grado di neutralizzare le particelle virali prima che
aderiscano ai recettori delle cellule bersaglio, in maniera analoga a quanto sono in grado di fare i vaccini attualmente in distribuzione.
Le aziende Lilly e AbCellera hanno sintetizzato questa associazione di anticorpi, in meno di tre mesi dalla scoperta e dopo aver completato gli studi di efficacia e sicurezza che, va detto, sono stati effettuati su un numero limitato di pazienti. Pertanto la terapia è definita ancora come sperimentale dall’Aifa (agenzia italiana del farmaco) sebbene la autorizzi.
In Italia ne è stata approvata la temporanea distribuzione per il trattamento di Covid – 19 con decreto del Ministro della Salute (GU 8 /2/2021 n 32) anche in assenza dell’approvazione dell’Ema, (agenzia Europea per i Medicinali).
L’obiettivo é quello di ridurre le forme gravi dell’infezione, per cui la persona positiva ha si il virus, ma non finsice il ospedale o peggio in terapia intensiva, perché non sviluppa la forma aggravata del Covid. Un concetto che è alla base anche della somministrazione dei vaccini e del plasma iperimmune se parliamo di terpaia, con la differenza che il vaccino non é una cura, ma una forma di prevenzione, il plasma é sempre un corpo esterno iniettato, mentre gli anticorpi monoclonali sono più sicuri perchè sintetizzati e più specifici.
Gli effetti collaterali registrati fino ad ora sono infatti limitati a reazioni allergiche minori e sindrome influenzale o disturbi gastroenterici.
L’efficacia di queste nuove terapie, sarebbe in grado di permettere di soppiantare le cosiddette terapie a domicilio, il cui ruolo è per molti versi ancora contraddittorio. Nelle forme lievi (in assenza di necessità di
ossigenoterapia) e nelle infezioni precoci infatti, la cura a casa spesso si basa sull’uso di cortisonici ed in particolare di prednisone, che ha un effetto immunodepressivo capace di aggravare il quadro clinico secondo molti esperti. Non è un caso che in l’Emilia Romagna ha emanato una circoalre che vieta l’impeigo di cortisonici così come degli antibiotici, considerati inutili. Anche l’uso di eparina è controindicato in caso di rischio emorragico.
Gli anticorpi monoclonali poi, possono essere somministrati anche a ragazzi minorenni, (purchè oltre 11 anni di età) e in caso di presenza di gravi patologie (diabete infantile, fibrosi cistica).
La somministrazione è tuttavia esclusivamente ospedaliera e deve avvenire sotto controllo medico. Si tratta di un’infusione endovenosa lenta, della durata di circa 60 minuti, cui segue un’ora di osservazione clinica. Il tutto in regime di Day Service, ovvero il paziente può lasciare l’ospedale e far ritorno a casa dopo circa due ore.
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