Vaccini in Puglia: una corsa contro il tempo, tra gente confusa e medici in difficoltà

Vaccini in Puglia: una corsa contro il tempo, tra gente confusa e medici in difficoltà

Avrebbe dovuto fare il vaccino a breve, ma non ha fatto in tempo, il Covid l’ha colpito strappandolo alla moglie e ai suoi figli. La moglie aveva chiesto il vaccino, pregando l’Asl tarantina che si facesse in fretta perchè reputava il coniuge particolarmente vulnerabile per una vasculopatia che aveva avuto in passato. Così se ne è andato poco fa e con lui il suocero a distanza di pochi giorni, troppo giovane per essere vaccinato prima di altri, non avendo ancora 80 anni. Per quella fascia di età, il calendario vaccinale prevede la somministrazione delle dosi a partire dal 12 aprile. Nel frattempo Taranto, dal decesso ad oggi conta circa 400 decessi

Sono oltre 2000 le dosi di vaccino somministrate nel capoluogo jonico e provincia su una popolazione di 570mila persone. In Puglia invece sono stati eseguiti oltre 700 mila vaccini sino ad oggi, su una popolazione pari a circa 4 milioni. Tra i pugliesi scoperti dallo scudo vaccinale molti sono in attesa, mentre tanti hanno rifiutato per paura. “Ieri mattina – ci racconta la dottoressa Vittoria Cantoro, medico di medicina generale a Taranto – su una ventina di telefonate effetutate agli assistiti da vaccinare, dieci hanno rifiutato.” Poi ci sono coloro che non vedono l’ora di fare il vaccino, che ancora non è disponibile e sono sopratutto i più vulnerabili.

La signora Stefania per esempio, che vive a Taranto é dovuta andare sino a Bari per potersi vaccinare, perchè nella sua città il vaccino per lei non c’era. La donna é una di quelle persone che rientra tra i cittadini più fragili, a giugno dell’anno scorso ha subito un trapianto di fegato presso il centro di Modena e ieri mattina si é presentata all’appuntamento che il centro trapianti di Bari le aveva fissato, accompagnata da suo genero che ha chiesto un permesso dal lavoro. Arrivati al Policlinico, l’addetta allo sportello ha rimandato indietro i due, dicendo che la prenotazione era più tardi, di ritornare quindi nel pomeriggio.

Nonostante il disagio dovuto anche alla presenza a casa di un fratello disabile e non autosufficiente, da lasciare quindi a qualcuno, la signora è dovuta ritornare a Bari, per uscire dal centro trapianti alle 17 e 30, dopo la somministrazione del vaccino Pftizer. Avrebbe potuto portare con sè anche suo fratello, come familiare di una donna trapiantata, tanto più che l’uomo avrebbe anche la priorità come persona affetta da ritardo mentale. Il viaggio a Bari però, per una persona con disturbi neurologici, é difficile da sostenere. Così Stefania dovrà attendere che il medico curante chiami suo fratello per la somministrazione del vaccino.

Nel frattempo Luca (nome di fantasia) è nervoso e causa anche il suo ritardo mentale, mal sopporta le tante restrizioni, lui che é così affettuoso, abbraccia chi gli sta intorno, rifiuta la mascherina, “forse andrebbe vaccinato prima rispetto a chi riesce a capire l’importanza di certe limitazioni – si sfoga il cognato – Invece hanno vaccinato chi volevano, dimenticandosi dei più fragili.” Sacerdoti, dipendenti di confcommercio, persino studenti di logopedia che frequentano le lezioni on line, con la motivazione che devono fare tirocini a contatto con persone fragili

La campagna vaccinale però, da parte dei medici di medicina generale, a Taranto e in Puglia è appena cominciata. Negli ultimi mesi, si sono avvicendate varie lettere dalla Regione alle Asl, l’ultima della quale è arrivata anche ai medici di base. Nella nota si intimava i direttori delle Asl, di completare la vaccinazione ai cittadini over 80, vaccinazione che sul calendario regionale, sarebbe iniziata a partire dal 22 marzo scorso. Ora questa fase và chiusa entro il 12 aprile. Tradotto i medici di medicina generale entro lunedì, devono completare la somministrazione delle dosi agli ultraottantenni, hanno quindi tempo tre giorni.

Una corsa in affanno che rischia di essere frenata dai tanti ostacoli, che i medici stessi incontrano. Primo tra tutti il ritardo nella consegna della dosi. Siamo al nove marzo e nonostante la dottoressa Cantoro, medico di medicina generale a Taranto, abbia dato la sua disponiblità come altri colleghi, a vaccinare già mesi fa, la Regione e quindi l’azienda sanitaria non l’ha coinvolta se non adesso e oggi pomeriggio per la prima volta inizia a somministrare le dosi. Solo ieri è arrivata alla dottoressa e tanti altri suoi colleghi, una nota per cui ha potuto questa mattina ritirare uno o due flaconi di Pftizer che equivalgono a dodici dosi.

La speranza é che vengano utilizzate tutte, ma come riflette la stessa dottoressa Cantoro, se qualcuno non dovesse presentarsi negli ambulatori dei medici, il rischio che vada buttata qualche dose c’è. “La gente ha paura di morire e non si vaccina – dice la dottoressa, la possibilità che avanzino vaccini c’è effettivamente e in questa eventualità che faccio, vaccino chi passa per strada ?” Forse questa eventualità andava presa in considerazione prima, perchè può accadere a tanti medici con il rischio di buttare tante dosi.

A rallentare la campagna vaccinale anche il fattore tempo e la gestione dei vaccini. Nel caso di Pftizer i flaconi che i medici vanno a ritirare, devono mantenere una certa temperatura, sono somministrazioni che si possono conservare in frigorifero per poco tempo, dopodicchè vanno diluiti prima di essere inoculati entro le due ore successive. Questo significa per esempio che il medico di medicina generale, non solo deve saper preparare il vaccino e non ci risulta che sia stata fatta alcuna formazione, ma non può usare molte dosi per vaccinare a domicilio. “Abbiamo suddiviso sei dosi – dice la dottoressa Cantoro – in quattro da fare in ambulatorio e due a domicilio, scegliendo abitazioni vicine tra loro ed entrambe a pochi passi dallo studio medico, perchè si rischia di non stare nei tempi” e questo rallenterebbe le somministrazioni alle persone fragili che non deambulano, che sono allettate, proprio coloro che ne avrebbero più bisogno.

A Lecce si é cercato di ovviare a questo problema, consegnando ai pochi medici disponibili a fare i vaccini a domicilio, i flaconi di Moderna, vaccino che ha una durata di sei ore dall’apertura e non di due come il Pftizer, quindi più manegevole per le vaccinazioni domiciliari. Il punto è che c’è uno scarso quantitativo di Moderna (qualche migliaio per 600 medici in tutto) e a pagare il ritardo sono i pazienti più vulnerabili, che non possono andare in ambulatorio, come il signor Francesco.

L’uomo, detto Ciccio, vive a Taranto sulla sedia a rotelle per una distrofia muscolare, con lui la donna che ha sposato quarant’anni fa e che ha una paraparesi spastica. “La disorganizzazione regna sovrana – ci dice – sono due settimane che chiamo il medico curante per il vaccino per me e per mia moglie, dovremmo essere tra i primi viste le nostre patologie, ma saremo gli ultimi mi sa, perchè sono due settimane che il medico ci ripete sempre la stessa cosa, ovvero che non ha ancora le dosi.”

In trepidante attesa anche Paola, signora di Lecce, operata anni fa per un sarcoma al gluteo, un tumore che l’ha portata ad operarsi a Bologna per ritornare periodicamente solo per i controlli di routine. Aspetta di essere chiamata anche lei dal medico curante, ma anche lui qualche gionro fa, come il collega di Taranto ha riferito alla paziente di non avere ancora avuto i vaccini. Paola teme che non essendo stata seguita da uno specialista in loco, ma andando a fare visite di controllo a Bologna, possa essere una paziente oncologica fantasma, in quanto non risulta nelle banche dati dell’Asl salentina.

Come lei tanti che hanno deciso di seguire specialisti fuori regione e ora hanno paura di trovarsi nei guai: diabetici, trapiantati, oncologici, un esercito di pazienti fantasma semplicemente perché non si sono rivolti ai centri del loro territorio e che ora non sanno come muoversi per avere quanto prima il vaccino. In realtà il medico curante dovrebbe segnalare l’assistito come paziente fragile all’Asl di appartenenza, effettuando la prenotazione come pazienti vulnerabili, ma questo non sempre accade.

Il signor Giovanni anche lui di Lecce, trapiantato di fegato nel lontano 2012 fuori regione, aspetta il vaccino che farà nei prossimi giorni a Bari. Lui però non è stato chiamato da nessuno, si è rivolto al proprio medico di base che ha fatto spallucce. E’ riuscito ad avere la prenotazione perchè é andato avanti, chiedendo aiuto allo specialista che lo seguiva per i controlli sino all’anno scorso e che ha passato il nominativo del paziente al centro trapianti di Bari che vaccinerà Giovanni domani.

“In effetti le difficoltà in alcuni casi ci sono – ammette il dottor Alberto Fedele, direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl salentina – Non sarà facile eseguire i vaccini a domicilio, così come è un’anomalia che ci siano persone trapiantate costrette ad andare a Bari.” Il dottor Fedele ci ha riferito che lui stesso fece presente la questione a Bari tempo fa, in seguito a un paio di lamentele che lo stesso Fedele raccolse. A Bari gli avrebbero riferito che la vaccinazione nel centro trapianti del capoluogo pugliese, era una situazione temporanea che sarebbe stata risolta, ma evidentemente non è stato possibile. Così persone trapiantate di fegato, polmone, cuore e pancreas, devono confluire al Policlinico barese, se vogliono avere il vaccino percorrendo anche quattro ore di viaggio se risiedono per esempio nel basso Salento.

Intanto oggi la Asl Taranto ha somministrato 2.298 dosi di vaccino Pfizer ad altrettanti anziani over 80, mentre fa sapere che continuano le vaccinazioni per i malati oncologici: entro stasera si dovrebbe arrivare a vaccinare duemila pazienti oncologici. Domani e domenica invece, le dosi saranno somministrate ancora ad anziani over80, persone con disabilità e/o affetti da malattie rare, speriamo di contare meno decessi.

Roberta Grima
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