E’ allarme su tutta la Puglia per il servizio del 118 attraverso il quale si potrebbe propagare il virus COVID-19
Sembra assurdo, ma è così. Dopo i casi corona virus registrati a Copertino (LE) identificato come focolaio, un dipendente del 118 ha voluto contattare la ditta fornitrice le tute anticontagio. L’azienda ha scritto via email, rispondendo che le tute indossate dal personale 118, non avrebbero quei requisiti necessari a proteggere dal contagio del COVID-19.
Fatto gravissimo a livello regionale
Un fatto gravissimo se si pensa che la vita di chi dovrebbe salvarla, è a repentaglio. Adesso il rischio è la chiusura delle postazioni, la messa in quarantena di tutti gli operatori, infermieri, autisti, medici del servizio di emergenza – urgenza. Chi interverrà al posto loro ? Gli equipaggi sono diventati potenziali trasmettitori del virus, che se asintomantici, potrebbero essere stati incosapevolmente un pericolo per loro stessi, i propri familiari e tutti i cittadini che hanno soccorso. C’è gente con moglie, figli, persone che hanno soccorso sino ad oggi chi stava male, senza sapere che sarebbe stato un pericolo pubblico.
Potrebbe essere un caso regionale
Questo accade nel Salento, ma anche nella provincia di Brindisi da dove sono arrivate denunce oltre a quelle arrivate da Lecce al consigliere regionale Mario Conca. Il che farebbe pensare che la grave situazione potrebbe essere di dimensione regionale.
Le tute acquistate prevengono dagli schizzi e dalle polveri
Il lavoratore che ha scritto alla ditta, ricevendo l’email di risposta, avrebbe riferito che le tute da lui indossate come tutti i suoi colleghi, non sono idonee a prevenire il contagio biologico, perché sarebbero classificate come tute BC16-356, ossia con grado di protezione 5 e 6 che prevengono schizzi (di sangue per esempio) e polveri, le divise protettive invece dal contagio del virus, sono quelle identificate con codice BC26-356 con gradi di protezione 4, 5 e 6 (rischio BIOLOGICO, schizzi e polveri) che sarebbero idonee.
Tute comprate in ferramenta
La situazione fa preoccupare perchè sappiamo che circa 2000 di queste tute sono state acquistate dall’asl, presso una ferramenta di Lecce. Qualche giorno fa il dirigente dell’ufficio patrimonio dell’asl salentina, Cosimo Dimastrogiovanni, ha riferito proprio a Sanità Salento, di aver acquistato le ultime tute in un negozio in città, dopo aver rastrellato l’intero territorio. Il dirigente però ha aggiunto che le divise erano a norma. Non é bastato a tranquillizzare gli animi.
Taglie sbagliate
A questo si aggiunge anche il fatto che ben dieci operatori del 118 nel Salento, sono impossibilitati a partecipare alle operazioni di soccorso perchè le tute che sarebbero arrivate loro, sono della taglia sbagliata. La ditta non producendole direttamente, ma importandole, ha termianto le scorte e non è in grado di fornire le divise ai lavoratori che sono quindi fermi in postazione.
Ambulanze senza bonifica
Altro fatto gravissimo: la mancata bonifica di alcune ambulanze. Si tratta di quelle che si trovano fuori dai presidi ospedalieri dislocate sul territorio e che dovrebbero far bonificare i mezzi di soccorso o nell’ospedale di Galatina (LE) o in quello di Lecce. Ma nel primo manca proprio l’area di bonifica dedicata alla sanificazione e disinfestazione dei mezzi del 118, così come nel “Vito Fazzi” di Lecce manca la pilozza e l’acqua per la decontaminazione dei presidi di protezione riutilizzabili come gli occhiali e le visiere monouso.
Per gli aspiratori che liberano le vie aeree, si usa sempre la stessa sacca
C’è poi il problema più volte segnalato: attrezzatura insufficiente, in particolare le sacche monouso degli aspiratori, che di questi tempi servono come il pane, non si trovano e il personale 118 è costretto a pulire di volta in volta la sacca impiegata su un cittadino, prima di riutilizzarla su un altro. Ricordiamo che la sacca dell’aspiratore è quella dove si raccoglie ciò che blocca le vie aeree a chi sta soffocando: liquido biologico, cibo, ecc… Ebbene nelle ambulanze, si usa sempre la stessa sacca dopo che gli operatori 118 la puliscono. In un’emergenza come una pandemia che colpisce proprio le vie aeree, é normale?
Non ci sono scorte nella ditta
Sulla vicenda come detto é intervenuto anche il consigliere Mario Conca che ha avvertito il direttore generale di Lecce Rollo, il collega Pasqualone della Asl di Brindisi, il Capo Dipartimento Regionale della Sanità Vito Montanaro, il presidente della regione Emiliano, oltre alcuni direttori di centrali operative. “Al momento – fa sapere Conca – non ho ricevuto nessun riscontro o rassicurazione. Ho verificato personalmente la documentazione e la scheda tecnica e, purtroppo, come ha cristallizzato la ditta fornitrice, non ci sono scorte perché importate e quelle in uso, non sono assolutamente idonee. Non sono per nulla tranquillo.”
Basti pensare che a Copertino si è registato un focolaio importante di COVID-19 e la squadra del 118 è sprovvista di protezione per contaminazione biologica.
La centrale operativa sapeva? Ha informato gli operatori 118?
“Il COVID19 – spiega Conca – è un virus che contamina gli indumenti, il che significa che i vestiti sotto le tute, possono essere contagiate e far diventare gli operatori sanitari che svolgono il servizio di soccorso, dei veri e propri vettori della malattia, per cui terminato un intervento su un caso sospetto o conclamato di COVID19, si torna in strada a prestare servizio a malati di ogni tipo, con il rischio di infettare e non è ammissibile che tale rischio possa palesarsi. E’ come mandare al “macello” lavoratori che rischiano la vita per gli altri. Possibile che la centrale oprrativa dove arrivano le divise non sapeva nulla e non abbia informato le squadre che intervengono nei soccorsi? Non é dato sapere perché il dottore Scardia, responsabile del 118 del Salento non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
La soluzione tampone dell’asl leccese: camici che non coprono interamente gli operatori
Sappiamo dal conislgiere Conca, che la soluzione “provvisoria” adottata a Lecce, in attesa di dispositivi idonei, è stata quella di consigliare di indossare camici chirurgici che sono dotati di prevenzione da rischio biologico, da mettere quindi sopra le tute 118. “Va tenuto conto però – evidenzia il consigliere regionale – che i camici non danno protezione integrale, in quanto sprovvisti di cappuccio e con una lunghezza fino al ginocchio.”
Su questa brutta storia oltre al dottor Scardia, abbiamo cercato il direttore sanitario dell’asl Roberto Carlà, per avere dei chiarimenti, ma entrambi hanno gentilmente declinato l’invito di rilasciare interviste.
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