Tardano ad arrivare i risultati dei tamponi effettuati a Gallipoli, che non si sarebbero persi, come è stato detto in un primo momento, ma non sarebbero stati ancora processati come si dice in gergo.
Le provette in questione, sono state spedite a Foggia, presso l’istituto zooprofilattico, uno dei centri di riferimento a livello nazionale sin dall’era della “mucca pazza”. L’istituo però, non ce la farebbe a ssotenere la mole di provette., mentre il laboratorio del “Vito Fazzi” di Lecce, non avrebbe personale sufficiente, motivo per cui si é pensato di dirottare a Foggia.
Quattro gionri per avere il risultato dei tamponi
Un probema di non poco conto, perché significa non avere per tempo la diagnosi e non intervenire tempestivamente per arginare la diffusione del virus. Gallipoli aspetta da quattro giorni oramai e sta rischiando di fare la stessa fine di Copertino con un intero ospedale chiuso, se non si conosce l’esito dei tamponi, non si sa come intervenire e il rischio è che il viru scircoli liberamente.
Partito sabato il secondo stock di provette
In particolare i campioni sono quelli effettuati nel reparto di medicina, dove erano stati accertati tre casi positivi al COVID. Venerdì mattina sono stati eseguiti 37 tamponi partiti nel primo viaggio di mezzogiorno. Erano quelli del personale sanitario della medicina. Nel pomeriggio sono stati eseguiti altri tamponi relativamente ai pazienti ricoverati sempre nella medicina e qualche medico della pneumologia che aveva avuto contatti col reparto contaminato.
Si aspetta l’esito, ma intanto medici e infermieri lavorano in corsia e diffondono virus se sono positivi, senza ancora saperlo.
Gli ultimi campioni di venerdì pomeriggio eseguiti dopo le 12, sono partiti il sabato mattina e ancora devono rientrare con l’esito. Nel frattempo sabato tra i risultati arrivati dei campioni spediti venerdì, sono emersi due positvi e così si è nuovamente ripetuto il test, spedito domenica e la cui risposta deve arrivare. Mentre si attende l’esito delle provette, come già successo, il personale continua a lavorare in corsia e si rischia così di far danno e di ripetere di nuovo il tampone che dovrebbe essere immediato. Più è lunga è l’attesa più tempo la persona in esame circola senza sapere se sta diffondendo il virus.
Se c’è un sospetto forse è meglio chiudere, invece di aspettare, visti i tempi lunghi
Ecco perchè forse il reparto di medicina andava chiuso. Il problema forse è legato ai pazienti. Fin quando non si conosce il risultato dei tamponi, se sono positivi o meno, non si può decidere dove collocarli. E’ un sistema tutto collegato che poteva funzioanre se fossimo stati attrezzati adeguamtanete, ma paghiamo lo scotto di anni di tagli e mancati investimenti, sopratutto mancate assunzioni.
Qualcuno doveva sentire i colleghi di Copertino per arrivare preparati
Insomma l’emergenza insegna che bisogna agire per tempo e attrezzarsi tempestivamente e Copertino avrebbe dovuto insegnarlo. Forse non è un caso che la direzione generale dell’Asl avrebbe costituito una task force che affincherà il direttore sanitario del”Sacro Cuore”, composta dal responsbaile di igiene pubblica, il dirigente del distretto e il medico responsabile del lavoro, proprio per monitorare la situazione , alla luce dei tre casi accertati positivi al COVID, nel reparto di medicina che continua ad essere in funzione.
Un gruppo di esperti affinacherà il direttore sanitario di Gallipoli per gestire il contagio in ospedale
La notizia della task force è confermata dall sindaco Stefano Minerva che in un suo post dichiara che la direzione medica del presidio ospedaliero non avrebbe gestito la situazione ospedaliera al meglio. Nel frattempo proprio il primo cittadino dà notiza dell’arrivo di una tenda della croce rossa riscaldata, che arriverà a breve da Bitonto, da collocare in sostituzione della pagodina che si trova all’ingresso dell’ospedale. Qui per ore personale all’aperto, al freddo, al vento, giorno e notte é in servizio per prendere la temperatura a chiunque entri nel presidio, rischiando di ammalarsi.
In arrivo una tenda riscaldata per chi é in servizio all’aperto a prendere la temperatura di chi entra in ospedale
Già la FIALS aveva segnalato questa situazione, tra l’altro discutibile perchè così facendo glia ccessi non sarebbero effettivamente controllati, poichè entrerebbero tutti coloro i quali non presentano sintomi, quindi anche chi pur nona vendo la febbre, potrebbe però risutlare contagiato o positivo al virus.
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *