Infermiere dell’anestesia del “Fazzi” positivo al COVID-19

Infermiere dell’anestesia del “Fazzi” positivo al COVID-19

Contagiato, resta a casa con la febbre perchè sarebbe risultato positivo al corona virus. Si tratta di un infermiere del reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Lecce che ha accomapgnato un paziente dalla rianimazione del “Fazzi”, a quella di Gallipoli, proprio lì dove sono stati registrati un caso di positività e due sospetti, poi confermati ieri sera. L’infermiere leccese, durante il trasporto avrebbe indossato mascherina chirurgica, ossia senza filtro, con una capacità protettiva ridotta.

Ad alzare il rischio che il contagio possa esser avvenuto a Gallipoli, cosa ancora da appurare, il fatto che nell’ospedale gallipolino “Sacro Cuore”, qualcosa forse non ha funzionato. Lì sono tre i dipendenti ammalati e rimasti in quarantena, due infermieri e un oss, tutti e tre in servizio nella medicina del “Sacro Cuore.” Il 18 marzo scorso si è avuta la diagnosi del primo infermiere – come raccontato già da SanitàSalento , si sapeva di due casi sospetti, la cui positività è stata confermata nella tarda serata di ieri, intorno alle 21. Ora sino alla quale ha lavorato uno dei due dipendenti – come riportato dalla FIALS – Solo dopo l’esito del tampone, l’infermiere che stava bene, si è messo in isolamento.

Dunque stando alle dichiarazioni di Michele Barba e Silvio Cataldi della segreteria provinciale della FIALS, dipendenti positivi, ma senza sintomi, avrebbero continuato a lavorare in ospedale, aumentando evidentemente la diffusione del contagio. La preoccupazione sale, con la paura di vedere Gallipoli come Copertino, focolaio del Salento, con il rischio di dover chiudere il secondo ospedale più grande della provincia. Eppure Copertino avrebbe dovuto insegnare qualcosa.

Per esempio – dice Barba – effettuare immediatamente la sanificazione del reparto di medicina, già al primo caso COVID accertato, senza aspettare, così come era urgente sottoporre il personale entrato in contatto con l’infermiere paziente 0, ai tamponi, anche quelli asintomatici e coinvolgere il personale addetto alla distribuzione dei pasti e quello delle pulizie. Invece secondo quanto accertato dai sidnacalisti Barba e Cataldi, che hanno scritto ai veritci dell’asl leccese, al sindaco Minerva, oltre al direttore di presidio Dell’Angelo Custode, al prefetto di Lecce, le operazioni di bonifica, come quelle dei tamponi, non sarebbero state immediate. Per lo meno i due rappresentanti sindacali non avrebbero avuto notiza in merito, nè risposta alle due note scritte prima il 18 marzo scorso dopo la notizia del primo caso positivo, poi il 20 marzo.

Quello che sappiamo è che solo nelle giornate tra venerdì e sabato, due, tre giorni dopo il primo caso COVID, sono stati effettuati i circa 75 tamponi ai dipendenti della medicina di Gallipoli e a quello entrato in contatto: pneumologi in particolare che si sono recati nella medicina per visitare loro pazienti extralocati. Sabato pomeriggio l’ultimo stock di test sul personale di Sanità Service e alcuni pazienti. Tutti i tamponi sono partiti poi la mattina seguente con il corriere verso Foggia, dove si trova uno dei centri di riferimento nazionale. ma finchè non fatto i tamponi, cosa è accaduto’ Medici, infermieri, oss, tutti hanno lavorato regoalrmente, circolando in soedale ed entrando così in contatto con altre persone.

Si attendono adesso le risposte dei test, in particoalre quelle dei pazienti, per capire dove trasferirli in base all’esito del tampone, prima di chiudere il reparto di medicina e procedere alla bonifica. In verità l’amminsitratore di Sanità Service, Luigino Sergio, ci riferisce che le operazioni di sanificazione sono state già effettuate in buona parte, anche se con personale in servizio. “Man mano che le stanze di degenza si svuotavano – hanno chiamato dal reparto per sanificarle – ha spiegato il manager.”

La situazione si sta aggravando – scrivono Barba e Cataldi – poiché, i nuovi dipendenti del presidio di Gallipoli risultati positivi, hanno continuato a lavorare regolarmente e sono venuti a contatto con i pazienti ed altri dipendenti, forse anche di altri nosocomi, come si sospetta per l’infermiere del “Fazzi”. Dalle notizie che ci ha riportato il sindaco Minerva che si è sentito con il direttore del nosocomio Dell’Angelo Custode, risulterebbe che “Il direttore sanitario stia provvedendo a compeltare le sanificazioni degli ambienti interessati, dietro sollecitazioni anche delo stesso sindaco.”

Al “Vito FazziW però il caso registrato in rinaimazione preoccupa anche in sala operatoria dove l’infermiere avrebbe avuto contatti con colleghi, medici e altro personale.

Roberta Grima
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