Attivato dipartimento di emergenza, ma il pronto soccorso perde altri due medici

Attivato dipartimento di emergenza,  ma il pronto soccorso perde altri due medici

Attivato il dipartimento di emergenza – urgenza nel Dea di Lecce, ma il pronto soccorso perde oggi altri due medici, arrivando così a 18 camici bianchi operativi, su un totale di 32 iniziali. L’Asl però va avanti e fa sapere tramite comunicato stampa di aver reso operativo un nuovo modello organizzativo per il servizio di emergenza – urgenza, secondo un sistema dipartimentale, ovvero un’equipe di più specialisti dedicati all’emergenza – urgenza, coordinati dal capo dipartimento, in questo caso il dottor Giuseppe Rollo. In questo modo il paziente che ha bisogno di una serie di prestazioni e servizi in emergenza, trova una squadra dedicata e operativa 24 ore su 24, senza alcuna perdita di tempo prezioso. Questo in sostanza il modello dipartimentale dettato dalle linee guida del ministero.

Primo caso trattato secondo il nuovo modello organizzativo, quello descritto nel comunicato stampa dell’Asl: si tratta di un bambino di 5 anni che ha potuto usufruire dell’assistenza e cura fornita dai medici.
Il piccolo – si legge nella nota – giunto al pronto soccorso Dea per una frattura scomposta del femore, é stato preso in carico dal medico del pronto soccorso che ha attivato il cosiddetto trauma team, con la consulenza dell’ortopedico che a sua volta ha richiesto le indagini radiologiche, prima di intervenire con il supporto dell’anestesista. Il tutto negli ambienti del pronto soccorso Dea. Successivamente il bambino è stato spostato nella terapia intensiva Dea adiacente al pronto soccorso, per essere sorvegliato sino al riveglio, prima di essere dimesso.

Nulla di nuovo se pensiamo che non é la prima volta che il pronto soccorso chiama uno specialista ad intervenire come nel caso dell’ortopedico. La novità è senz’altro data dal fatto che tutti i servizi necessari per il pronto soccorso Dea, sono più vicini e il paziente non deve essere spostato da una parte all’altra dell’ospedale, rischiando di perdere tempo prezioso in caso di emergenza. A pochi metri dal pronto soccorso infatti, si trova la radiologia, ci sono le sale chirurgiche per gli interventi urgenti, si evitano spostamenti del paziente da un reparto all’altro, si evita la sottrazione di personale dal pronto soccorso che non deve più accompagnare il paziente presso un altro reparto, ma tutto viene eseguito in loco.

Nel comunicato stampa dell’Asl si evidenzia infatti che il percorso di cura é nato e si é concluso nell’attuale area del pronto soccorso del Dea, dove l’organico si compone non solo dei medici e degli operatori del pronto soccorso, ma anche della radiodiagnostica, dei posti di terapia intensiva di monitoraggio e degli specialisti afferenti a tutti i reparti.

Proprio su quest’ultimo punto va detto che, stando alle direttive ministeriali, la squadra di un dipartimento di emergenza – urgenza, composta da più specialisti, dovrebbe essere un team dedicato quindi non formato da specialisti che devono spostarsi ogni volta dal reparto di appartenenza al pronto soccorso quando c’è bisgono, ma in pianta stabile in servizio nel pronto soccorso, che sia anche una equipé operativa 24 ore su 24. Non sappiamo se effettivamente siamo già a questa situazione vista la grave carenza di organico un pò in tutti i reparti o se invece per ora c’é la semplice consulenza degli specialisti, che al momento del bisogno si recano al pronto soccorso Dea. Più volte abbiamo contattato il direttore del dipartimento dottor Giuseppe Rollo referente organizzativo, che però é al momento irreperibile.

Certo é che rendere il dipartimento di emergenza – urgenza a tutti gli effetti operativo, significa avere personale che al momento é carente un pò ovunque, in particolare nel pronto soccorso che oggi conta altri due medici che hanno lasciato per prendere altre strade professionali e che si aggiungono ai tredici già andati via per un totale di 18 medici operativi, su trentadue iniziali che dovranno dividersi tra pronto soccorso Dea, con trentacinque pazienti solo stamane in attesa di assistenza, e pronto soccorso Covid nel “Fazzi”.

Una situazione che non solo rende difficile formare la squadra dipartimentale al completo, ma rende complicato anche garantire la normale routine. Nè le soluzioni prospettate dagli amministratori sembrano avere effetto. La direzione dell’Asl ha emanato una direttiva nei giorni scorsi disponendo che ogni reparto indicato dovrà garantire a turno uno specialista a supporto del personale di pronto soccorso. Di fatto la direttiva viene spesso e volentieri inevasa, anche perchè lo specialista non sempre é in grado di affontare un’emergenza visto che non è la sua specializzazione, ma ha bisogno di essere affiancato dal collega del pronto soccorso che così non ha di fatto alcun aiuto.

C’è bisogno invece di qualcuno che possa sostituire i medici del pronto soccorso per poter garantire il servizio anche nel pronto soccorso Covid, dove capitano turni senza medico, perchè impegnato al Dea. Sono troppo pochi i camici bianchi per un ospedale di secondo livello che è anche riferimento per il Covid. La soluzione sarebbe assumere medici specializzati in emergenza – urgenza, ma non è facile reperirli e quelli che sono stati trovati, li abbiamo persi perchè assunti a tempo determinato per anni, senza che avessero mai la stabilizzazione dopo aver affrontato turni pesanti, Covid, minacce da utenza esasperata.

“Sono preoccupato – ci dice un medico – perchè non è facile trovare colleghi preparati in emergenza – urgenza che vogliano lavorare in un pronto soccorso, basti pensare che il 50% delle borse di studio messe a disposizione per questa specializzazione sono risultate inevase. Arriveremo ai pronto soccorso privati dove i medici accetteranno di lavorare per le cooperative, che garantiranno il servizio per le Asl con personale ben pagato, quello che il pubblico non avrebbe fatto per troppo tempo.”

Roberta Grima
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