Chiusi i ricoveri nella pneumologia del “Fazzi”, si potenzia quella Covid del Dea.

Chiusi i ricoveri nella pneumologia del “Fazzi”, si potenzia quella Covid del Dea.

Bloccati i ricoveri da ieri nella pneumologia dell’ospedale “Vito Fazzi”, che dovrà trasferirsi a breve al terzo piano del Dea. La notizia circolava da tempo con forte preoccupazione da parte del personale del reparto in questione e non solo, anche da chi si serve della pneumologia sia come cittadino, che come reparto ospedaliero per le varie consulenze.

A sopperire alla mancanza del servizio pneumologico ospedaliero, sarà la medicina dell’ospedale di Lecce come ci ha chiarito il direttore di presidio Osvaldo Maiorano. La scelta però resta poco comprensibile ai medici e infermieri che lavorano in ospedale. “Proprio adesso che sta calando la diffusione del virus – esordisce un medico del pronto soccorso – si decide di aumentare i posti letto della pneumologia Covid nel Dea. Si fosse fatto qualche settimana fa, quando eravano davvero al collasso, avrebbe avuto maggior senso, ma farlo adesso significa sguarnire l’ospedale di un servizio che ha sempre lavorato a pieno regime con una ventina di posti letto, già insufficienti per tutto il Salento, prima del Covid”

Una decisione che preoccupa. “Noi qui – dicono dal reparto pneumologico del “Fazzi” – assistiamo tanti pazienti con insufficienza respiratoria, ammalati di Sla, tracheostomizzati, che con questa chiusura, non avrebbero alternative se non Tricase.” All’ospedale “Panico” però, ci sono 14 posti letto di pneumologia che dovrebbero servire per tutto il Salento, visto che chiusa quella del “Fazzi”, la provincia di Lecce resta senza nessun altro servizio pneumologico.

Gli effetti di questo scenario si sono fatti sentire subito: sabato scorso con il blocco dei ricoveri già preidsposto nella pneumologia del nosocomio leccese, seppure non ancora in via ufficiale, è arrivato in pronto soccorso un uomo già in ventilazione per la grave insufficienza respiratoria. Il paziente doveva essere immediatamente trasferito al “Panico” per le gravi condizioni, ma i medici erano titubanti: l’uomo avrebbe avuto seri rischi di non farcela durante il trasporto di almeno 45 minuti e così hanno chiesto l’autorizzazione alla direzione medica, per un ricovero d’urgenza nella pneumologia.

Ora che medici e infermieri del reparto pneumologico del “Vito Fazzi” verranno trasferiti a breve, non c’é più possibilità di ricoverare nessuno. Come detto bisognerà fare riferiemnto alla medicina che per quanto valida ed efficiente, non sempre potrà rispondere a situazioni prettamente specialistiche di un reparto pneumologico. “Qui al Fazzi – dice un infermiere – il personale della pneumologia era solito stabilire il tipo di ventilazione di un paziente ricoverato in un qualsiasi reparto, in base alla lettura dell’emogas, il prelievo del sangue arterioso. Era lo penumologo a leggere l’esame e stabilire quale ventilazione era più adatta al paziente. Ora che non ci sarà il reparto, sarà tutto più complicato anche per il pronto soccorso che si vede ridotti i posti letto di aria medica – pneumologica.

C’è da dire tuttavia che un medico pneumologo resterà a disposizione dei reparti del “Vito Fazzi” garantendo la consulenza anche di notte. Intanto in questi giorni nella pneumologia si stanno preparando le dimissioni dei pazienti in guarigione e il trasferimento di coloro che invece richiedono ancora terapie e assistenza. Nel Dea invece, resta il problema annoso dell’ossigeno che, come denunciamo da un anno a questa parte, non ha attualmente l’impianto a norma, sopratutto risulta insufficiente al fabbisogno degli ammalati, venendo distribuito dalla stessa centrale del “Fazzi”. L’Asl quindi prima di potenziare i posti letto Covid, dovrà premunirsi dei volumi necessari di gas medicale, per poter aprire in sicurezza nuovi posti letto e dare la quantità giusta di ossigeno ai pazienti affetti da Corona virus, per fare questo è necessario attivare la centrale propria del Dea, che da un anno è dismessa.

La nuova ditta, la Sapio che si è aggiudicata l’appalto, stima che entro questa settimana dovrebbe montare i due serbatoi previsti dal progetto originario nella centrale criogenica del Dea, per poterla fare funzionare già dalla prossima settimana in modo autonomo, assicurando così livelli di ossigeno maggiori.

Nel frattempo la curva dei contagi si mostra in lieve discesa, potenziare le degenze Covid forse potrebbe servire a migliorare il rapporto tra posti letto e pazienti, uno dei parametri che potrebbe consentire a Emiliano di ottenere il colore arancione al posto del rosso che permane al momento sino al 30 aprile.

Roberta Grima
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