Crisi di governo, Palese: sanità al palo, per la Fimmg nessuna scusa per le regioni

Crisi di governo, Palese: sanità al palo, per la Fimmg nessuna scusa per le regioni

Nessuna scusante per le Regioni, ora che la crisi di Governo rallentera inevitabilmente le procedure di tanti provvedimenti in cantiere, soprattuo in campo sanitario. A dirlo il segretario regionale della fimmg (Federazione medici di medicina genrale) Donato Monopoli, in risposta a Rocco Palese, assessore pugliese alla sanità che sottolinea come siano diversi e tutti importanti i provvedimenti di politica sanitaria che rischiano lo stallo con la crisi di Governo. In primis c’è la manovra economica e la distribuzione delle risorse per le quali le Regioni avevano chiesto un intervento corposo per l’ambito sanitario. Richiesta che difficilmente potrà trovare riscontro sia per la crisi finanziaria, ma anche per i tempi stretti tra le prossime elezioni e la formazione del nuovo governo che dovrebbe avvenire in ottobre.

Il documento programmatico di bilancio aveva previsto un incremento di 2 miliardi per il fondo sanitario nazionale per ogni anno sino al 2024, passando da 114 miliardi del 2021 ai 128 del 2024. Un passo in avanti importante che per l’assessore Palese però, rischia di rimanere fermo al palo. Eppure erano previste risorse destinate all’acquisto di farmaci innovativi, al rifornimento di vaccini e terapie anti Covid, erano state portate a 12mila euro le borse di studio per gli specializzandi. Il bilancio sarà un documento affidato al nuovo governo che si fomerà dopo le votaioni del 25 settembre. Bene ha fatto secondo Monopoli, il presidente Mattarella a scegliere la data del 25 settembre così vicina per evitare che un documento importante come quello relativo al bilancio venisse dato ad una gestione commissariale.

Quanto al fondo nazionale sanitario di quest’anno, erano stati previsti 126 miliardi sui quali però non é stato raggiunto l’accordo tra le Regioni – come ricorda l’assessore alla sanità della Puglia Rocco Palese – ragion per cui spetterebbe al Consiglio dei Ministri del nuovo governo trovare la quadra per il riparto delle risorse.

Dopo ben ventisei anni era stata stilata una bozza di decreto per individuare i nuovi criteri per la ridistribuzione del fondo sanitario da sempre sbilanciato verso le regioni del nord.
Il documento era da definire e forse correggere in alcune parti, ma adesso è tutto rimandato a dopo le votazioni, per cui si rimarrà con il vecchio schema impostando le finanze sull’anno precedente. Bene che vada si potrà avere la versione nuova del riparto ad anno finito e se si pensa che di solito la definizione del fondo si fa agli inizi dell’anno, i tempi già rallentati per le controversie in Conferenza Stato – Regioni, si allungheranno tantissimo.

Senza soluzione secondo quanto ci riferisce Palese – seppure in fase avanzata, lo stanziamento di fondi per le spese legate alla pandemia: acquisti di vaccini, indennità al personale, attivazioni di servizi per la pandemia, una serie di voci di spesa che hanno portato le regioni ad avanzare la richiesta di risorse, arrivando ad una scelta condivisa con il governo di ben 4 miliardi, ma su questo punto – sottoliena l’assessore – bisognerà riprendere la discussione dopo le elezioni, tenuto conto che il presidente Mattarella ha dato mandato all’attuale governo di dare continuità a tutte quelle procedure amministrative, i cosìdetti affari correnti, sui quali il parlamento si è già espresso.
Tradotto significa per Palese che il personale del sistema sanitario dedicato al Covid dovrà attendere prima di vedere gli incentivi sulla busta paga.

A complicare c’è la crisi energetica e l’aumento dei costi, i 200 milioni che lo Stato aveva previsto per far fronte alla spesa di energia negli ospedali, al momento restano sospesi, ma la cosa che più preoccupa l’assessore Palese e che si ripercuterà maggiormente sulla collettività, è lo smaltimento di tutte quelle prestazioni sanitarie ferme al palo a causa della pandemia e per le quali il ministero aveva messo a disposizione 500 milioni di euro per abbattere i tempi di attesa. Una goccia in mezzo al mare per le Regioni che avevano chiesto al governo almeno 2 miliardi di euro oltre a provvedimenti normativi che permettessero l’acquisto di servizi dalle strutture private e far fronte alle tante persone che aspettano di poter avere un esame o una visita. L’altra richiesta era la deroga per due anni di ore aggiuntive e turni extra per il personale sanitario e aumentare la risposta sanitaria verso gli utenti. Tutto ciò si dovrà riprendere e ridiscutere da zero, mentre la gente si mette in coda per avere la propria prestazione medica.

Nel frattempo – continua Palese – medici, infermieri e oss stanno facendo i salti mortali con turni pesantissimi, senza avere sempre il riposo previsto con il rischio di non vedere neanche quell’indennità che spetterebbe.

Quanto al Pnrr subirà un ritardo di almeno quattro, cinque mesi per la realizzazione di case di comunità per potenziare l’assistenza medica sul territorio, con poliambulatori che consentano di svuotare gli ospedali sempre più affollati. Le pratiche per la realizzazione di strutture ambulatoriali dovrebbero cominciare almeno entro l’ anno ma prima del 2024 difficilmente si potrà partire. Intanto la gente che non trova servizi sul territorio si vedrà ancora costretta a recarsi nei pronto soccorso ospedalieri che sono oramai al capolinea con personale insufficiente a far fronte ai tanti accessi.

Quello che per Rocco Palese manca attualmente, quindi nel prossimo futuro, é la certezza di un intervento di grossa portata anche per quanto riguarda la possibilità di assumere personale medico sempre più carente. Le regioni sono ferme al vincolo di spesa pari all’1,4% della spesa del personale del 2004, un limite che più volte ha contestato l’assessore Palese anche in incontri informali con i funzionari del Mef. “Non si comprende – ci ha riferito l’assessore – perchè su 150 miliardi di budget che il governo stanzia alle regioni per la il sistema sanitario, non si possa prevedere un incremento della spesa del personale pari per esempio al 10% massimo delle risorse disponibili o comunque aggiornando quell’1,4% del 2004. Si è passati dai 90 ai 150 miliardi di euro nel tempo, aumentando le risorse, ma lasciando ferma la percentuale destinata alla spesa del personale, non si comprende perchè visto che sempre più c’è bisogno di medici, infermieri, oss e quant’altro. Gli stessi funzionari del Mef- ci confida Palese – non mi hanno saputo dare una risposta.”

Più ottimista il segretario regionale dei medici di medicina generale della Puglia Donato Monopoli che ricorda come il governo uscente è chiamato da Mattarella ad assolvere tutte le azioni eccetto il bilanco e quindi tutto quanto abbia già una copertura finanziaria dello Stato può essere espletato come per esempio in Pnrr, diversamente si dovrà discutere con il nuovo governo tutto ciò che comporterà una variazione nelle casse dello Stato.

Quanto invece alla partita Covid, acquisto vaccini, indennità al personale, hub, usca, ecc… rientrano nei fondi straordinari che mette a disposizione l’Europa per la sanità pubblica in emergenza e quindi le regioni potrebbero anticipare soldi con la copertura europea senza avanzare problemi di debiti in bialncio.

Quello che é più difficile ottenere in tempi rapidi è il nuovo contratto dei medici di medicina generale che potrebbe richiedere un incremento di risorse per potenziare gli studi medici con strumentazione e personale e che per questo andrebbe discussa nel nuovo bilancio affidato al governo, che si formerà tra qualche mese. Stesso discorso per la convenzione con le farmacie che se resta invariata potrebbe essere firmata con l’attuale governo, diversamente con quello successivo.

Quello che le regioni possono fare nel frattempo – secondo il parere di Monopoli – é realizzare tutto ciò che ha già una copertura dallo Stato e in maniera straordinaria dall’ Europa, come il Pnrr, tutto ciò che concerne il Covid, dopodicchè le amministrazioni regionali possono nel frattempo stilare uno schema con le scelte da adottare per poi trovarsi pronte davanti al nuovo governo e presentare il disegno programmatico per l’eventuale approvazione, guadagnando tempo utile. Bisognerà vedere se la campagna elettorale non fermerà l’attività governativa come accaduto nelle ultime regionali del 2020 quando Emilianò giustificò il ritardo nella programmazione sanitaria per il Covid, con l’appuntamento elettorale tra la primavera e l’estate del 2020 che lo vedeva impegnato su altri fronti elettorali piuttosto che sull’emergenza sanitaria.

Roberta Grima
ADMINISTRATOR
PROFILE