Da centro per la salute delle donne, a solo consultorio

Da centro per la salute delle donne, a solo consultorio

Nel giro di pochi mesi dovrebbe arrivare una rianimatrice nella radiologia del vecchio ospedale di Lecce, in piazzetta Bottazzi. L’arrivo della professionista consentirà finalmente di completare i servizi radiologici all’utenza, “sfruttando” al meglio le apparecchiature, che verrebbero usate anche per gli esami diagnostici con contrasto, ad oggi inesistente.

Senza contrasto da anni
Attualmente tac, risonanza, ecografo, vengono infatti impiegati in modo parziale, da tempo gli esami con contrasto non vengono effettuati, proprio perchè mancando un rianimatore non é permesso sottoporre i pazienti all’esame con mezzo di contrasto, per motivi di sicurezza.

Fermo anche il mammoton
Anche il mammoton, attrezzatura per eseguire le agobiopsie completamente controllate dal computer, richiede la presenza del rianimatore, consentendo un prelievo multiplo di tessuto mammario, quando si sospettano lesioni tumorali. Anche in questo caso l’apparrecchiatura del vecchio “Fazzi”, non può essere ad oggi usata per mancanza dello specialista.

Attrezzatura ferma per un anno
Nel giro di pochi mesi si spera che la questione della senologia del vecchio ospeale si risolva, anche perché la senologia in questione, era stata identificata di secondo livello, ossia dedicata ai casi più gravi di tumore alla mammella o sospetto tale, oltre a dedicarsi a tutta l’attività senologica fuori screening. La dottoressa Melli infatti, direttrice dell’asl leccese nel 2017, aveva deliberato una funzione ben precisa per la senologia di piazzetta Bottazzi, così come per l’ex dispensario di via Miglietta, a pochi metri.

Un centro per la salute delle donne
Quest’ultimo infatti avrebbe dovuto essere ristrutturato e dedicato all’attività di screening senologico, quindi di primo livello, oltre a garantire tutta una serie di servizi ambulatoriali dedicati alle donne: pap – test, ambulatorio di ginecologia e ostetricia, ambulatorio di endometriosi, sala mammografica, assistenza psicologica, oltre al consultorio familiare posto al primo piano.

Non si completa l’edificio e si perde il finanziamento
L’edificio sito in via Miglietta, era inizialmente destinato ad un’opera di ristrutturazione per ricavare un consultorio familiare al piano superiore, così come risulta nel disciplinare 2009 relativo al piano di finanziamenti europei 2007 – 2013. Due milioni di euro dalla comunità europea, per ristrutturazione e adeguamento normativo. Nel dicembre 2015 però, il responsabile del piano di finanziamenti relaziona all’allora direttrice generale dell’asl Silvana Melli, che l’edificio era ancora per l’80% incompleto. “La ditta INFRA di Napoli – scrive il responsabile ingegnere Antonio Leo – è fallita, pertanto l’intervento è stato inserito nel nuovo piano di investimenti 2014 – 2020, per poter continuare l’opera.” La mancata consegna dell’edificio ristrutturato, alla scadenza del 31 dicembre 2015, avrebbe fatto perdere il finanziamento europeo 2007 – 2014, tanto che l’asl ha dovuto continuare i lavori con fondi aziendali e chiedere un nuovo finanziamento europeo, per coprire le spese sostenute.

Oltre al consultorio altri servizi per le donne
Per evitare di perdere altro tempo e soldi, visto che il consultorio none ra ancora pronto e che c’era un problema di ascensore, si pensò di realizzare i lavori al piano terra così come previsto nel progetto del nuovo finanziamento con servizi specifici per le donne. L’idea venne approvata e concordata dalla direttrice Melli, insieme al direttore del distretto di Lecce allora Rodolfo Rollo e la presidentessa dell’associazione SOS per la Vita Rita Tarantino. Venne acquistato tra le altre cose il mammografo in 3D, gli arredi, ma il primo è rimasto fermo per un anno in attesa che aprisse la struttura, mentre gli arredi sono depositati non si sa bene dove.

Un centro risultato semplice consultorio
Nel frattempo, l’anno scorso Striscia la Notizia ha sollevato la questione dell’ex dispensario, per il quale sarebbero stati spesi diversi soldi, senza però che venisse messo ancora in funzione, con un mammografo nuovo per di più fermo. Eppure lo scopo era quello di abbattere le liste di attesa, rendendo operativo l’apparecchio radiologico, salvo poi risultare inidoneo per quel tipo di edificio. E’ probabile che il dipartimento di prevenzione di Brindisi deputato a dare l’ok per l’accreditamento regionale, abbia ricevuto la documentazione iniziale, non aggiornata al progetto del “percorso rosa” con servizi al piano terra dedicati alle donne. Questo spiegherebbe perché l’ex dispensario sia risultato semplice consultorio, come era inizialmente e quindi inidoneo ad avere un mammografo. Motivo per cui Brindisi avrebbe costretto l’asl leccese a togliere dall’ex dispensario l’apparecchiatura, che nel frattempo è finita nella senologia della cittadella della salute, mentre nell’edificio oramai ristrutturato di via Miglietta, sarà collocato il consultorio familiare, la sala per le mammografie con la’ttività dis creening verrà necessariamente meno.

La denuncia della Laricchia: manca il percorso donna
E’ questo il punto – dice la consigliera regionale del movimeno 5 stelle Antonella Laricchia – che il progetto per l’ex dispensario con la missione di ridurre le liste di attesa nella senologia, di fatto viene smantellato. L’asl oggi priva Lecce di una struttura pensata per le donne, dedicata ai tumori femminili e alle patologie delle donne che devono di volta in volta prenotare al cup il servizio che serve loro, senza avere un percorso completo come si era pensato nell’ex dispensario, con tutti is ervizi necessari al caso. Si percorre una via crucis tramite il CUP da un ospedale all’altro, spesso con tempi di attesa incompatibili, se si pensa che un ecografia semplice si deve attendere dai 3 – ai 4 mesi, per una mammografia dai 5 ai 6 mesi, se poi serve un ago aspirato si rischia di andare nelle strtture private. Di fatto si favorisce il privato, quando il pubblico manca o non ce la fa.

La risposta dell’asl
“Da tempo – scrive l’azienda sanitaria leccese in un comunicato stampa di riposta – é attivo nella cittadella della salute – a pochi metri dall’ex dispensario leccese, un centro di senologia di secondo livello, con una equipe completa di medici senologi e tecnici di radiologia medica, che hanno in dotazione le più sofisticate tecnologie senologiche al momento disponibili. Tra queste due mammografi di ultima generazione con ricostruzione di immagine, due ecografi di cui uno dedicato alla sola senologia interventistica, un mammotome, un apparecchio RMN con possibilità di eseguire la risonanza magnetica mammaria.”
Nel vecchio ospedale scrive l’azienda sanitara “vengono effettuati circa 3000 esami anno per la senologia. Viene poi garantito – contrariamente a quanto detto dalla Laricchia – l’intero percorso diagnostico che va dalla visita, mammografia, ecografia, biopsia mammaria eco e mammotome guidata (tra i pochi centri in grado di effettuare biopsia su guida tomosintesi), con la consulenza in loco dello specialista Anatomopatologo.”

Da migliorare l’accesso alle prenotazioni
In realtà sono tutte prestazioni che la donna deve prenotare di volta in volta, non c’è un “percorso rosa”, ossia un unico accesso che consente di fare i vari esami a seconda del caso.
Inoltre gli esami con contrasto e il mammotone, non si possono ad oggi effettuare per mancanza del rianimatore.

La rete oncologica del Salento si dedica allo screening
Quanto allo screening che a Lecce si sarebbe dovuto fare nell’ex dispensario di via Miglietta, l’asl ribadisce l’esistenza della rete oncologica provinciale, che vede la presenza di più servizi nell’intero Salento, presso i reparti degli ospedali di Lecce, Gallipoli, Scorrano, Galatina, Copertino, Casarano e nel Presidio Territoriale di Assistenza di Nardò, rafforzati dagli ottimi servizi dell’ospedale “Cardinale Panico” di Tricase e dai centri privati accreditati. Queste strutture – si legge nel comunicato stampa – sostengono un capillare programma di screening senologico, rivolto a tutte le donne dai 50 ai 69 anni. Fuori dalla fascia di età le donne possono rivolgersi alla cittadella della salute di piazzetta Bottazzi.

Mancano i servizi chirurgici
“Nei suddetti ospedali – rispode la consigliera Laricchia – si possoo effettuare al massimo le diagnosi, perchè per poter garantire un buon livello di cure chirurgiche, in un anno devono essere praticati almeno 150 interventi, e nessuno degli ospedali citati dall’asl, riesce a raggiungere quel numero. A dimsotrazione di ciò – conclude la consigliera grillina – nella delibera dell’Aress, gli ospedali salentini non sono nenache citati. Dai dati forniti, nel 2019 le prime visite per neoplasie alla mammella sono state 395 e Lecce opera circa 160 tumori della mammella. Ci chiediamo: dove sono andate ad operarsi le altre 235 pazienti?”

Roberta Grima
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