Dall’ex dispensario il mammografo “viaggia” verso la radiologia del vecchio ospedale

Dall’ex dispensario il mammografo “viaggia” verso la radiologia del vecchio ospedale

Fermo da anni, il mammografo digitale acquistato per l’ex dispensario di Lecce in via Miglietta, si trova nella radiologia del vecchio “Fazzi”. Dopo l’articolo di SanitàSalento e il sopralluogo dell’inviato di Striscia La notiziaPinuccio, l’Asl ha fatto sapere l’intenzione di spostare il mammografo digitale, dall’ex dispensario alla cittadella della salute. In effetti così è stato, da qualche ora l’apparecchiatura é imballata nella radiologia del vecchio ospedale, pronta per essere montata.

Si rafforza la radiologia, lasciando incompleta una struttura
A breve quindi, nel vecchio “Vito Fazzi”, le donne potranno prenotare non solo la mammografia, ma anche l’eventuale prelievo alla mammella. Si perché nella radiologia diretta dal dottor Luigi Quarta, c’è attualmente un solo mammografo con il quale eseguire sia gli esami mammografici, che i prelievi. Il che significa che l’operatore è costretto a spostare le prenotazioni mammografiche, quando c’é necessità di fare prelievi alla mammella, che non possono aspettare. Un disagio di non poco conto, per le donne che hanno prenotato la mammografia, visto i lunghi tempi di attesa. C’é da dire però, che se fosse funzionale l’ex dispensario con il mammografo, forse non ci sarebbe stato bisogno di spostare l’apparecchiatura, probabilmente sarebbe stato sufficiente organizzare i prelievi, con lo spostamento del medico e/o tecnico di pochi metri, dal servizio radiologico di piazzetta Bottazzi, all’ex dispensario in via Miglietta. In questo modo si garantivano entrambi i servizi: mammografie e prelievi.

Il rovescio della medaglia
L’Asl invece ha preferito trasferite il macchinario. Il che se da un lato può rappresentare maggiore efficienza nella radiologia, perché si evitano interruzioni di un servizio, per garantirne un altro, dall’altra però, può far pensare ad un’inefficienza. Non si capisce perché infatti l’ex tubercolario debba restare così sguarnito di un apparecchio lì previsto, così come non è chiaro perché l’edificio ancora non sia aperto al pubblico con i servizi stabiliti, tra cui il mammografo, tenuto conto delle spese e degli investimenti sostenuti: poco più 9 milioni di euro dal bilancio dell’Asl.

Il progetto iniziale per l’ex tubercolario
Per l’edificio in via Miglietta infatti, era previsto un progetto iniziale che rientrava nel disciplinare del dicembre 2009 dei finanziamenti europei 2007 – 2013. Erano stati chiesti alla comunità europea 2 milioni di euro per ristrutturare e mettere a norma l’edificio. Inizialmente era prevista la divisione in tre piani dei quasi 2000 metri quadrati di superficie. Nel seminterrato era previsto l’archivio dell’Asl, al piano terra, si era disegnata una larga hall dove sarebbe dovuta andare un’accettazione, dalla quale poi sarebbero stati smistati gli utenti nelle varie sale di consulenza: psicologica, terapeutica o diagnostica. Due stanze dovevano essere destinate per le riunioni, una terza era stata pensata come sala d’attesa, un’altra per l’ufficio di segreteria e direzionale.

Lavori interrotti e finanziamenti persi
I lavori si sarebbero dovuti concludere entro il 2013, come da finanziamento (FONDI FERS 2007 – 2013), ma quando a giugno 2013, SanitàSalento se ne occupò, si venne a sapere dei tanti imprevisti incontrati e dei ritardi rispetto alla consegna fissata. Non solo, ma dalla relazione che il RUP (responsabile unico di procedimento) fece nel 2016, all’allora direttrice Asl Silvana Melli, che chiedeva conto dell’edificio ancora in lavorazione, emerse che l’impresa INFRA di Napolì era fallita, che i lavori erano interrotti, che era in corso un contenzioso relativo ad un ascensore e che la ditta non era stata ancora pagata. Una scena già vista anche in altri cantieri dell’Asl: lavori rallentati, ditta fallita che vuole essere pagata, nuova gara, pagamento con fondi aziendali, per poi chiedere nuovo finanziamento per recuperare le somme anticipate. Di norma quando non si rispetta la data di scadenza della realizzazione dell’opera, il finanziamento europeo viene meno.

Somme anticipate dal bilancio Asl
La dottoressa Melli, nonostante restassero fuori dal finanziamento europeo diversi interventi nell’ex dispensario, per un importo di circa 200 mila euro, decise comunque di terminare almeno il piano terra della struttura, anticipando la somma dal bilancio aziendale.
La manager aveva pensato ad un ruolo ben preciso per la struttura di via Miglietta, che voleva rendere un luogo specializzato nei servizi sanitari per le donne, con un sottoprogetto B, che integrasse quello originario. L’ex direttrice Asl, prevedeva l’aggiunta dei servizi di screening mammografici, l’ambulatorio per il pap – test, il cup senologico, tutto in forma gratuita. I servizi vennero realizzati al piano terra. Oltre non si poteva costruire, dal momento che era in corso un contenzioso davanti alla magistratura e che i piani superiori non potevano essere realizzati, se non si risolveva prima la questione ascensore.

Obiettivo: maggiore controllo sulle prenotazioni senologiche
L’idea dell’ex direttrice Melli, era di dividere i percorsi senologici per tipologia di donne: alla radiologia del vecchio “Fazzi”, era destinata tutta l’utenza femminile che doveva sottoporsi a esami più ravvicinati, quindi non lo screening istituzionale che si fa ogni due anni, ma quelle donne che richiedono un controllo ogni anno o sei mesi. C’era l’esigenza di tenere distinti i percorsi per le donne, a seconda delle necessità, con sistemi di prenotazioni differenziati. Da qui l’idea di creare un “Percorso Rosa”, in cui si sapeva con certezza chi faceva cosa: quali erano i centri dello screening nel territorio Asl (come l’ex dispensario), quali le strutture attrezzate per fare controlli ravvicinati (radiologia vecchio Fazzi), i centri per i casi più gravi, sino all’ospedale. Nell’idea della Melli, il privato avrebbe avuto una convenzione, per svolgere un ruolo che non fosse lo screening che doveva restare gratuito. A supportare la Melli nel suo progetto, Rita Tarantino, presidentessa dell’associazione “SOS per la vita”, da sempre in lotta per difendere il diritto alla salute delle donne. Tarantino presidentessa anche del comitato consultivo misto, effettivamente é riuscita a differenziare le agende di prenotazione, ma sulla questione dell’ex dispensario, stranamente non ha preso mai una posizione pubblica.

La commissione legalità denuncio tutto
Oggi il mammgorafo di quella che doveva essere la sede dello screening (ex dispensario), é trasferito per essere montato nella radiologia di piazzetta “Bottazzi”, mentre l’ex tubercolario aspetta di essere completato negli altri due piani. Si dovrà fare presto per attivare il finanziamento 2014 – 2020 e recuperare somme utili per terminare l’opera. Dei ritardi e dei finanziamenti persi, ne venne informata la dottoressa Melli, dall’allora commissione anticorruzione e legalità, nominata dalla stessa dottoressa Melli. Tra i membri della commissione, l’ingegnere Luigina Quarta che oggi si dice pronta a raccogliere le firme per una petizione, affinché i soldi spesi dall’Asl vengano usati per quello che era stato previsto: realizzare un centro di riferimento per i servizi sanitari femminili, con mammografo compreso.
La riqualificazione dell’ex dispensario antitubercolare, doveva rappresentare il fiore all’occhiello di un progetto regionale ben più ampio nell’ambito dei finanziamenti europei 2014 – 2020, denominato “Progetto Donna”, per un finanziametno inziaile di 12 milioni e 600mila euro, portati al ribasso a 9 milioni e 350mila euro. Tutti soldi pubblici.

Roberta Grima
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