Focolaio Covid in chirurgia chiusa per bonifica

Focolaio Covid in chirurgia chiusa per bonifica

Contaminato, il reparto di chirurgia generale del “Vito Fazzi”, é rimasto aperto sino a poche ore fa, eccetto la stanza dove era ricoverato il paziente trovato positivo. La camera di degenza sarebbe stata sanificata dagli addetti di SanitàService, contestualmente sono stati spostati i pazienti altrove, i meno gravi a San Cesario, mentre il caso positivo é finito nel Dea.

Il problema adesso è il personale che risultando asintomatico, è stato lasciato in isolamento. I tamponi infatti sono previsti in caso di sintomi o contatto diretto, ma c’è chi per paura ha deciso di farsi il test a proprie spese. “Abbiamo famiglia – dice un medico – vogliamo stare tranquilli e proteggere i nostri figli, quando rientriamo a casa. Io anche senza febbre potrei avere il virus, dopo il caso registrato in reparto.”

La vicenda però va raccontata a monte per capire se si possono evitare alcuni errori o se si stanno ripetendo gli stessi della prima ondata, quando ancora molte cose non si conoscevano. Qualche giorno fa in uno dei reparti di medicina del “Fazzi”, era ricoverata una persona disabile, accompagnata dalla sua badante. All’ingresso é stato effettuato il tampone al paziente, non sappiamo se é stato fatto pure alla donna che lo assisteva, i bene informati dicono di no, ma non abbiamo questa certezza. Il test dell’uomo, é emerso negativo per cui ha trascorso due settimane tranquille nel reparto medico assieme alla badante. Poichè l’uomo doveva essere operato alle vie biliari e al fegato, per un tumore, è stato trasferito nella chirurgia generale. In questo passaggio però, non é certo che il paziente sia stato sottoposto al tampone come prevede la circolare interna della direzione medica. Stessa cosa anche per la badante che, stando ai ben informati, non sarebbe stata esaminata. Ad un certo momento però la donna accusa un pò di febbre e sintomi sospetti. Solo a quel punto le fanno il test anticovid, risultando positiva, da lì è partito il controllo anche al paziente risultato anche lui positivo, idem per un’infermiera, un medico e quattro pazienti.

Un contagio conclusosi con il trasferimento dei 4 pazienti infettati a San Cesario, dell’uomo disabile nel Dea e dell’isolamento degli altri positivi che però stanno bene.

Ora la domanda che in tanti si pongono è come sia possibile che ancora si creino focolai nei reparti ospedalieri? Se un paziente sfugge ai tamponi al suo ingresso in un reparto, il che già è grave, non sarebbe opportuno bonificare l’intero ambiente e non solo la stanza, visto che il personale a contatto con il paziente, circola per le altre camere, la medicheria, i corridoi, con il rischio di diffondere come mine vaganti il virus?

Nella prima ondata si registrarono in molti reparti ospedalieri e non solo del “Vito Fazzi”, focolai e diffusioni del virus proprio perché si sanificavano le stanze e non i reparti. Si ritenva sufficiente bonificare la camera del paziente positivo e il bagno, i luoghi cioè dove stazionava, ma non si considerò almeno in un primo momento, che un operatore a contatto con il paziente positivo, avrebbe potuto contrarre il virus e portarlo in giro. Ecco perchè sarebbe utile sanificare l’intero reparto e non la singola camera di degenza. Lo sa bene la direzione del presidio di Gallipoli, dove la primavera scorsa si contarono diversi reparti infettati, proprio perchè la bonifica veniva fatta alla stanza della persona positiva ricoverata, solo in un secondo momento, quando il virus era oramai diffuso colpendo anche infermieri, oss e medici, allora ci si rese conto che era meglio chiudere tutto e bonificare.

C’è da dire che da diverse settimane cerchiamo di contattare referenti sanitari che ci dicano quale sia la procedura corretta, per la bonifica dei reparti ospedlaieri.

Solo il direttore del SIAN, (servizio igiene e sicurezza sui posti del alvoro) dell’asl, Giovanni De Filippis, ci ha chiarito telefonicamente che dovrebbe essere bonificato l’ambiente contaminato dove ha stazionato la persona positiva. “E’ chiaro – ha detto il dottor De Filippis – che se c’é personale sanitario positivo, seppure senza sintomi, va sanificato l’intero reparto, proprio perchè il medici, infermieri e oss, entrano a contatto con tutti gli ambienti del reparto stesso.

A questo punto sembra logico che la chirurgia sarebbe dovuta rimanere subito chiusa per essere interamente bonificata, invece sappiamo che si stanno adoperando in queste ore per farlo, dopo i risultati positivi dei tamponi di medico e infermiere. Forse a questo a punto andrebbe sanificata anche la medicina da dove è partito tutto, quando il paziente disabile con la sua badante sono stati ricoverati 15 giorni fa.

Roberta Grima
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