Gallipoli senza pronto soccorso, agitazione tra il personale

Gallipoli senza pronto soccorso, agitazione tra il personale

Dopo medicina anche il pronto soccorso di Gallipoli chiude. Il rischio é che chiuda l’intero ospedale se non si riuscirà a contenere la diffusione del contagio che avrebbe coinvolto quattro operatori, proprio del pronto soccorso, risultati positvi. In queste ore nel nosocomio “Sacro Cuore” la tensione é altissima, c’é l’idea di aprire il servizio di pronto soccorso sostituendo il personale con medici di altri reparti, in paritcoalre della chirurgia, che ovviamente non ci sta.

In attesa del risutlato del tampone si circola liberamente, facendo così diffondere il virus
Da giorni scriviamo della contmainazione della medicina con due infermieri e un oss positvi al virus, dove per giorni, medici, infermieri, oss, asintomatici, hanno continuato a lavorare. Solo dopo diversi giorni sarebbe deciso di chiudere il reparto, dopo l’esito dei tamponi che ha tardato ad arrivare, riportando quattro pazienti positvi e altri due operatori. A questi si sono aggiunti i quattro del pronto soccorso. Un’escalation che forse si sarebbe contenuta se si fosse messo tutto il personale della medicina in quarantena senza aspettare, correndo il rischio che circolasse ancora il virus. La persona positiva infatti, non è soltanto quella che ha i sintomi, febbre e tosse secca, ma anche quella asintomatica, senza alcun segnale e che può comunque contagiare gli altri. Questo è quello che sta accadendo negli ospedali non solo di Gallipoli.

Il pre-traige all’ingresso non serve così fatto
A paggiorare il destino di Gallipoli, il perosnale del pronto soccorso che in parte almeno non avrebbe utilizzato le protezioni o le avrebbe indossate in modo scorretto. La mascherina deve infatti arrivare a coprire anche il naso e non soltanto la bocca. Il fatto poi che all’ingresso del nosocomio, si misuri la temperatura non rappresenta un filtro efficace ad evitare i casi positvi, perchè come detto viene fatto entrare chi non ha la febbre, senza sapere però se ha il virus o meno. Questo filtro cosìfatto è stato malamente valutato come protezione anche per chi lavora nel pronto soccorso e forse ha fatto si che ci fosse un atteggiamento imprudente.

Un’azione di petto dalla direzione di presidio
Ora la direzione dell’ospedale come il sindaco, massima autorità della città, dovrebbe prendere in mano le redini e affrontare la situazione di petto per scongiurare il peggio. Da tempo e da più parti si chiede di sottoporre i lavoratori del sistema sanitario al tampone, con e senza sintomi.
Michele Barba della segreteria provinciale della FIALS, chiede a questo punto di esaminare tutti i dipendenti indistintamente, perchè decine decine di persone hanno avuto contatto con il pronto soccorso e queste a loro volta con altri colleghi e pazienti. “Ci si aspetta – scrive Barba – che la direzione medica dell’ospedale detti le linee di indirizzo da seguire – comunicando ai dipendenti e alla popolazione che è ormai riversa nello sconforto e nella paura.

Appare evidente – aggiunge il sindacalista – che sul territorio di Gallipoli, il contagio non riguarda, fino a questo momento, cittadini della “società civile” ma, esclusivamente, operatori sanitari e pazienti. Ciò deve fare riflettere sulle gravi responsabilità e costringere ad indagare, attraverso la cronologia degli avvenimenti, sui tempi e sulle modalità con cui sono stati effettuati gli interventi.

Anche al “Fazzi” si lavora senza conoscere l’esito del tampone
Da Gallipoli a Lecce, al “Vito Fazzi” dove da tempo il personale ha chiesto di essere sottoposto al tampone. Anche qui si è tardato a mettere in quarantena il personale che é entrato in contatto diretto e indiretto con l’infermiere dell’anestesia, risutalto positivo. C’é ancora chi, aspettando il risultato del tampone, continua a lavorae nei reparti e chi ha preferito mettersi in malattia. Anche in questo caso la direzione medica non ha dato chiare indicazioni uguali per tutti. Di fatto ognuno si regola autonomamente eccetto per chi é naturalmente positivo. Far lavorare personale sospetto, in attesa di conoscere l’esito del tampone, è un rischio. Significa che una persona asintomatica potrebbe avere il virus e farlo cicolare libeamente in ospedale. Ecco perché – ha detto il cosnsigliere comunale Andrea Guido – è opportuno che tutto il personale sanitario, a contatto diretto e indiretto, venga esaminato e sottoposto al tampone indipendentemente dai sintomi e nel frattempo venga messo in quarantena.

A Copertino è stato chiuso il pronto soccorso perchè il personale che ha lavorato sino a ieri, é stato sottoposto al tampone prima di riaprire l’ospedale come struttura Post – Covid.

Serve un piano di azione con l’aiuto degli esperti
“C’é una grande preoccupazione in tutto l’organico del sistema sanitario – scrive Vincenzo Gentile, segretario provinciale della FIALS – Una situazione di caos che non é dettata quindi solo dall’insufficienza di DPI (dispositivi di protezione individuale), ma anche da una carenza di tamponi. Da tempo – dice Gentile – segnaliamo la necessità di sottopore tutti i lavoratorri della sanità al test, per evitare il contagio proprio tra gli stessi dipendenti che oggi arrivano a 38 casi nel Salento. La diffusione del contagio aumenterà esponenzialmente e l’assitenza ai malati diventerà difficile assicurarla in simili condizioni.”

Manca un piano con delle indicazioni standard sul da farsi per arginare il contagio, piano che doveva essere fatto a monte con la consulenza di un infettivologo.

Roberta Grima
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