Gli ospedali del Salento tra i migliori in Puglia per umanizzazione delle cure, ovvero rapporto umano con il cittadino – paziente. E’stato premiato il “San Giuseppe” di Copertino, come ospedale con il maggior miglioramento raggiunto, in termini di assistenza alla persona, organizzazione dei reparti in funzione dei cittadini, accessibilità fisica da parte di questi, vivibilità e comfort. Altri criteri presi in esame: la facilità ad avere informazioni, la semplificazione delle procedure e la trasparenza, in definitiva la relazione col paziente/cittadino. Buon risultato anche quello raggiunto dall’ospedale “Delli Ponti” di Scorrano, che si é posizionato tra i primi cinque ospedali pugliesi, nell’attenzione prestata all’utenza.
Si può fare meglio per mantenere alti i risultati raggiunti
Sono risultati significativi, illustrati ieri, nella terza giornata conclusiva del Forum Mediterraneo in sanità, nella fiera del levante a Bari. Risultati che dimostrano come la buona sanità esista e come la bontà dei servizi, la fanno sopratutto le persone che ci lavorano. Si tratta – come è stato detto – di un importante riconoscimento per l’ASL Lecce, da tempo impegnata sul fronte dell’umanizzazione delle cure, ma che deve spingere la stessa azienda e non solo, a fare meglio.
Proprio Scorrano per esempio, è in questi giorni al centro delle cronache, dopo il sopralluogo effettuato dal consigliere regionale Antonio Trevisi, che ha constatato come nel “Delli Ponti”, esistano criticità che rischiano di rendere vani i buoni risultati raggiunti.
Si sterilizzano i ferri a Casarano o Poggiardo
Se l’autoclave infatti funzionasse, si eviterebbe di dover perdere tempo e risorse umane, trasportando i ferri da sala operatoria a Casarano o Poggiardo, per poterli sottoporre alla sterilizzazione. Questo significa perdere ore di tempo e allungare l’attesa per gli interventi in sala operatoria, che lavora in questi condizioni da qualche mese, in attesa che venga riparata l’autoclave.
Manca chi trasporta il paziente
C’é poi l’annoso problema della banca del sangue inesistente, in un ospedale che la Regione ha definito di primo livello, dove quindi si opera con tanto di rianimazione e dove c’è bisogno evidentemente di riserva di sangue.
Per non parlare della annosa questione del personale carente come ovunque, ma a Scorrano in particolare, nel giro di qualche mese, andranno in pensione sei infermieri solo in ortopedia, oltre a quelli di altri reparti, mancano inoltre molti caposala. Ciò vuol dire – come fa intendere il consigliere Trevisi – servizi più lenti, difficoltà a coprire l’assistenza, perchè in mancanza di operatori socio sanitari, è l’infermiere che per esempio, trasporta un paziente in radiologia per una tac, lasciando scoperto il reparto.
Serve un posto dove sanificare le ambulanze
Queste sono le criticità raccolte da Trevisi. “Diversi sono i problemi anche al Pronto Soccorso, dove manca un locale che separi l’ingresso, dalla sala d’attesa e sembra siano state sbagliate le misure per l’apertura delle porte, tanto che – aggiunge il consigliere – si sarebbero fatti male anche alcuni operatori del 118, in questi giorni di forte vento. Per quello che riguarda le ambulanze infine – è necessario – continua Trevisi – costruire accanto al parcheggio, un locale adatto alla loro sanificazione e decontaminazione, per garantire la sicurezza di utenti e operatori. Un locale da realizzare al più presto, in cui ci sia anche lo spazio per un deposito delle bombole d’ossigeno”.
Trevisi incontrerà nei prossimi giorni, il direttore delle Asl di Lecce Rodolfo Rollo a cui parlerà della situazione di Scorrano e delle altre strutture visitate in questi mesi.
Asl Lecce, modello regionale
Nel frattempo ieri a Bari, proprio Rollo ha ritirato la targa che premia i progressi del presidio copertinese, insieme al direttore medico facente funzioni Cosimo Longo, al vicedirettore medico, Maria Grazia Manna, alla responsabile regionale del progetto “YOUman LAB: Umanizzazione”, Sonia Giausa. Quest’ultima ha chiarito come il riconoscimento ottenuto, va letto in un contesto più ampio, che vede un percorso che parte dall’ospedale e arriva poi nelle strutture territoriali, sempre più a misura del cittadino. L’ARESS ha creato proprio un laboratorio di sperimentazione in tema di umanizzazione delle cure, partendo da un progetto pilota dell’Asl leccese, che già nel 2012, si era messa all’opera con tre strutture, due pubbliche e una privata, diventando un modello regionale.
Raccolta dati: un patrimonio da studiare per migliorare
Carta vincente del progetto: una check list da seguire in modo standardizzato in tutti gli ospedali, nata dall’osservazione dei servizi ospedalieri da parte di cittadini e operatori sanitari, che quindi sono stati chiamati in prima persona a monitorare i servizi. Circa un centinaio di persone, rappresentanti 53 realtà associative della Regione, che hanno raccolto dati utili al censimento e miglioramento dei servizi, con una doppia prospettiva: quella del paziente e quella del medico o infermiere.
Prossimi monitoraggi: centri riabilitativi, percorsi nascita e residenze sanitarie
Prossimo obiettivo quello di monitorare i centri riabilitativi, i percorsi nascita, che iniziano dall’ospedale, ma continuano sul territorio. Infine, in collaborazione con AGENAS, l’analisi
giungerà sino alla valutazione delle residenze sanitarie assistenziali. Con un arco temporale
che, di fatto, proverà a sondare tutte le realtà e le età, per capire come realizzare strutture e percorsi sanitari sempre più “dal volto umano”.
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