Ancora tensione nelle ambulanze del 118 salentino. Dopo la vicenda delle tute anti-COVID sbagliate, con protezione da schizzi e polvere, ma non da contatto biologico, sembrava tutto risolto. L’asl avrebbe infatti ritirato la merce errata, per distribuire le tute idonee, ma nei kit compaiono calzari scadenti a dire degli stessi operatori, visto che appena messi sulle scarpe si strappano con il minimo movimento.
“Si interviene sui pazienti sospetti, senza essere allertati”
Non è questo però il problema più serio, bensì quanto denunciano molti operatori a bordo dei mezzi di soccorso, ovvero: le mancate segnalazioni da parte della centrale di casi sospetti. Spesso le ambulanze verrebbero allertate per andare sul posto di casi sospetti COVID per intervenire, senza che l’equipaggio a bordo venga avvisato del possibile rischio, in modo da prendere le dovute precauzioni. “Arriviamo a casa delle persone – dice un medico – senza aver indossato le protezioni del caso perché ci segnalano link negativo, ovvero assenza di sospetto cornavirus. Non viaggiamo con le protezioni in modo fisso, perchè sono carenti e quindi impiegati solo in caso sospetto di COVID-19, ma nessuno ci avvisa.”
Su questo abbiamo provato più volte a contattare il responsbaile della centrale 118 dottor maurizio Scardia, ma senza riscontro. SanitàSalento proverà nuovamente a ricontattarlo domani
Medici che indossano le protezioni all’ultimo momento
L’altro ieri mattina per esempio, è stata mandata un ambualanza di una associazione a casa di una donna con insufficenza respiratoria con link negativo, ovvero senza segnalazione di un sospetto corona virus. Quando i soccorritori sono giunti sul posto, si sarebbero resi conto dell’esistenza di un possibile caso di COVID-19, per cui sarebbe stata allertata l’auto medica, giunta con i medici protetti dalle apposite tute, indossate durante il tragitto in auto, perchè avrebbero intuito la pericolosità.
Il caso COVID dentro il pronto soccorso che va in quarantena
La donna è arrivata nell’ospedale di Scorrano in codice rosso, ed é stata accolta immediatamente nel pronto soccorso. “Errore gravissimo – dicono alcuni medici – risultato: tutto il personale del pronto soccorso, é stato mandato a casa in autoisolamento per due giorni, nel frattempo sono stati sanificati i locali.
Una polmonite bilaterale mostra la presenza del virus
In realtà si sarebbe dovuto fare filtro all’accesso del pronto soccorso, per dirottare la donna in appositi ambienti che nell’ospedale “Delli Ponti” esistono già e sono dedicati ai pazienti COVID-19. La signora invece, é andata nella sala del pronto soccorso, con un sospetto enfisema polmonare. Il personale durante tutto il turno di mattina ha lavorato regolarmente, solo il pomeriggio, quando il medico di turno ha saputo quanto accaduto la mattina, ha preteso la sanificazione, astenendosi dal lavoro, chiedendo quindi di sottoporre la donna al tampone. Quest’ultimo è risultato poi dubbio, ma la tac toracica, avrebbe confermato la presenza del virus, mostrando nella signora, una polmonite bilaterale a vetro smerigliato, tipica del COVID-19.
Ambulanza sanificata a notte fonda, dopo aver soccorso la signora al mattino
L’equipaggio del 118 sia del turno mattutino che pomeridiano, è stato messo in quarantena, perchè l’ambulanza avrebbe viaggiato dopo aver soccorso la donna, sino a notte, quando alle due sarebbe stata poi bonificata. E questo sarebbe il secondo grave errore, dopo l’accesso nel pronto soccorso della signora, che avrebbe aumentato il rischio di contagio.
Si litiga con chi vuol far risparmaire i kit di protezione
L’altra notte invece, un paziente psichiatrico con tosse e febbre ha chiamato il 118 che arriva anche questa volta senza protezione, perchè – a dire degli operatori – per la centrale non era sospetto. “Abbiamo dovuto insistere per poterci vestire con le tute protettive, ma alla centrale ci è stato detto di non sprecare i kit protettivi, che servono per i casi COVID-19 certi.”
Una vera e propria guerra tra chi è in prima linea e chi dirige e smista le chiamate, che a dire degli operatori cerca di fare risparmio sui DPI. (dispositivi di potezione individuale).
“Siamo carne da macello”
“Si sta facendo tutto con troppa superficialità – dice un soccorritore: veniamo spediti insieme agli infermieri, non siamo tutti formati per la vestizione e svestizione delle protezioni, è tutto dato all’iniziativa dei singoli. Bisogna fare economia sui DPI, così ci dicono dalla centrale. Più volte abbiamo litigato col medico della centrale per non fare spreco, però davanti a tosse e febbre bisgona prendere precauzioni, invece siamo carne da macello.”
La paura di salire in ambualanza
“Stiamo passando dalle mascherine con filtro e tute protettive – dice una dottoressa – a quelle senza azione filtrante con cui viaggeremo presto sulle strade, in continua emergenza. Non ci sentiamo tutelati e quello che ci aspetta sarà peggio – dice la specialista – perché l’istituo superiore di sanità ha emanato delle raccomandazioni in base alle quali gli equipaggi delle ambulanze del 118 possono viaggiare con dispositivi di protezione quali mascherine senza filtro e camici di sala operatoria. Temiamo che sia un modo di mettere le mani avanti – dice la dottoressa – per evitare che gli equipaggi 118 si rifiutino di uscire senza i dispositivi di protezione prestabiliti. Per quanto riguarda i pazienti, ci dicono di far indossare le cuffiette da sala operatoria, in sostituzione delle mascherine chirurgiche.”
Sempre telefonicamente è stato contattato diverse volte da SanitàSalento anche il responsbaile dell’ufficio patrimonio dell’asl, dottor Dimastrogiovanni che si occupa degli acquisti dei dispositivi di protezione, il manager però non è stato rintracciato. Speriamo di essere più fortunati domani
Sacche monouso che vengono riutilizzate
Altro grave problema è l’assenza di aspiratori con sacche monouso che monouso non sono, perchè spesso i soccorritori devono lavare la sacca per riutilizzarla su un paziente successivo. “Fatto gravissimo – spiega un medico del 118 – perchè è fonte di infezione e contagio e in mezzo ad un’epidemia questo non ci vuole proprio.” Una criticità vecchia, della quale la stessa SanitàSalento si era già occupata.
La bonifica dell’ambulanza a fine giornata e non subito dopo il caso sospetto.
Infine la bonifica delle ambulanze che arrivano a Lecce o a Galatina, dove mancano realmente gli spazi idonei, con la suddivisione dei percorsi: sporco e pulito. L’equipaggio si sveste all’aperto, non c’é uno spogliatoio e ripone le tute nel contenitore dei rifiuti tossici ospedalieri. Il problema maggiore è che la bonifica richiede l’ambulanza ferma almeno un’ora e mezza prima di ripartire. Spesso non è possibile per le tante chiamate, forse per questo l’ambulanza dell’altra mattina, è arrivata ad essere sanificata alle 2 di notte.
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