Sarebbe di qualche ora fa, il risultato positivo al corona virus di un paziente ricoverato in chirurgia toracica del “Vito Fazzi”, accanto a lui un’altra persona. L’uomo con esito positivo, sarebbe stato operato la settimana scorsa, proprio quando nel blocco operatorio del nosocomio, era di turno l’infermire dell’anestesia, risultato l’altro giorno positivo al COVID-19. Tre chirurghi oggi sono stati sottoposti al tampone e sono ora in attesa dell’esito, mentre il paziente é stato immediatamente trasferito al reparto di malattie infettive.
Il personale preoccupato ha provato, tramite rappresentanti sindacali a contattare l’asl. Si tratta di capire cosa fare della persona che era accanto al paziente COVID e del personale tutto. L’asl – dicono i sindacalisti – non risponde. La direzione sanitaria di presidio invece, avrebbe invitato alla calma, assicurando che domani mattina tramite medico competente, accerteranno le persone, tra pazienti e operatori sanitari, che dovranno fare il test COVID.
Anche chirurgia plastica colpita dal virus
Nel frattempo? Nel frattempo il virus circola, così come chirurgia toracia, si trova anche chirurgia plastica. Qui la tensione é alta perchè il giorno in cui l’infermiere era presente in sala operatoria, due medici della chirurgia plastica hanno eseguito un intervento, venendo in contatto con l’infermiere in questione. Uno dei due, ha accusato febbre a 38 ed é andato a casa, mentre il collega risulta asintomatico.
Ortopedia e Radioterapia due servizi da bonificare ?
Dalla chirurgia, all’ortopedia altro reparto chirurgico con possibili rischi. Altro caso registrato quello di un tecnico di radioterapia, risultato anche lui positivo al COVID.
Silenzio assordante dell’asl
Regna la confusione tra i dipendenti ospedalieri, già allo stremo delle forze e che hanno paura per loro e i propri familiari. Chiedono lumi, ma sembra che qui si navighi a vista – dicono – Intanto le sigle sindacali: Nursind, CGIL, CISL, FSI-USAE, UIL e FIALS si mobilitano e scrivono ai veritci dell’asl e al prefetto. Anche il direttore di presidio è in silenzio, più volte si è detto malato e costretto a casa.
I sindacati chiedono misure urgenti ed efficaci
E’ urgente – scrivono i rappresentanti sindacali – mettere in sicurezza tutti i reparti con cui l’infermiere é venuto in contatto, non solo dello stesso ospedale, ma anche delle altre strutture sanitarie, per aver effettuato trasporti di pazienti. Va sottoposto a tampone tutto il personale del blocco operatorio che é venuto in relazione con l’infermiere. Solo così si può riuscire ad arginare la diffusione del contagio. Fare tamponi solo ai sintomatici significa rischiare di farsi sfuggire i portatori sani del virus, che sono comunque infetti e necessariamente da mettere in quarantena. Serve poi – evidenziano i sindacati – la sanificazione degli ambienti, proprio per evitare ulteriori rischi per pazienti e dipendenti del sitema sanitario.
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