Infermiere del 118 sviene per la lunga attesa a sbarellare il paziente, la Fimmg chiede regole chiare

Infermiere del 118 sviene per la lunga attesa a sbarellare il paziente, la Fimmg chiede regole chiare

Aspetta di trasferire il paziente dall’ambulanza alla barella del pronto soccorso e nella lunga attesa si sente male. Viene così soccorso dai colleghi un infermiere del 118 che con la tuta protettiva anti Covid aspettava di sbarellare come si dice in gergo, ma il tempo di attesa e il caldo con la tuta addosso, hanno provocato un malore all’infermiere dell’ambulanza. Fortunatamente tutto è finito nel migliore dei modi, ma non è la prima volta che capita un episodio del genere accaduto circa un mese fa, quando il Salento era nella morsa del caldo torrido.

La vicenda però ha fatto scatenare il malcontento e la preoccupazione dei lavoratori del servizio 118, che oramai in maniera regolare sono costretti ad attendere anche ore prima di poter lasciare al pronto soccoro il paziente e ripartire.

Secondo il dottor Maurizio Grecolini, segretario provinciale Fimmg emergenza – urgenza della provincia di Lecce, serve un protocollo condiviso tra centrale operativa 118 e pronto soccorso, per risolvere gli annosi problemi organizzativi della rete di emergenza – urgenza che, con l’arrivo della pandemia si sono slantentizzati aggravando la situazione sul territorio.

Oggi tra le tante difficoltà, c’è ancora la sistematica attesa del personale delle ambulanze che non riesce in tempi celeri a sbarellare il paziente che trasporta sino al pronto soccorso, per poter essere operativo per le altre chiamate. Giusto per fare un esempio: qualche giorno fa un mezzo di soccorso é rimasto fermo a Gallipoli una buona mezz’ora con il paziente dentro l’ambulanza che aspettava di essere preso in carico dal pronto soccorso dell’ospedale, tenendo così occupati medici, infermieri e soccorritori, impossibilitati a muoversi per le emergenze successive. In effetti mentre la squadra del 118 era in attesa davanti al pronto soccorso del “Sacro Cuore”, a otto chilometri di distanza partiva una chiamata di emergenza in codice rosso, per un bambino che si trovava in principio di affogamento nelle acque del “Lido Conchiglie”.

Quella mezz’ora persa ad aspettare di poter mettere il paziente sulla barella del pronto soccorso, poteva diventare fatale per il piccolo che per fortuna è stato soccorso in tempo, ma il rischio c’è stato. Il problema delle lunghe attese per sbarellare é registrato un pò in tutti i pronto soccorso. Ieri sera intorno alle 20.00 in quello del “Vito Fazzi” si contavano dieci ambulanze ferme ad aspettare di mettere il paziente sulla barella e ripartire velocemente per altri eventi che nel frattempo reclamavano alla centrale operativa un’ambulanza.

Il problema è atavico e serve – secondo Grecolini – una regola certa e chiara che stabilisca entro quanto tempo le squadre del 118 devono sbarellare e liberare le ambulanze per ripartire. Si tratta di mettere in sicurezza la persona che arriva in ospedale che va presa in carico nei tempi dovuti, ma anche chi é in pericolo di vita e aspetta l’arrivo del mezzo di soccorso. Le attese invece rischiano di interrompere di fatto un servizio salva vita.

La difficoltà di non riuscire a trasferire il paziente dall’ambulanza all’ospedale, dipende da più fattori che richiedono un piano organizzativo dell’intera rete emergenziale. Una delle cause è il sovraffollamento dei pronto soccorso, troppa gente rispetto al numero di medici; appena due in quello del “Vito Fazzi” per un numero di accessi che va dalle 300 alle 400 persone al giorno. Nel frattempo i pochi medici in servizio sono drammaticamente diminuiti con l’uscita di otto di loro che hanno dato le dimissioni, per entrare nei corsi di specializzazione che sino a ieri erano a numero chiuso, ma che ora sono accessibili. Una riduzione non ancora compensata, anche perché il bando di concorso che venne pubblicato anni fa dall’Asl salentina per rimpinguare il pronto soccorso di Lecce, venne bloccato dalla Regione perchè il personale risultava erroneamente in esubero, in quanto la pianta organica – come ci disse il dottor Raffaele Gaudio, referente della federazione dei medici uniti – non era stata aggiornata.

Intanto però si conta una moria di personale anche nelle 12 postazioni 118, dove accanto alla cronica carenza di infermieri e Oss, si aggiunge quella dei medici convenzionati. Come ci ha riportato Floriano Polimeno segretario provinciale Cgil Lecce – molti dei dottori in convenzione, dopo anni di lavoro precario e lunghe battaglie per la stabilizzazione, hanno vinto il concorso in Abruzzo ottenendo il contratto a tempo indeterminato; hanno così lasciato sguarnite le postazioni 118. Proprio in questi giorni una quindicina di medici sono in partenza dalla Puglia verso la regione abruzzese, mentre in Puglia – come ci riferisce Nicola Calabrese, vicesegretario regionale della Fimmg – si contano 400 medici nel 118 a fronte di 530 previsti.

Per Polimeno il governo di Emiliano ha dimostrato sin’ora di essere totalmente assente, non avendo scritto alcuna pianificazione della rete emergenza – urgenza, rimasta sospesa a qualche anno fa. Giancarlo Ruscitti ex direttore del dipartimento regionale della salute, aveva lavorato per la realizzazione di un’agenzia unica del servizio emergenziale, che prevedeva un’unica regia che coordinasse e gestisse il servizio 118 trasferendo tutto il personale coinvolto nella amministrazione pubblica, avviando quindi la procedura di internalizzazione da posizioni co.co o esterne a contratti di pubblico impiego, senza distinzioni contrattuali a parità di figure professionali.

A distanza di anni, oggi abbiamo nell’Asl leccese un servizio 118 ancora esternalizzato, così come ricorda Polimeno. Il sindacalista della Cgil parla di un servizio 118 che nel Salwnto è ancora affidato in parte alle associazoni convenzionate, che mettono a disposizione per lo più le ambulanze dove a salire sono spesso infermieri e Oss dell’Asl, medici invece in convezione che sempre di meno si ritrovano a salire e scendere da un’ambulanza all’altra senza tanti riposi, per colmare le carenze sempre più gravi.

Sulla questione abbiamo preso contatto con la direzione dell’Asl salentina per avere un riscontro che contiamo di ricevere a breve. Il direttore sanitario Roberto Carlà ci ha dato appuntamento alla prossima settimana.

Roberta Grima
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