Infermieri e Oss: gli “angeli” di Copertino

Infermieri e Oss: gli “angeli” di Copertino

E’ un prezzo molto alto quello che hanno pagato i copertinesi, con esperienze a volte drammatiche, qui in paese, tutti hanno una storia che li lega al Corona virus, perchè ad essere colpito prima di tutto è stato l’ospedale “San Giuseppe”, definito, sino a qualche settimana fa, il lazzaretto del Salento e dove molti copertinesi sono ritornati a lavorare. Oltre ai medici, pochi a dire la verità, sono oss, molti infermieri, che ritornano lì da dove é partita l’epidemia più significativa del Salento. Sono tanti, grossomodo 200, arrivati dopo la quarantena, chi con la paura di infettarsi di nuovo e chi per la prima volta. Sta di fatto che questo esercito di uomini e donne, ha accettato la sfida più grande: combattere insieme il nemico che, seppure ignoto per tanti versi, vincibile.

Prossima settimana apre il terzo reparto
Non è facile per questi infermieri e oss che ogni giorno sono in corsia ad assistere i pazienti, non è facile quando si vede nel letto il proprio collega, con il quale il giorno prima si é lavorato, non é facile quando il reparto di appartenza non era quello di malattie infettive, ma ortopedia, cardiologia, geriatria, ecc.. nessuno dei 200 infermieri, ha espereinza in malattie infettive, eppure si è dovuto buttare in questo maremoto. Non è facile sopratutto per chi deve gestire e organizzare 200 persone, comporre i turni in uno stesso reparto con persone che sino a ieri neanche si conoscevano. Si perchè il personale di Copertino è stato tutto in quarantena e ha ripreso l’attività man mano che i risultati dei tamponi venivano negativi, entravano in ospedale alla spicciolata e mettere su insieme, man mano, le varie squadre, non è stato facile. Ma é stato fatto, sono già attivi due moduli e la prossima settimana aprirà il terzo.

Si vince la paura di non essere protetti abbastanza
Si ha paura ancora naturalmente, anche adesso che sono arrivati alcuni pazienti dalla RSA “La Fontanella”, dei quali non si sapeva molto sulle loro condizioni, si sapeva però che avevano oltre al virus, anche patologie neurologiche, demenza e che avrebbero potuto per esempio strapapre di dosso la mascherina, tirare il camice protettivo, urlare. Che fare ? E’ uno dei tanti interrogativi di chi deve assistere queste persone. Che fare quando bisogna aiutarli a mangiare o a lavarsi, sapendo che stazionare nella stanza oltre un quart’ora, può essere molto rischioso ? Sono queste le paure di ifermieri e oss, uomini e donne che si prendono cura di questi anziani. Saremo abbastanza protetti ? Hanno chiesto più volte e si continuano a chiedere.

Un modello intelligente da copiare in altri nosocomi
C’é da dire che l’Asl, per via del dottor Amico, responsabile della struttura, si è preoccupata perchè il personale avesse, nel limite dei tempi possibili, un minimo di informazioni e istruzioni su come affrontare i pazienti post -Covid, sono stati fatti alcuni incontri e confronti, così come si è lavorato perché l’ospedale riaprisse solo quando fossero arrivati tutti i dispositivi di protezione per gli operatori, ma sopratutto si é voluto dare tutta la sicurezza che si poteva garantire a infermieri, oss e medici, monitorandoli costantemente. Nell’ospedale “San Giuseppe” infatti, ogni squadra di reparto lavora per quindici giorni, dopodicché viene sottoposto a tampone e nell’attesa del risultato sta a casa, sostituita dai colleghi e così via. Un modello intelligente quello di Copertino che non si vede altrove e che invece potrebbe essere copiato per evitare focolai in altri ospedali, scongiurando il contagio tra operatori sanitari.

Infermieri, oss, spesso ci si dimentica di loro, ma sono proprio le persone che svolgono il lavoro più pesante in quest’emergenza. E’ vero, non l’hanno scelta loro questa situazione, ma non si sono tirati indietro e se in appena dieci giorni é stato possibile riconvetire un intero ospedale che era stato azzerato del tutto, é solo grazie a queste persone.

Roberta Grima
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