Sono tanti gli interrogativi ai quali le autorità sanitarie e la magistratura cercheranno di dare risposte a proposito del focolaio Covid nel reparto di oncologia di Lecce.
Prima di tutto come sia possibile che pazienti entrati con tampone negativo, si siano poi positivizzati in reparto, come detto in un comunicato stampa della stessa azienda sanitaria. Va tenuto presente che il personale sanitario è stato vaccinato e che i parenti delle persone ricoverate non entrano, se non in casi eccezzionali – come riferito dal direttore medico di presidio – e con le dovute precauzioni.
C’è da capire anche come sia possibile che tra i positivi, oltre ai 13 pazienti, ci siano anche quattro operatori vaccinati che hanno quindi contratto il virus, senza sviluppare la malattia. Non sarebbe la prima volta, il presidente dell’ordine dei medici della provincia salentina, Donato De Giorgi, ci ha ribadito che sono diversi i casi di dipendenti vaccinati e poi positivi. Addirittura – ha sottolineato il presidente – un medico della Campania è deceduto dopo essere stato sottoposto alla vaccinazione.
Anche noi nel raccontare di un focolaio nel servizio riabilitativo di “San Cesario” abbiamo riportato la notizia di una fisioterapista vaccinata e scoperta positiva.
Anche l’assessore Lopalco ci conferma che sono presenti casi di persone vaccinate e poi positive, aggiunge che non ci sono dati sufficienti per spiegare come mai, e in che misura ciò avviene. Però ci sono dati per dire che il vaccino vale comunque la pena farlo, perchè evita la malattia, sebbene sia possibile contrarre il virus. Vaccinandoci possiamo contagiarci, ma in forma lieve, evitando – come spiegò anche l’ex commissario Arcuri durante una “Domenica in” – di finire in ospedale o in terapia intensiva.
“Ecco perchè – ha aggiunto Lopalco – anche chi è vaccinato deve continuare a usare la mascherina: perchè potrebbe contrarre comunque il virus e trasmetterlo ad altri che possono sviluppare il Covid, in quanto ancora non vaccinati.
La tesi non convince proprio tutti. Intanto perchè se sono stati fatti gli studi sull’efficacia del vaccino, capendo che protegge dalla malattia Covid, si dovrebbero avere anche informazioni sulla capacità di evitare o meno il virus e quindi sarebbe utile comunicare in che percentuale questo avviene, sembra strano che non ci siano queste informazioni, visto che abbiamo quelle sull’efficacia vaccinale rispetto alla manifestazione della malattia.
Inoltre il fatto che un operatore vaccinato risulti positivo, può dipendere da una serie di fattori non ultimo lo stato di salute immediatamente prima di fare il vaccino. Ora per la campagna vaccinale, nessuno ha previsto di registrare l’eventuale positività dell’operatore sanitario, prima del vaccino e capire se si è di fronte ad una persona positiva o meno. Sapendolo prima, si potrebbe escludere l’ipotesi che il vaccino fa contrarre il virus positivizzando la persona, il fatto che questa procedura non è prevista, fa si che al vaccino ci possono arrivare persone che sono già positive, senza saperlo e scoprirlo solo successivamente.
Non si può escludere quindi che i quattro operatori sanitari: due infermieri e due oss dell’oncologia, possano aver contratto il virus prima della vaccinazione e forse può aver giocato a loro sfavore la presenza di un collega non vaccinato. Non si sa se quest’ultimo ha rifiutato il vaccino o non l’ha potuto fare, resta il fatto che ha continuato a lavorare in un reparto come quello oncologico, senza la copertura vaccinale.
Come l’operatore dell’oncologia, ci sono altri dipendenti ospedalieri che per le ragioni più svariate, non sono vaccinati, ma restano in servizio a contatto con i pazienti, nei vari reparti. Come è accaduto nella riabilitazione di “San Cesario”, e chissà in quali altri repearti.
Eppure la Regione ha mandato alle Asl, un protocollo di sicurezza anticovid, per cui il dipendente che non si vaccina, deve essere allontanato da quelle strutture a rischio, per essere collocato dove non c’è una preenza di pazienti.
Se dovessimo spostare tutti i dipendenti che non sono vaccinati, non si saprebbbe con chi rimpiazzarli – fanno sapere dalla direzione medica del “Fazzi” -. Certamente una riflessione su quanto avvenuto va fatta, aprire una discussione e capire come comportarsi in merito al personale non vaccinato e che presta servizio nei reparti ospedalieri, vale la pena farla.
C’è da dire che oltre il protocollo sicurezza, che stabilisce il trasferimento di quei medici, infermieri e oss non vaccinati in strutture più adeguate, la Regione come se non bastasse, ha anche approvato una legge sull’obbligo del vaccino per i dipendenti sanitari. Una legge sulla quale l’Asl salentina sta ragionando. I bene informati dicono che si sta valutando in queste ore il da farsi, cercando di capire la giusta interpretazione, visto che in Italia ancora non c’è questo obbligo.
Fatto gravissimo – dice il consigliere regionale Amati, promotore della legge – la norma é in vigore e quello che sta accandendo a Lecce, dove personale non vaccinato presta servizio nei reparti più esposti al rischio Covid, é inaccettabile. Dire poi che l’obbligatorietà vaccinale é ancora da definire, visto che lo Stato italiano non prevede tale obbligo, é grave: la Corte Costituzionale si é già espressa in merito e la Regione può legiferare sulla materia.
Dall’azienda sanitaria leccese intanto, fanno sapere, tramite comunicato stampa, che in settimana si vorrebbe aprire il reparto oncologico, ma prima l’Asl intende aspettare il secondo tampone del personale. Per riavviare in piena sicurezza le cure per i pazienti oncologici – si legge nella nota – è stata disposta la sanificazione dei locali adibiti alle visite e ai trattamenti antineoplastici. Per questa ragione la Direzione medica del presidio ospedaliero, ha disposto la sospensione temporanea delle visite in presenza e dei trattamenti fino a martedì 9 marzo 2021.
I pazienti sono stati tutti contattati tempestivamente e rassicurati sull’assenza di effetti negativi in seguito a qualche giorno di ritardo. Non c’è stata alcuna interruzione per i controlli (follow up e terapie orali) effettuati da remoto e questa modalità sarà ulteriormente utilizzata considerando la gravità della pandemia.
Per ulteriore sicurezza dei pazienti e degli operatori, si sta provvedendo ad attivare un percorso specifico per l’esecuzione dei tamponi naso-faringei per SARS COV2 ai pazienti oncologici prima del trattamento.
La programmazione dei controlli strumentali (tac, risonanze, pet, esami endoscopici) non ha subito cambiamenti e non ha interrotto la sua attività.
Mentre un’équipe oncologica dedicata, continua ad assicurare assistenza adeguata ai pazienti oncologici ricoverati al Dea.
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