Momenti di rabbia e sconcerto davanti la porta del medico del lavoro, nell’ospedale “Vito Fazzi”, dove il personale della medicina si é presentato per essere sottoposto al tampone, in seguito alla notizia di un paziente positivo. L’uomo era ricoverato da giorni nella medicina 1 per una salmonella, é stato quindi assistitio e visitato sino a venerdì sera senza i dispositivi di protezione specifici per Covid-19. Il 27 intorno alle 19, si è saputa della sua positività gettando nello sconforto tutto il personale, che si aspettava l’immediata quarantena e la sanificazione del reparto.
Un reparto contamianto dove si continua a lavorare a rischio infezione
Invece quello che ci racconta qualcuno che era lì, é che si é continuato a lavorare in un luogo probabilmente contaminato. Il paziente è stato traferito negli infettivi, è stata sanifcata la sua stanza, ma il personale che l’ha assistito in tutto il periodo della sua permanenza nella medicina 1, non ha avuto alcuna comunicazione ufficiale. Così medici e infermieri sabato mattina si sono presentati al lavoro, la notiza però si è diffusa e gli stessi dipendenti si sono rifiutati di entrare in reparto, dirigendosi piuttosto presso il dottore Carlo Siciliano, medico del lavoro addetto ai tamponi. Molti hanno chiesto infatti di essere sottoposti all’esame, non soltanto coloro che erano di turno quel venerdì sera, ma anche gli altri che comunque avrebbero avuto contatto stretto con il paziente. Il medico quindi ha invitato tutti all’autoisolamento per almneo 15 giorni.
Sanificando una sola stanza forse non ci si protegge dal contagio e si manda in giro il virus
Nel frattempo é stata effettuata la bonifica della stanza del paziente, dopodicché sono stati arruolati medici e infermieri da altri reparti. Il dubbio sorge: siamo sicuri che questo nuovo personale che entra, non rischi di infettarsi e contagiare? La bonifca infatti sarebbe stata effettuata solo nella camera del paziente, non in tutto il reparto. Come dicono gli infettivologi l’infermiere o il medico che è entrato nella camera contaminata, non é poi forse uscito, toccando superfici, entrando in altre stanze di degenza?
Spostando i pazienti infetti nel Dea, si può bonificare l’intero reparto
Non si capisce perché non viene sanificato il reparto intero per una maggiore sicurezza per arginare il più possibile il contagio. Il problema sarebbe la collocazione dei ricoverati, dove spostare i pazienti? Adesso che è stato aperto il Dea, i posti però dovrebbero esserci e invece si continuano a trasferire pazienti cCovid da un reparto all’altro.
Si diffondono i contagi in corsia
Su questo però la direzione medica non dà alcuna comunicazione, ma in tanti se lo chiedono. Quello che sappiamo é che attualmente nella medicina 1 lavorano dipendenti di altri reparti, in particolare della chirurgia plastica, attualmente chiusa. In quest’ultima poi ci sarebbe stato sino a pochi giorni fa un paziente sospetto, proveniente da una differente unità. Tanto sospetto che la sua stanza è stata bonificata, lui è stato spostato e il reaprto alla fine e la chirurgia plastica é stata chiusa. E pensare che pochi giorni prima uno dei responsbaili medici della chirurgia plastica ha voluto rettificare un precedente articolo, sottolienando che tutti stavano bene. Ad oggi però molti medici, infermieri, oss stanno a casa, chi in quarantena, chi con altre motivazioni. La cosa che lascia perplessi é che i dipendenti hanno continuato a lavorare sia alla presenza del caso sospetto, sia quando quando si è registrato un contatto diretto e altri indiretti con l’infermiere dell’anestesia, risutalto positvo al Covid.
“Ci infettiamo tutti”
In sostanza si é lasciato circoalre tutto quel perosnale che, pur avendo contatto con il virus più o meno direttamente, non avevndo sintomi, é rimasto in servizio nel reparto di appartenenza, senza avere la certezza della negatività al virus. Certezza che si ha solo con il tampone che non vengono solitamente fatti se non quando ci sono sintomi evidenti, m anche quando viene eseguito, nell’attesa del risutlato il alvoratore é tenuto a lavorare. Così – dice un infermiere – ci infettiamo tutti.”
L’esercito degli asintomatici, portatori sani del virus
Siamo di fatto delle mine vaganti – dice un infermiere – Si continua a ripetere lo stesso errore – continua – qui la medicina per esempio, va sanificata tutta, non ha senso sanificare la singola stanza. Se si continua a far lavorare gente in ambienti contaminati, questa rischia di esser contagiata e di portare in giro il virus.
Una scena già vista altrove, nella medicina di Gallipoli dove si é tardato ad intervenire, chiudendo e sanificando il reparto solo diversi giorni dopo dal primo caso Covid accertato. Anche qui si fanno lavorare medici e infermieri come nulla fosse, anche quando ci accerta che questi hanno avuto un minimo di contatto con chi è emerso positivo al virus.
Un esercito di asintomatici che girano per le corsie degli ospedali, portando in giro il virus. Non si capisce perchè non chiudere immediatamente, trasferire i pazienti e sanifcare, lasciando in quarantena il personale.
Gli effetti di questa strategia si sono visti. La medicina di Gallipoli ha dovuto chiudere con due pazienti tre infermieri e un operatore socio sanitario positvi. A Lecce dove è stato accertato un paziente positivo, si è sanificata la camera, ma il personale ha continauto a lavorare: il primario é venuto fuori positivo. Nella medicina come detto, un paziente positivo attualmente negli infettivi, ha avuto contatto con il personale tutto, che ora rischia di essere positvo al virus, visto che ha continuato a lavorare sino all’ultimo. Nella chirurgia plastica c’è stato per diversi giorni personale senza sintomi, ma che ha avuto contatti indirettamente con l’infermiere positvo dell’anestesia, che ha continuato a lavorare sino a due gionri fa, quando poi il reparto é stato chiuso.
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *