Primi guariti dal Covid vengono dimessi dagli ospedali del Salento

Primi guariti dal Covid vengono dimessi dagli ospedali del Salento

Arrivano le prime guarigioni dal virus COVID-19. Ad annunciarlo l’azienda sanitaria salentina – tramite comunicato stampa che riporta la negativizzazione di sei persone, che quindi sono state dimesse: due il 20 marzo, uno il 21, uno il 24, due il 26. A tutti questi pazienti è stato consigliato l’isolamento fiduciario a casa, al fine di migliorare le condizioni generali nella fase di convalescenza. In questo momento, tre pazienti risultati negativi sono ancora ricoverati nelle malattie infettive, in attesa del secondo tampone negativo che, in base alle linee guida attuali, certifica la completa guarigione e la non contagiosità.”

“Mi sono emozionato quando ho detto ad una mamma che poteva riabbracciare sua figlia”
Un plauso a infermieri e medici degli infettivi che con enorme sacrifici, doppi turni, protezione non sempre idonea, stanno lottando per salvare vite umane, senza se e senza ma. “Anche oggi è andata – dice uno di loro – tirando un sospiro di sollievo, dopo un tunro massacrante. Ogni giorno si ringrazia Dio nel vero senso della parola per essere ritornati a casa sani e salvi. Qui continuiamo a vedere uomini e donne che hanno paura di morire e ti guardano disperati, soli, implorandoti di continuare a vivere. Siamo sfiniti oramai, con le forze sempre più affievolite, ma andiamo avanti uniti, perchè coesi ce la possiamo fare. Mi sono emozionato quando ho potuto dire ad una mamma che presto avrebbe potuto rivedere sua figlia e poi riabbracciarla perchè era guarita.”

A “San Cesario” 18 persone in fase di guarigione, una già dimessa
Le guarigioni si registrano anche nel presidio riabilitativo di San Cesario, “ora ospedale Post – Covid, sono ricoverati 18 pazienti ancora positivi al virus, che hanno però superato il periodo di acuzie e sono ora in fase di remissione completa. Sono tutti in via di miglioramento, sia per quanto riguarda la sintomatologia, sia per quanto attiene i parametri di laboratorio. Molti sono già sfebbrati, vengono monitorati costantemente, almeno due volte al giorno, con misurazione della pressione arteriosa, frequenza cardiaca, temperatura corporea, emogas e con un trattamento di supporto di ossigenoterapia e antivirali al bisogno. Occorre considerare che molti pazienti sono portatori di più patologie, indipendentemente dall’infezione Covid-19, anche a causa dell’età.
Lo scorso 23 marzo è stata dimessa una paziente guarita e altri pazienti sono pronti per la dimissione.”

A Galatina uno dimesso altri tre in via di dimissione. Ci sono di tutte le età
La guarigione virologica, quindi la negatività per due volte al SARS-CoV-2 nei tamponi, è stata appurata per quattro pazienti ricoverati nell’ospedale di Galatina. Un uomo è stato già dimesso, un altro è tornato a respirare autonomamente senza ossigeno, due saranno dimessi nella giornata di domani.
Dopo le dimissioni anche per loro è previsto un periodo di convalescenza da trascorrere presso il proprio domicilio, con monitoraggio del medico di medicina generale e del Servizio Igiene Pubblica.
Per quanto riguarda l’età si passa dalla bimba di pochi mesi con la mamma, ad alcuni sessantenni, per giungere a due ottuagenari. Sotto i 50 anni gli altri. Si conferma la prevalenza del numero di donne guarite, in linea con il dato riscontrato in tutta Italia che vede una maggiore protezione delle donne nei confronti dell’infezione.

Al momento, in tutte questi “vecchi” reparti ma anche presso il nuovo DEA vengono utilizzati i protocolli farmacologici approvati dalla SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive) nel “Vademecum per la cura delle persone con malattia da COVID-19 (edizione 2.0, 13 marzo 2020)”.

Il cocktail che salva la vita
Tra questi l’associazione tra un antimalarico (IDROSSICLOROCHINA) e alcuni farmaci antiretrovirali (anti HIV): LOPINAVIR/RITONAVIR (Kaletra) oppure DARUNAVIRCOBICISTAT (Rezolsta). Un altro strumento terapeutico è il REMDESIVIR, un antivirale potenzialmente efficace nei confronti dei coronavirus. Una terza possibilità è rappresentata da TOCILIZUMAB, già utilizzato per la cura dell’artrite reumatoide, con l’obiettivo di un’attività non antivirale, ma anti-infiammatoria.

Roberta Grima
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