Sanità alla stremo. E’ quella che il consigliere regionale Lugi Manca, di Fratelli di Italia, ha potuto constatare oggi nel pronto soccorso del “Vito Fazzi”. Mentre infatti il consigliere accompagnava il padre per un’emergenza, si é trovato nel vivo di un’ordinaria giornata al pronto soccorso leccese. “Qui – racconta – ho visto medici provati da turni massacranti, operatori del 118 in fila davanti all’ingresso in attesa di “consegnare” i pazienti ai medici, già oberati di lavoro all’inverosimile. Mi sono vergognato – ha continuato il consigliere – nel vedere persone su lettighe per ore, mi sono vergognato come medico nel vedere una stanza con quattro barelle con persone in attesa, in barba al qualsiasi norma di distanziamento sociale. Mi sono chiesto – continua Manca – come possiamo imporre sanificazione a parrucchieri, estetiste, quando in un pronto soccorso non riusciamo a garantire le distanze di sicurezza?”
Si lavora allo stremo, mentre a pochi metri c’è un ospedale semivuoto
Manca dice di aver visto una sanità allo stremo, dove non è stato neppure fatto il tampone agli stessi operatori che si trovano a dover lavorare in condizioni di estremo rischio, cosa che più volte è stata segnalata su questa testata, sia per la sicurezza dei lavoratori, ma anche per i cittadini che accedono e che potrebbero correre il rischio di essere infettati. Il tutto mentre a poche metri c’è un ospedael Covid, il Dea, “avvolto – conclude Luigi Manca – da un eterno mistero sul suo funzionamento.”
Una lotta tra poveri
La conferma arriva anche da alcuni oepratori. “Si lavora male – dice qualcuno – qui arriva di tutto, mentre al Dea ci sono 2 oss, 3 infermieri e 2 medici per un paziente e quando stiamo in affanno non c’è nessuno che viene a darci una mano. Restano lì in una struttura di 400 posti letto, semivuota e se qualcuno di noi parla veniamo mandati anche alla disciplinare!”
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