Reddito di dignità in sostituzione dell’assegno di cura. Caos tra le famiglie

Manifestazione di protesta davanti al palazzo della Regione, il prossimo 5 luglio. A trovarsi sul lungo mare di Bari, le famiglie di tanti disabili che hanno chiesto l’assegno di cura all’amministrazione pugliese, perché sostenga l’assistenza domiciliare, alle persone non autosufficienti. Un assegno di cura che la Regione riconosce, in considerazione del fatto che il servizio ADI (assistenza domiciliare integrata), in molte asl, non soddisfa a pieno le necessità, per l’annoso problema del personale insufficiente.

Manca la graduatoria 2018
“Il governo pugliese però – racconta un papà di un bambino disabile – senza comunicare chi è destinatario o meno dell’assegno di cura 2018, tramite pubblicazione della graduatoria, ha mandato ad alcuni di noi, come al sottoscritto, la lettera per informare che c’é la possibilità di compilare la domanda e ricevere il reddito di dignità.

Reddito di dignità e non di cittadinanza
Reddito di dignità, che é altra cosa dal reddito di cittadinanza. Si tratta di una misura regionale e non statale, per contrastare la povertà, al fine di attivare dei percorsi di inclusione sociale e dare quindi supporto al reddito di quelle famiglie, che non potranno beneficiare della misura nazionale, per carenza dei requisiti.

Tempistiche della Regione discutibili
Tra i soggetti beneficiari del reddito di dignità, nuclei familiari con elementi di fragilità e bisogno, tra questi coloro che hanno un componente non autosufficiente e che, avendo fatto la domanda di accesso all’assegno di cura 2018, risultano ammessi, ma non finanziati, per carenza di fondi. E qui il primo punto poco chiaro per le famiglie: “come può la Regione dirci di compilare la domanda per il reddito di dignità, se prima non ci dice se siamo destinatari dell’assegno oppure no? Se non pubblica cioè la graduatoria? Oppure se siamo beneficiari, ma non godiamo del sostegno economico per risorse insufficienti?” Si chiede papà Filippo

Non ci sono i soldi per l’assegno di cura, ma per il reddito di dignità si
“Io ad oggi – dice il signor Filippo – non so ancora in che posizione è collocato mio figlio in graduatoria. E poi altro punto poco chiaro: se il governo regionale non ha le somme per elargire a tutti i richiedenti aventi diritto l’assegno di cura 2018, come mai ci dice poi di poterci pagare il reddito di dignità? Allora i soldi ci sarebbero.

TRASPORTO SANITARIO IN TUTTA ITALIA

Integrazione di 500 euro massimo, anche meno
“Sono due cose diverse – chiarisce l’assessore regionale al welfare Salvatore Ruggeri – L’assegno di cura ha una capienza di 35 milioni di euro, oramai esaurita da tutti coloro che sono stati presi in carico. Agli esclusi – continua Ruggeri – i 3.121, stiamo dicendo di fare la domanda di reddito di dignità, 20 milioni di euro, per andare incontro a loro e integrare in qualche modo, la carenza dell’assegno di cura”. Integrazione, per un massimale di 500 euro, che – va detto – possono ridursi in base al numero dei componenti familiari.

Nessuna altra via per colmare l’assegno di cura, se non il reddito di dignità
“Come ci dobbiamo comportare?” Chiede una mamma di una ragazza disabile. “Se accediamo al reddito di dignità – chiede – veniamo esclusi dall’assegno di cura che ci spetterebbe? A breve infatti la Regione pubblicherà il nuovo bando 2019 – 2020 per l’assegno di cura. “Assolutamente no.- Spiega Ruggeri – La domanda al reddito di dignità fa riferimento al 2018 e non esclude le famiglie dal nuovo bando 2019 – 2020 per l’assegno di cura. Purtroppo cerchiamo in questo modo di integrare una mancanza del 2018 e l’unica possibilità è il reddito di dignità, non ci sono altre strade.”

“Una presa per i fondelli – così ha definito papà Filippo questa scelta della Regione, di proporre il reddito di dignità in sostituzione dell’assegno di cura. Si tratta di briciole – dice Filippo – ma il problema serio é che fino a 2 giorni fa, sul porale della Regione, la mia domanda per l’ assegno di cura 2018, risultava ammissibile al beneficio economico. Salvo scoprire che subito dopo, é stato tutto cancellato ed ora é scritto “in valutazione”.

Il pasticciaccio dei punteggi minimi diversi per provincia
Non solo, ma c’é un’altra aspetto che preoccupa le famiglie: i fondi dell’assegno di cura sono stati dsitribuiti alle varie provincie tramite le Asl, proporzionalmente al numero della popolazione. “Ora succede – aggiunge Filippo – che al termine delle valutazioni eseguite in ogni provincia, sono state stilate sei graduatorie, una per ogni asl. Il risultato é che ognuna ha un punteggio minimo diverso, così nella provincia di Brindisi, si può accedere all’assegno di cura, con un punteggio minimo di 60 punti, mentre a Bari ne servono almeno 70.

Famiglie di serie A e di serie B
Naturalmente questo in mancanza di dati ufficiali e comparati, ma se ciò dovesse risultare vero, sarebbe una discriminante impugnabile e i ricorsi sarebbero a decine, perché di fatto il criterio nell’assegnare il supporto economico alle famiglie, non sarebbe la gravità dell’handicap, né il reddito, ma la provincia in cui si risiede.

Roberta Grima
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