Servono mascherine e letti, l’appello del personale sanitario

Servono mascherine e letti, l’appello del personale sanitario

Siamo a corto, proprio così a sentire le voci del personale sanitario e parasanitario siamo al collasso: mancano mascherine con e senza filtro, si elomosina l’amuchina, manca il gel disinfettante per le mani, mancano i copricamici e in alcuni casi persino i tamponi.

A Nardò
“Neanche l’ombra di una mascherina, non ci sono nè quelle normali, nè quelle con filtro, non c’è assolutamente niente – dice un’infermiera dell’ospedale neretino – Non abbiamo i copricamici e sino all’altro giorno i visitatori accedevano nell’ospedale di continuità quando e come volevano, senza alcun controllo.”

Assistenza domiciliare Lecce
Da Nardò a Lecce, dove nel distretto parla una coordinatrice: “Abbiamo dovuto elemosinare l’amuchina, io ho sette colleghi con i quali andare sul territorio per l’assistenza domiciliare e abbiamo dovuto lottare e non ci hanno dato nulla per proteggerci, solo due mascherine che tengo gelosamente visto che siamo in otto. E’vergognoso quello che sta accadendo, siamo proprio al collasso.” Conclude

Ospedale di Casarano
Nella medicina di Casarano il personale lavora senza mascherine da settimane e per 10 stanze di degenza, sono arrivate appena due flaconi di gel disinfettanti per le mani.

Poche mascherine a Poggiardo e solo ai medici
A Poggiardo manca ogni tipo di dispositivo di protezione nella radiologia, come nel laboratorio analisi e sopratutto nella dialisi, dove ci sono le mascherine che avevano in dotazione precedentemente. Le poche arrivate su ordinazione, sarebbero state date soltanto ai medici.

A Martano oggi va meglio
A Martano non é stato diverso sino a pochi giorni fa. “Ci hanno distribuito una mascherina ciascuno con filtro – dice un infermiere – la durata è di otto ore, io ho cercato di ottimizzare perchè ogni giorno vedevo dalle 80 alle 110 persone, in appena due ore, per quel lasso di tempo tenevo la mascherina e poi la toglievo. In questo modo ho cercato di farmi durare più a lungo l’efficacia del filtro della mascherina. Per fortuna da oggi le attività ambulatoriali sono sospese sino al 31 marzo, stamattina abbiamo fatto solo le urgenze ed é andata molto meglio, anche perché gli stessi pazienti sono venuti con la mascherina. Purtroppo però sino a due giorni fa si é registrato molto assembramento di persone, senza scaglionare gli ingressi.”

Dario Cagnazzo UIL FPL

Sulle ambulanze la stessa sacca da lavare di volta in volta, per gli aspiratori
“C’é di più – sottolinea Dario Cagnazzo, esponente sindcale della UIL – nelle ambulanze del 118 continuano ad esserci le gravi carenze che già Sanità Salento aveva denunciato qualche mese fa: mancano i dispositivi per gli interventi di primo soccorso. In particolare – dice Cagnazzo – non ci sono i kit per gli aspiratori monouso, che servono per liberare le vie aeree. Solo dopo un articolo di agosto scorso, scritto da SanitàSalento – continua il sindacalista – l’ufficio patrimonio dell’asl ha provveduto all’acqusito dei presidi per la postazione 118 di Gagliano, ma tutte le altre postazione ne sono prive. Si usa la stessa sacca monouso per tutti, costringendo gli operatori 118 a pulirla di volta in volta.”

“Non é ammissibile – dice il sindacalista della UIL – soprattutto in un periodo come questo, il rischio contagio é altissimo, tanto più che la diffusione del coronavirus é elevata e si registra oramai anche nel Salento.”

A Tricase, mancherebbero i tamponi
Dalle ambulanze del 118 ci riferiscono che le uscite per coronavirus sono cominciate. “Il problema per noi – dice un infermiere – é che noi non abbiamo kit per tutti, qua soldi non ce ne sono, stiamo alle pezze. Basti pensare che l’altro giorno un autista di Casarano, ha speso 15 euro di gasolio per andare e venire con l’auto e prendere 12 mascherine e noi siammo 24. Non solo, ma quando qualche giorno fa hanno portato un uomo di Spongano a Tricase, per sottoporlo al test di coronavarus, Tricase non l’ha accettato perché non avrebbe tamponi sufficienti, si é limitata ad una radiografia.”

Risponde l’asl Lecce.
“Manca tutto – dice il direttore dell’ufficio patrimonio dell’asl Lecce Cosimo Dimastrogiovanni – come manca dappertutto. Noi abbiamo ordinato il necessario da tempo, l’ultimo ordine é di 30.mila mascherine fatto l’altro ieri, me ne daranno 2.800, se me le daranno. Ho battuto a tappeto il territorio per le tute di protezione da distribuire al personale, sono arrivato perfino all’Ipercoop. Le ultime tute che sono riuscito a reperire – continua Dimastrogiovanni – sono state quelle che mi ha venduto la ferrementa su via Otranto, per fortuna a norma. Appena 700, più 2000 che aveva in deposito, le abbiamo acquistate tutte. Ho due persone dedicate, ma non é semplice reperire il necessario, anche perché a ciò si aggiunge la speculazione di alcuni.”

Diciotto euro una mascherina
“Proprio oggi – ha detto ancora il direttore dell’ufficio patrimonio -informerò il maresciallo della guardia di finanza per il preventivo che una ditta mi ha fatto per l’acqustio di mascherine: 18 euro l’una.”

Non é diverso per gli arredi e i vari presidi – continua il manager – dobbiamo allestire 60 posti di malattie infettive, abbiamo prenotato una barella contenitiva, 16mila euro, mentre gli arredi le aziende non me li consegneranno prima di 30 giorni. Non c’è nulla più in giro.”

“Anche il disinfettante per le mani, é oramai introvabile come l’alcool, con i farmacisti pensavamo ad un preparato galenico, ma non siamo risuciti a reperire il gel che serve per questo.”

Un intervento della protezione civile per far produrre mascherine
La soluzione é per Dimastrogiovanni un’azione forte da parte della protezione civile nazionale che imponga le ditte a produrre i presidi più urgenti come le mascherine. A Piacenza c’è per esempio un’azienda, che di norma importa dalla Cina il tessuto, ma bisogna trovare un materiale alternativo e partire con una produzione massiccia.

Servono i letti per chi si ammala
“L’altra cosa urgente è allestire i posti letto necessari, perchè – conclude Dimastrogiovanni – almeno si possono collocare le persone che si ammalano, diversamente tra poco non avremo più neanche uno spazio con un minimo di sicurezza e cura per chi contrae il virus. Mancano i luoghi fisici”

Si potrebbe usare il DEA per reperire nuovi spazi per chi contrae il COVID-16
L’idea che viene in mente nel Salento potrebbe esseree quella di attivare strutture già complete, in primis il DEA, già completo di arredi e macchinari, senza dover attendere almeno un mese per la consegna di nuovo materiale per allestire nuovi ambienti da recuperare in altri ospedali. Però la struttura ad oggi non è ancora pronta per partire, non si sa se per motivi burocratici come l’assenza di firme per l’attivazione di alcuni servizi o invece ci sarebbero mancanze di carattere più pratico – strumentale.

Roberta Grima
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