Uno spiraglio per le tante famiglie pugliesi che si sono viste rifiutate dalla Regione Puglia, le richieste per ricevere l’assegno di cura relativo all’anno 2017 -2018. Con sentenza del 14 giugno scorso, il Tar di Lecce, ha stabilito che la domanda, che un papà aveva compilato per la figlia gravemente ammalata, é legittima anche se risulta non pervenuta alla Regione, per un errore nella procedura telematica.
Il governo pugliese infatti, stanzia 1000 euro mensili a chi si trova in gravi condizioni di salute, tali da non essere autosufficiente, previa una domanda compilata in tutte le sue parti telematicamente e inviata al sito regionale che, una volta raccolta la richiesta, stila una graduatoria pubblica, stabilendo delle priorità in base a criteri reddituali. Orbene, ci sono quasi 600 richieste per persone ammalate, non autosufficienti, di accedere all’assegno di cura nell’anno 2017 – 2018 e che sono rimaste in sospeso, per errori commessi nella procedura telematica. Le domande che risultano non pervenute nell’ufficio di competenza di Bari, sono state valutate nulle dalla Regione, cosicché le quasi 600 famiglie non hanno al momento ricevuto l’importo.
Il nodo cruciale è che dietro i moduli da compilare al computer, ci sono drammi umani, disagi enormi per le famiglie, che sentono ancor più il peso della malattia, quando la burocrazia mette “il carico da novanta”, umiliando ancor più la persona. Soprattutto quando per un invio mancato bisogna chiedere quello che dovrebbe essere un diritto, ovvero l’assistenza sanitaria a domicilio, che non sempre c’é e che il sistema sanitario pugliese colma, erogando un assegno di 1000 euro. Il caso specifico, riguarda un papà di due ragazze, entrambe affette da Sla, sclerosi laterale amiotrofica, la maggiore però di vent’anni, ha la forma più grave, che la costringe a letto, paralizzata, in condizioni gravissime di non autosufficienza. Questo papà aveva fatto la domanda per la figlia, ad accedere al sostegno economico e poter pagare quanto necessario per l’assistenza in casa, dare alla propria figlia una sopravvivenza dignitosa.
La Regione Puglia però, non ha reputato valida la richiesta perché non sarebbe pervenuta al sito per via telematica, ha quindi negato l’assegno, lasciando così in sospeso la domanda, ma sopratutto il destino della ragazza. Ebbene: il Tar di Lecce ha stabilito che nonostante vi fosse un’inesattezza nella procedura, perché il papà pur avendo compilato il modulo, non avrebbe dato l’invio per spedire il file, la richiesta é da ritenersi legittima e a questo punto anche le altre 540 domande rimaste sospese per motivi simili. Nella sentenza del Tar, si legge infatti che nel caso specifico la domanda una volta compilata, genera un file con un codice identificativo alfanumerico che reca la seguente dicitura: “é necessario, stampare, firmare la domanda e conservarla per la consegna successiva agli sportelli ASL, su richiesta degli stessi, allegando copia della carta di identità e documentazione medica.” Il genitore – difeso dai legali Stefano Miglietta e Fiorella D’Ettorre – avrebbe seguito pedissequamente l’iter, né – si legge ancora nella sentenza – veniva richiesto alcun altro invio e di conseguenza, l’uomo é rimasto in attesa della chiamata da parte della AsL, senza trasmettere la domanda in Regione che, non percependola, l’ha ritenuta illegittima.
In realtà – stando alla sentenza del Tar – ci sarebbe un comportamento schizzofrenico da parte della Regione che nella delibera di giunta di riferimento, avvisa l’utenza che la richiesta deve essere spedita all’ufficio di competenza pena l’ esclusione, ma sulla piattaforma telematica non avvisa i cittadini di fare l’invio, gettando in confusione gli stessi utenti. Per la legge della trasparenza – sottolinea il Tar – gli atti della pubblica amministrazione devono essere non sono accessibili, ma anche intellegibili, principio che sarebbe stato disatteso da parte della Regione, con il mancato assegno per la ragazza ammalata, evidenziandosi un eccesso di potere e una violazione della legge. La sentenza è destinata a fare scuola anche per altre centinaia di situazioni simili in Puglia.
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