Un’area Covid in ogni reparto ospedaliero dove poter ricoverare pazienti affetti dal virus pandemico distanti da altri degenti, affidare alla guardia estiva i codici verdi e bianchi del pronto soccorso, attivare i ricoveri in extralocazione nello stesso pronto soccorso, destinare un rianimatore e un infermiere di terapia intensiva ai codici rossi, quelli cioè più gravi, trasportare il paziente soccorso dal 118 all’ospedale più vicino e solo dopo averlo stabilizzato portarlo al “Vito Fazzi” di Lecce se ce ne dovesse esser bisogno, infine richiamare i medici dei vari reparti ospedalieri a supporto dei colleghi del pronto soccorso di Lecce, come da ordinanza regionale.
Queste le possibili soluzioni per affrontare le difficoltà ormai croniche che riscontra il personale del pronto soccorso del “Vito Fazzi” e che ha scatenato polemiche accese negli ultimi giorni sopratutto dopo le dichiarazioni dell’assessore regionale alla salute Rocco Palese che lo aveva invitato all’aspettativa o al pensionamento attribuendo al medico le cause di tante criticità. Parole pesanti che hanno suscitato il malcontento dei medici del pronto soccorso pronti a dimettersi in massa qualora Fracella dovesse lasciare e se i punti messi su carta non dovessero concretizzarsi.
Tutto sta adesso capire infatti se le possibili soluzioni individuate nella riunione del 30 giugno scorso, verranno tradotte in fatti, il timore é che trascorra troppo tempo prima che si possa arrivare ad una migliore organizzazione del pronto soccorso, anche se alcune soluzioni si potevano già realizzare preventivamente.
Che i reparti ospedalieri debbano avere un’area Covid se ne parlava già dopo la prima ondata del Corona virus tanto che in alcuni casi si sono attrezzati come meglio era possibile, ma non c’è stata una programmazione generale per tutti. Così molti cittadini affetti dal virus sono costretti a stazionare in osservazione nel pronto soccorso, per assenza di posti isolati nel reparto di destinazione, così accade che il pronto soccorso si affolla spopositamente. Allo stesso modo l’affidamento dei codici verdi e bianchi, ovvero quelli lievi che non richiedono ricovero, ad altre figure come quella di medici territoriali era un’idea già balenata anni addietro ma mai effettivamente ralizzata. Eppure destinare i casi non urgenti e gravi al medico del territorio significa sgombrare il pronto soccorso da accessi impropri che rappresentano una grossa percentuale degli ingressi in pronto soccorso, dove i medici sono sempre meno con turni pesanti che dovrebbero essere coperti da medici di altri reparti come da ordinanza regionale.
Una soluzione che potrebbe diventare un buco nell’acqua come avvenuto in prcedenza quando molti colleghi che sono andati a dare man forte per l’assistenza in emergenza – urgenza, di fatto hanno lavorato poco e niente perché sprovvisti di quelle credenziali necessarie a prendere in carico il paziente. Il risultato è stato che spesso il medico mandato per aiutare, ha rappresetanto in realtà un’intralcio.
Sul caso più volte è intervenuto il dottor Raffaele Gaudio, dirigente nazionale di Fismu e componente della segreteria aziendale FVM Asl Lecce, che da tempo partecipat a riunioni e incontri per segnale criticità e possibili suggerimenti risolutivi. A seguire anche il consigliere regionale Paolo Pagliaro che ha rivolto un appello alle istituzioni locali perchè venissero meno capri espiatori e si attuasse quanto stabilito mesi fa per evitare che medici stremati si dimettano in massa fermando il cuore pulsante del più grande ospedale della provincia.”Scenario drammatico da scongiurare con provvedimenti immediati – aggiunge Pagliaro – quegli interventi che sono stati indicati già a febbraio scorso e che sono rimasti sulla carta.”