Stessi lavori pagati però più volte, la vicenda del poliambulatorio di Martano, si fa sempre più complicata e le dichiarazioni che arrivano dall’asl salentina, per chiarire lo stato dell’arte della struttura in via Fratelli Cervi, sembrano stonare con la realtà dei fatti.
Nell’ultimo consiglio comunale che la cittadinanza ha voluto il 7 marzo scorso, proprio per chiedere chiarimenti in merito, il commissario dell’azienda sanitaria Rodolfo Rollo, ha chiarito che, avendo le carte in regola per la nuova dialisi, si potrebbe già passare alla fase successiva, chiedendo l’autorizzazione al comune per il trasferimento del servizio da Calimera a Martano, così come previsto. Rollo, relativamente alla documentazione già in possesso per la dialisi, fa riferimento all’agibilità, alla SCIA, (segnalazione di inizio attività), inviata al comune di Martano. Ci sarebbe tutto a suo dire, per procedere al trasferimento e poi all’accreditamento del servizio, al sistema sanitario regionale, previa valutazione degli ispettori di Taranto.
Poche ore dopo da quel consiglio, l’ingegnere Raffaele Mittaridonna dell’ufficio tecnico del comune di Martano, dà all’asl l’autorizzazione al trasferimento della dialisi, da Calimera a Martano. Un pezzo di carta che però serve ben poco a rendere operativo il servizio, perché l’impianto di trattamento dell’acqua a bi – osmosi per i posti rene, é collocato nel seminterrato dell’edificio, non ancora agibile e in stato di rustico.
Non solo, ma se la dialisi, dove ci sono i posti rene al primo piano, è terminata, tanto che come dice Rollo, già nel 2017 si era in possesso dell’agibilità, della SCIA depositata in comune, perché poi nella delibera asl n°751 dell’aprile 2018, si legge di un appalto per la realizzazione di un impianto, per il trattamento di acqua a bi-osmosi? Non doveva esserci già l’impianto, finanziato nel progetto originario dei fondi fers 2007 – 2013 da 4 milioni di euro, quando si prevedeva la realizzazione della dialisi? O si trattava di eseguire l’opera senza impianto? Se cosi fosse, come si può pensare di realizzare dei posti rene senza l’acqua specifica per i pazienti dializzati?
C’é di più, perché la dialisi di Martano compare oltre al progetto originario e poi nell’appalto del 2018, anche nella delibera n°910 del 12/04/2017. Nel documento viene stabilito dalla direzione di allora, di impiegare 7 milioni di euro di fondi fers 2014 – 2020, (quindi diversi dai primi 2007 -2013), da impiegare non solo per il potenziamento delle attrezzature e l’adeguamento impiantistico e strutturale dell’edificio di via Fratelli Cervi, cose che si sarebbero già dovute fare con i finanziamenti precedenti di 4 milioni, ma anche la dialisi, che evidentemente a quella data ancora non c’era.
Come detto l’asl nel 2018 indice la gara per l’impianto a bi – osmosi per i posti rene, come é possibile però che a giugno 2017 il direttore dei lavori, con l’edificio ancora incompleto, dichiara l’agibilità dello stesso e deposita in comune la SCIA? e perché il comune non revoca quel documento, stando così le cose, alla luce anche del resoconto fatto dai vigili del fuoco, a luglio 2017, definendo quella SCIA irricevibile?
Domande a cui non è stata data ancora una risposta, nemmeno alla deputata Veronica Giannone che ad aprile 2018 fece un sopralluogo sul posto, dal quale emerse che proprio la dialisi non aveva tutto a regola d’arte: i bagni erano sprovvisti degli spogliatoi uomini e donne previsti da normativa, la sala d’attesa era in una zona di passaggio che soprattutto per pazienti dializzati non andava bene, come non andava bene la porta di accesso ai posti rene, inoltre mancavano porte anti incendio, percorsi di sicurezza e impinato di bi – osmosi.
Arriviamo quindi ai nostri giorni con la delibera n°751 del 2018 con l quale l’azienda sanitaria indice la gara per l’affidamento di una serie di opere per 172 mila euro. Tra gli interventi compare l’impianto di trattamento dell’acqua a bi – osmosi, indispensabile per i posti rene (per una spesa di circa 29 mila euro). Non c’è solo quella voce però, ma una serie di opere strutturali, murarie, interventi per adeguamento dell’edificio alle norme antincendio, inserimento di porte RAY, opere che avrebbero dovute già esserci, perché comprese nel precedente finanziamento 2007 – 2013 e poi in quelli del 2014 – 2020. La ditta però, l’Atitecnica85 si mette al lavoro e a novembre 2018, chiede all’asl una prima tranche dei 172 mila euro stabiliti nell’aggiudicazione dell’appalto, l’asl così sborsa dalle proprie casse quasi 30 mila euro di anticipo. Viene da sé quindi chiedersi che fine hanno fatto quelle somme precedenti destinate alla dialisi e come sono state impiegate.
Sulla vicenda ha voluto vederci chiaro anche ANAC che ha aperto poche settimane fa un fascicolo e la procura di Lecce, proprio pochi giorni fa si sono conclusi interrogatori fiume ad alcuni dipendenti asl.