E’accaduto quello che si temeva: l’ambulanza del 118 non è partita davanti alla segnalazione della centrale di un caso sospetto di COVID-19, per mancanza di dispositivi di protezione individuale idonei. E’ successo l’altra notte in una delle postazioni del Salento da dove ogni giorno medici, autisti-soccorritori, infermieri, sfrecciano lungo le strade salentine per salvare vite umane.
Ambulanze ferme davanti al COVID
Quello che SanitàSalento aveva già raccontato nell’articolo del 19 marzo proprio sul 118, ha raggiunto il limite: alcune ambulanze hanno dato l’inoperabilità alla chiamata della centrale per i casi COVID, per mancanza di mascherine con filtro e tute protettive contro il rischio infettivo.
Una nota del responsabile 118
La conferma nella nota che il responsabile di centrale, dottor Maurizio Scardia, ha inviato al personale delle varie postazioni: “il sottoscritto – scrive Scardia – ha ripetutamente richiesto alle strutture aziendali preposte, i dispositivi di protezione individuale per la massima sicurezza degli operatori 118, nell’attività di soccorso di pazienti sospetti/probabili/confermati di COVID-19.
Equipaggi 118 senza protezioni, possibili veicoli di contagio
“In particolare – aggiunge Scardia – le richieste erano state fatte per le tute identificate con codice EN1426, codice che individua le divise idonee a proteggere non solo da schizzi e polveri, ma dal contagio biologico, quindi adatte a contrastare il virus e il rischio infettivo. Attualmente queste tute e le mascherine filtranti, sono presenti su alcune postazioni, ma non su tutte, per cui ci sono equipaggi non attrezati per i casi COVID e dotati invece di mascherine senza filtro e camici chirurgici monouso. Dispositivi che non solo non proteggono in toto gli operatori che hanno uno stretto contatto con il paziente, ma rendono gli stessi equipaggi del 118, veicoli di contagio, visto che si interviene su più casi, in più abitazioni, a contatto quindi con tante persone che rischiano il contagio.
Camici monouso: potezioni parziali
La frittata oramai é fatta perchè adesso che sono arrivate in molte postazioni anche se non in tutte, le divise adatte ai casi COVID, gli equipaggi hanno già viaggiato per diverso tempo senza le dovute precauzioni, lasciando che il virus si divulgasse.
Il camice monouso per esempio, anche se idrorepellente, protegge solo in parte, perché lascia alcune zone del copro scoperte: collo, gambe, testa. “Il rischio avviene soprattutto nelle manovre aeresol – spiega un medico 118 – motivo per cui anche svestendoci del camice, dopo essere intervenuti sul caso COVID, gli abiti che portiamo sotto, restano contaminati, così quando interveniamo su altri luoghi, potremmo essere portatori del virus. Peggio ancora quando ci troviamo negli ospedali o nell’oncologico. Ecco perchè in questi giorni diversi colleghi hanno dichiarato l’ambulanza inattiva.”
La tensione è salita alle stelle, all’indirizzo di posta di SanitàSalento, continuano ad arrivare email di operatori 118, l’ultima due giorni fa: “Siamo minacciati dalla centrale a fare cose illegittime.” ci scrivono.
“E’ vero – aggiunge un medico – ci minacciano di salire sui mezzi di soccorso anche senza i dispositivi idonei, pena segnalazione alla commissione di disciplina per omissione di soccorso.” Non capiscono che lavoriamo in prima linea e che per salvare la vita degli altri, dobbiamo mettere in sicurezza la nostra. Si fa risparmio di dispositivi di sicurezza, perchè mancano e ci mandano come carne al macello”. Aggiunge una dottoressa.
Si seguono indicazioni errate dell’ISS
Nella nota che ieri il dottor Scardia ha divulgato per “assoluta trasparenza e definizione di eventuale responsbailità” – riferisce che pur avendo egli chiesto le divise adatte all’attività svolta dagli equipaggi 118, questi non sono mai arrivati e sono state distribuite mascherine senza filtro e camici chirurgici, secondo le disposizione dell’istituto superiore della sanità (ISS).
Quest’ultimo infatti, ha pubblicato il 14 marzo scorso, un rapporto COVID-19 con delle indicazioni anche sui DPI (disposizioni protezione individuale). Nel documento è evidente che gli operatori sanitari che viaggiano sulle ambulanze o mezzi di trasporto, dovranno indossare mascherine chirurgiche, ovvero sprovviste di filtro, camici monouso idropellente, guanti e occhiali di protezione. Del capo coperto non si parla.
“Inammissibile – dicono dalle postazioni – qui si confondono le ambulanze con semplici mezzi di trasporto, senza considerare che l’equipaggio del 118 è chiamato a intervenire nell’emergenza – urgenza e quindi noi medici, infermieri, operatori siamo a stretto contatto con il paziente in pericolo di vita, compreso quello sospettato di avere il corona virus. Ci capita di intubare una persona che respira male o non repira proprio, durante il tragitto capita di dover effettuare un massaggio cardiaco o una serie di manovre che ci costringono a stare addosso alla persona, quindi ad alto rischio di contagio. Noi le distanze di sicurezza di almeno un metro non possiamo seguirle, se dobbiamo salvare vite e intervenire tempestivamente.
Dopo alcuni articoli apparsi su SanitàSalento in alcune postazioni, come quella di Galatina, sembra sia rientrato il problema, perchè sono arrivate le divise adatte in sostituzione di quelle chirurgiche. In realtà c’è ancora come Martano, che non è adeguatamente attrezzata e chi si è visto costretto a bloccare l’ambulanza. “Il problema resta – dice Maurizio Grecolini – perché le direttive dell’ISS sono invariate e man mano che finiremo le tute e mascherine idonee, si spera di non ritornare indietro.”
Valutazione errata anche dell’asl
“Occorre capire che oltre alle indicazioni dell’ISS – aggiunge un medico – c’é stato un errore di valutazione anche da parte dell’asl che avrebbe dovuto capire che i mezzi 118 sono qualcosa di più di un semplice trasporto. E’ scritto sulle stesse ambulanze la dicitura: rianimazione mobile, perchè allora inquadrci come trasporto ? Noi eseguiamo manovre sul paziente, somministriamo terapia medica, diamo supporto alle funzionalità vitali, facciamo rianimazione sul 118 e l’azienda sanitaria non avrebbe dovuto consegnarci i dispositvi inadeguati, perché siamo a stretto contatto con la persona, con elevato rischio.”
Si rischia la denuncia per omissione di soccorso
“Adesso c’é chi sta persino con il legale per essersi rifiutato di andare sui casi COVID, con la paura di essere denunciato dall’asl per omissione di soccorso o dai parenti della persona sospetta, perché rischiava di morire in quanto il medico non avrebbe potuto somministrare nè farmaci, nè avrebbe potuto eseguire alcuna manovra di areosol perchè avrebbe egli stesso rischiato il contagio.”
“Se indosso la mascherina fpp2 non mi pagano neanche la malattia e se muoio non mi risarcise nessuno.”
“Stiamo cercando di venire a capo del problema – ha aggiunto un medico – che è più grande di quello che si immaginava non é più un fatto locale, ma nazionale dell’ISS e del govenro che inquadra male il servizio di emergenza – urgenza. Ciò vale per i medici come per infermieri, sino all’ultimo soccorritore delle ambulanze convenzioante con l’asl, di volontari che come noi, sono mandati allo sbaraglio senza DPI. Senza alcuna copertura assicurativa. Se dovessi ammalarmi – continua il medico – l’Inps mi paga solo se dimostro di aver indossato i dispositivi adeguati, compresa la mascherina fpp3 neanche la fpp2 basta, perché copre al 95%. Se dovessi indossare quest’ultima, la previdenza non mi paga neanche la malattia e se muoio non mi risarcisce nessuno. L’Inps vuole una cosa e l’ISS ne dice un altra.”
“Si rendono conto che siamo in prima linea? – Conclude il medico – Prima hanno sbagliato a darci le tute, poi ci vediamo quelle giuste, ma finscono subito, dopo ci danno i camici chirurgici, adesso dopo il malcontento sono ritornate le divise corrette. Siamo pronti a lavorare anche 24 ore al gionro, ma al sicuro, per il bene anche degli altri, non solo nostro.”
Parte dell’inchiesta:
13 marzo – https://www.robertagrima.it/cronaca/118-rischia-la-quarantena-tute-protettive-non-idonee/
19 marzo https://www.robertagrima.it/cronaca/il-118-rischia-di-fermarsi-per-protezioni-inadeguate/
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