Sarebbe da azzerare l’appalto regionale sull’affidamento del servizio di manutenzione degli apparecchi elettromedicali. La commissione nominata per aggiudicare la gara infatti, sarebbe illegittima. A sentenziarlo, il Tar di Bari.
La società partecipata della Regione ed ente aggregatore per gli acquisti di beni e servizi, la InnovaPuglia, era deputata all’espletamento della gara di appalto, la stessa trasmette il 30 luglio 2018 lettera di nomina ai membri di commissione. Gli incarichi vengono affidati dal direttore generale della società, su indicazioni dell’asl capofila, quella di Brindisi che fa da supporto a InnovaPuglia, dopo consultazioni con i vari direttori delle altre aziende sanitarie pugliesi. Nomine che non rispetterebbero il regolamento interno della stessa società InnovaPuglia e che prevede, nei casi in cui l’appalto segua il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ed è questo il caso, che il presidente della commissione, sia nominato tra un dirigente interno alla stessa InnovaPuglia.
Un presidente di commissione che aveva lavorato in una delle ditte partecipanti alla gara
L’ingegnere Angelo Maiano però, a capo della commissione, è un dirigente dell’asl di Bari che nulla a che vedere con InnovaPuglia. Non solo, ma dal curriculum di Maiano, sarebbe emerso che dal 1.6.2005 al 31.5.2016, sia stato dapprima dipendente del gruppo TBS facente parte dell’Althea S.p.A., una delle partecipanti della gara d’appalto, successivamente sia stato alle dipendenze della Elettronica Biomedicale (EBM), poi incorporata sempre in Althea S.p.A. (già Higea). Un passato, quello dell’ingegnere Maiano, che sarebbe incompatibile per possibili conflitti di interesse, con il ruolo di presidente di commissione per l’appalto regionale del servizio di manutenzione di elettromedicali.
Due ingegneri nella commissione di gara con possibili situazioni di conflitto di interessi non dichiarati
Eppure il 30.7.2018, InnovaPuglia fa firmare al presidente di commissione Maiano, la dichiarazione di insussistenza di situazioni di incompatibilità. Come lui firma anche l’ingegnere Massimo Marra, altro membro della commissione.
Come Maiano, anche l’ingengere Massimo Marra è responsabile dell’ufficio di ingegneria clinica della sua asl, quella leccese. E’ tra le figure che ha rapporti più frequenti con la ditta manutentrice delle apparecchiature elettromedicali. La Re.VI una delle ditte partecipanti alla gara regionale e della quale Marra è membro di commissione, svolge tutt’ora il servizio nell’asl leccese di manutenzione delle apparecchaiture e quindi ha come riferimento proprio l’ingegnere Marra, che forse per una questione di opportunità quanto meno, non sarebbe dovuto essere nominato tra i componenti della commissione. Anche lui come il collega di Bari Maiano, aveva firmato il 30.7.2018, la dichiarazione di inesistenza di situazioni incompatibili con il ruolo ricoperto nella commisione di giudicazione dell’appalto.
Una gara per una base d’asta di € 57.375.500,00 (iva esclusa), suddiviso in sei lotti, corrispodenti ad altrettante aree geografiche. Il lotto salentino (lotto 4), é stato aggiudicato proprio dalla Re.VI che aveva già eseguito la manutenzione delle apparecchiature dell’asl leccese, anche oltre la scadenza del primo contratto avvenuta nel 2011. Dopo, la ditta avrebbe lavorato per oltre sette anni senza gara, emettendo fatture regolarmente liquidate dall’asl di poco più di 1.200.000 euro annui.
Già nel 2017 viene denunciata l’anomalia nell’asl salentina
Come siano giustificati questi pagamenti vista l’assenza di una regolare gara, resta da chiarire. Già nel 2017, l’allora commissione anticorruzione e legalità dell’asl leccese, nominata da Silvana Melli all’epoca direttrice generale dell’azienda sanitaria, segnalò l’anomalia, denunciando alla guardia di finanza una situazione illegittima e contraria a quanto previsto dalle linee guida ANAC (autorità nazionale anticorruzione.) Per l’autorità anticorruzione, la proroga é un provvedimento che la pubblica amministrazione adotta in maniera provvisoria, nelle more di espletare una gara di appalto. Non solo, ma vale anche il principio della rotazione in base al quale non è legittimo che sia sempre la stessa azienda a espletare un servizio nell’ente pubblico.
L’asl salentina invece, tramite la responsabile dell’ufficio patrimonio, all’epoca AnnaRita Dell’Anna, scaduto il rapporto di lavoro della Re.VI nel 2011, fa una proroga per altri anni, facendo lavorare sempre la stessa azienda, senza che questa partecipasse ad una selezione pubblica.
Per oltre sette anni l’azienda lavora senza aver vinto una gara
L’asl chiarì, dopo il primo articolo pubblicato da SanitàSalento, a dicembre 2018, che la proroga a Re.VI, era giustificata dall’impossibilità di interrompere un servizio indispensabile, nell’attesa che la Regione pubblicasse il nuovo bando per una gara unica per tutto il territorio. Resta il fatto però che in oltre sette anni, dal 2011, da quando è scaduto il primo contratto con la Re.VI, ad oggi, l’asl salentina non è riuscita a bandire una nuova gara, nelle more che venisse espletata la procedura regionale.
Tutto da rifare
Con la sentenza del Tar di Bari – dichiara l’avvocato Saverio Sticchi Damiani, che ha seguito il ricorso fatto dal suo cliente, l’azienda Althea contro la Regione e la società InnovaPuglia – viene fuori che la procedura di gara così tanto attesa e tormentata, adesso é da rifare. Sarebbe la scelta più prudente – dice Sticchi Damiani – a meno che – continua – non si intenda nominare una nuova commissione e questa sarebbe la via più rapida.
Partono gli esposti
Sull’appalto del servizio per la manuntezione di apparecchiature elettromedicali, è intervenuta anche la consigliera regionale Antonella Laricchia del movimento 5 stelle, che si è soffermata sull’anomala situazione leccese. Già a fine 2018, la consigliera aveva chiesto all’asl gli atti relativi all’affidamento del servizio alla ditta Re.VI e chiarimenti in merito. Atti che non sarebbero mai stati ricevuti dalla consigliera, che ha poi presentato un esposto in procura e alla Corte dei Conti.
Una delle perplessità sulla situazione leccese era anche quella relativa ai costi, perché la Re.Vi negli anni avrebbe aumentato il numero dei cinque dipendenti iniziali, alcuni dei quali sarebbero imparentati con funzionari della stessa asl leccese.
C’é da dire che la procura di Lecce da tempo è a conoscenza di tutto quanto esposto dalla consigliera Laricchia e prima ancora dalla commissione legalità e anticorruzione dell’asl salentina, la stessa commissione che Narracci, ex direttore generale dell’asl leccese, al suo insediamento non confermò più. Ad essere informato del anomalo rapporto lavorativo tra asl salentina e Re.Vi è anche l’osservatorio dei contratti pubblici della Regione Puglia al quale si rivolse la consigliera Laricchia.
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