Dea, si corre per recuperare il tempo perso e salvare il “Fazzi” dal contagio

Dea, si corre per recuperare il tempo perso e salvare il “Fazzi” dal contagio

“A partire da settembre 2019 ci hanno fatto fare a più riprese sopralluoghi al Dea, per programmare il trasferimento dei vari reparti. Gli avevamo detto che, tra le altre cose, mancavano i lavandini nelle terapie intensive, non hanno mosso un dito per mesi e mesi, poi è arrivata l’emergenza.”

A parlare é un dipendente dell’Asl salentina.

Passano mesi prima di attivare il Dea, già pronto per partire
“Mesi e mesi sono trascorsi anche per firmare delibere e atti per l’affidamento di servizi indispensabili all’attivazione del nuovo plesso, come quello delle manutenzioni delle apparecchiature biomedicali e degli impianti tecnologici.” Servizi affidati con delibera del 12 marzo alla ditta SIRAM spa, già fornitrice della manutenzione di impianti elettromedicali negli altri ospedali dell’Asl. Un affidamento temporaneo nelle more di espletare la gara già avviata. Si è partiti però con ritardo, il 12 marzo, se si considera che il Dea é stato consegnato all’Asl, da parte della ditta costruttrice, il 18 dicembre scorso. Un’inaugurazione con lo sfondo, le note del pianoforte donato dall’assessore Totò Ruggeri, in memoria del compianto cognato Salvatore Negro, già assessore alla Regione Puglia. E’ passato del tempo da allora, altro ne é passato anche per l’installazione del tanto chiacchierato serbatoio di ossigeno. Eppure come detto il Dea era pronto a dicembre.

Come già pubblicato in esclusiva da SanitàSalento l’11 marzo scorso, il presidente Emiliano, con l’ordinanza n°174 del 06 marzo, fa smontare all’impresa Rivoira il serbatoio di gas medicali del Dea, perchè “impedirebbe l’installazione di un altro serbatoio della ditta Air Liquide. Così come detto, i tempi si allungano, mentre dilaga il virus. Il 12 marzo viene smantellato il serbatoio di gas medicali, ma l’Air Liquide non monta nulla di nuovo, si pensa invece di realizzare una condotta di collegamento dalla centrale di gas medicali del “Vito Fazzi” al Dea, con una tubazione di circa 300 metri e rifornire così di ossigeno anche il nuovo plesso. Altro tempo sprecato, oltre a denaro per un’opera poi rimossa. Perché ? Potevamo permettercelo visto i ritardi già pregressi e l’emergenza Covid che incalzava ?

L’Asl ignora l’ordinanza di Emiliano
Nell’ordinanza di Emiliano però, non è scritto di realizzare questa “bretella” di collegamento, ma di installare un nuovo serbatoio di una ditta differente dalla Rivoira. L’Asl dunque verrebbe meno ad un’ordine del presidente della Regione. E’ normale ? Emiliano è daccordo ? Il 25 marzo, arriva un comunicato stampa dell’azienda sanitaria che annuncia per voce del direttore generale Rodolfo Rollo e del Presidente della Regione, il ricovero nel Dea dei primi nove pazienti Covid-19. “Finalmente !” Viene da dire ai tanti che lavorano in trincea e in gran affanno nel “Vito Fazzi”. L’ospedale leccese infatti, sta letteralmente scoppiando per gestire una situazione fatta di attività ordinaria, con pazienti di tutti giorni e attività emergenziale, con persone positive al virus, senza un idoneo isolamento tra le due realtà, così come dovrebbe essere.

Il Dea diventa ospedale Covid con nove ricoverati
Nella programmazione della rete emergenziale della Puglia infatti, il Dea è stato identificato come ospedale Covid, con la finalità di tenere isolati il più possibile i pazienti positivi al virus, con personale ospedaliero dedicato, con tutti quanti servizi che ruotano attorno, distinti e separati dal “Vito Fazzi” dove sono ricoverati persone con altre patologie e dove dovrebbe lavorare personale distinto da quello dedicato al Covid. Dei nove pazienti ricoverati il 25 marzo scorso nel Dea, sappiamo che cinque sono nel reparto di malattie infettive e quattro in osservazione breve sub intensiva; che é cosa diversa dalla terapia intensiva, della quale invece non si parla ancora.

Presto la terapia intensiva, già bonificata
Ad oggi sono operativi nel Dea anche il pronto soccorso, la radiologia oltre al già citato reparto di malattie infettive. Di altri servizi assistenziali e posti letto, non sappiamo l’esistenza. Attendiamo per questo una risposta dall’Asl alla quale abbiamo girato una richiesta per intervista. Da indiscrezione sappiamo che a giorni si aprirà parte del primo piano con la terapia intensiva, dove è stata già eseguita la sanificazione degli spazi comprese le condotte. Ieri il direttore genrale é stato sul posto tutto il gionro, proprio per seguire da vicino i lavori.

Quello che resta anche da capire è adesso se l’ossigeno che servirà nella prossima rianimazione in procinto di aprire i battenti, ma che è già in uso dalle quattro persone in sub intensiva, sia in quantità sufficiente. Se cioè la pressione nella condotta di collegamento “Fazzi” – Dea, è tale da mandare l’ossigeno necessario nel giusto dosaggio a chi è ricoverato. Per sapere questo potrebbe bastare il collaudo tecnico, che come spiega l’ingegnere Raffaele Dell’Anna, presidente dell’ordine degli ingegneri della provincia di Lecce, consiste in verifiche di funzionamento e misurazione della pressione.

Il collaudo della condotta di gas tra “Fazzi” e Dea, é una garanzia per i pazienti ricoverati nel Dea
Va tenuto conto – come spiega il presidente dell’Anna che la misurazione della pressione viene effettuata per la condotta principale e per i tronchi di tubazione sino al punto di erogazione verso i reparti. Il collaudo di una condotta, dove “viaggia” ossigeno e aria medicale é fondamentale per la sicurezza dei pazienti. Esso prevede la dichiarazione di conformità della condotta di collegamento realizzata, al progetto originario dell’impianto di gas. In quest’ultimo non è affatto contemplata la tubazione che collega il “Fazzi” al Dea, pertanto andrebbe fatta dai tecnici una variante di progetto da allegare poi nella dichiarazione di conformità. In assenza di tale documentazione, l’impianto e il servizio di rifornimento di ossigeno nel Dea, non sarebbe regolare, ma soprattutto garantito.
Ora quello che resta da chiarire é se queste verifiche e documentazioni tecniche siano state effettuate. Come resta da capire anche perchè aspettare marzo per realizzare la variante di progetto, visto che il Dea era pronto a dicembre ?

Il progetto iniziale prevedeva due serbatoi
I vigili del fuoco ci dicono di aver ricevuto solo pochi giorni fa la SCIA (la segnalazione certificata di inizio attività) ovvero l’atto con il quale si chiede autorizzazione per inizire un’attività e che viene di norma presentato al comune di appartenenza, che a sua volta lo invia al comando dei vigili del fuoco. Qeesti poi possono o meno effettuare un sopralluogo e verifcare se l’opera corrisponde al progetto e se é a norma per le misure antincendio. Naturalmente non è questo il periodo per i sopralluogohi, ma già quando i vigili effettuarono un primo sopralluogo in fase di lavorazione del primo serbatoio nel Dea, avvertirono che non era conforme al progetto originario che invece prevedeva due serbatoi.

Paghiamo anche l’aria !
Concludendo: dalle casse dell’azienda sanitaria sono usciti soldi pubblici per: pagare il serbatoio autonomo del Dea, poi smontato, per la realizzazione della condotta di collegamento “Fazzi” – Dea, altro denaro per pagare l’aria ! Si perchè l’ossigeno medicale ovvero purificato che viene fornito alle sale operatorie e alla rianimazione dell’ospedale di Lecce “Vito Fazzi”, é sintetica, ottenuta con una miscela di ossigeno e azoto, che l’Asl paga alla Air Liquide. La stessa aria purificata per l’ospedale, si sarebbe potuta ottenere nel Dea, senza pagare il costo dell’ossigeno, ma utilizzando la centrale e il serbatio autonomo, secondo un sistema a compressione e di filtraggio, capace di acqusire l’aria naturale, per poi filtrarla rendendola purificata e idonea alla terapia intensvia e al blocco operatorio.

Bonificare tutto il “Fazzi”
Proprio la terapia intensiva del Dea non è ancora pronta, ma si sta lavorando alacremente per non perdere altro tempo, vista l’emergenza. E’stata infatti già avviata la sanificazione del primo piano degli ambienti e delle condotte, si desume che a breve si potrà attivare. A quel punto il “Vito Fazzi” potrà tirare un primo sospiro di sollievo, trasferendo i pazienti gravi positivi al Covid-19 nel Dea, evitando ulteriori contagi che rischiano di essere registrati ancora. Non é escluso infatti che tutto l’ospedale leccese venga bonificato, una volta completati i vari reparti del Dea.

Tutti i pazienti negli infettivi del “Fazzi”, mentre il Dea semivuoto cerca di recuperare il tempo perso
Ad oggi infatti i reparti che sono stati contaminati, non solo hanno visto personale infettato e/o in quarantena, ma hanno avuto solo una sanificazione parziale, ovvero la bonifica della singola stanza del degente. Un’operazione non proprio idoena ad arginare la diffusione del virus, perchè non si sanifica l’intero reparto dove il Covid potrebbe comunque essere circolato attraverso il personale, che entrato nella stanza contaminata é poi uscito per andare in altri spazi che restano quindi infettati. Andrebbe – dicono gli infettivologi – sanificato tutto il reparto in questione, lasciando il personale in quarantena indipendentemente se é positvio o negativo al test. Il problema sono i pazienti ricoverati, che evidentmeente ad oggi, non sanno dove collocare se non in altro reparto, ma sempre del “Fazzi”. Il virus così circola, mentre nel Dea si cerca di recuperare il tempo perso.

Parte dell’inchiesta:

11/03/20 Si smonta il serbatoio del Dea, per montarne un altro

12/03/20 Smontato il serbatoio di ossigeno nel Dea, pronto fra dieci giorni

17/03/20 Il nuovo serbatoio di ossigeno per il Dea, non può essere montato, ditta impegnata al nord

19/03/20 Sabato apre il Dea, ma solo una parte. Intanto si proroga il contratto per l’ossigeno

20/03/20 Dea e “Fazzi” un tutt’uno, così si dà l’appalto a chi lavora nel “Vito Fazzi”, anche nel Dea

23/03/20 Esposto alla finanza sul caso DEA

26/03/20 Sottratte mascherine con filtro da Copertino, per aprire il DEA ?

Roberta Grima
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