Dopo due mesi dall’emergenza corona virus e tre dall’inaugurazione del Dea, è stata attivata la rianimazione del primo piano dell’ospedale Covid di Lecce. Sono stati montati l’altro giorno i lavabi che mancavano al piano superiore che rendevano inutilizzabile il reparto, già sanificato e pronto. Con un provvedimento urgente, la determina n°1582, l’azienda sanitaria ha dato mandato alla ditta Sis-Med srl, di montare i lavandini nel nuovo plesso ospedaliero terminato di costruire a dicembre 2019, ora convertito come ospedale Covid.
Sciolto ogni eventuale dubbio, qualora ce ne fosse stato: nel Dea sino a un paio di giorni fa, non c’erano ancora i posti letto di terapia intensiva. Lo si deduce sempre dalla determina in cui si legge che c’é urgenza di attivarli, insieme alle degenze di sub intensiva. C’è scritto anche che la richiesta va seguita così come previsto dal piano ospedaliero Covid della regione Puglia del 16 marzo scorso che prevede un incremento del 50% dei posti letto delle terapie intensive esistenti. In realtà le degenze in terapia intensiva, erano previste già prima del 16 marzo, quando il Dea era progettato per essere un dipartimento di emergenza e accetttazione, si trattava adesso solo di potenziarle.
I posti di rianimazione già previsti nel 2017 non sono extra dovuti all’emergenza Covid
In effetti a guardare bene la planimetria del primo piano, del progetto risalente al 2017, compare in rosa, indicata con le lettere E ed F, la rianimazione con otto posti letto, la terapia sub intensiva sempre con otto letti e altrettanti nella terapia post operatoria.
A settembre già segnalata la mancanza dei lavabi
Con nota n°38014 del 13 marzo, il responsabile di anestesia e rianimazione del “Fazzi” dottor Giuseppe Pulito, dopo un sopralluogo, avrebbe chiesto con urgenza il posizionamento dei lavabi per la detersione delle mani, con particolare attenzione ad alcuni accorgimenti, affinchè si potessero quindi attivare i posti letto al primo piano. Già a settembre però era stata segnalata l’assenza dei lavandini nelle varie terapie intensive, in un precedente sopralluogo effettuato con i medici interessati. Da allora sono trascorsi più di sei mesi, prima di montare questi lavabi.
Dopo una settimana dalla fine dei lavori, i vigili del fuoco scoprono che il Dea non era a norma
Nel frattempo c’era ancora qualcosa che evidentemente non andava. Il 24 dicembre scorso infatti, dopo una settimana dalla consegna delle chiavi da parte della ditta all’Asl, i vigili del fuoco bloccano la procedura per l’avvio dell’attività nel Dea, a causa di alcune carenze e difformità rispetto alle norme antincendio e al progetto presentato inizialmente. A scriverlo i dirigenti regionali Mauro Nicastro e Vito Carbone nell’atto dirigenziale sulal rete Covid della Puglia.
Tra le contestazioni la mancanza di due serbatoi per ossigeno e gas medicali
Tra le indicazioni dei vigili del fuoco alle quali l’Asl avrebbe dovuto adempiere, anche l’installazione di due serbatoi per i gas medicali, l’Asl all’epoca ne aveva montato uno solo. Adesso non c’è più neanche quello, che come sappiamo é stato smontato e sostituito da una bretella di collegamento tra il Dea e la centrale di gas medicali del “Vito Fazzi”.
Più posti in rianimazione occupati, più ossigeno servirà
Solo il 19 marzo scorso, l’Asl riesce ad effettuare tutti gli adeguamenti previsti e richiesti dal comando dei vigili del fuoco e quindi presentare nuovamente al comune di Lecce la segnalazione di certificato inizio attività (SCIA) come prevede la legge, ai fini delle autorizzazioni da parte dei vigili. Non c’é però l’adeguamento richiesto sull’impianto dei gas medicali, che vengono erogati nei reparti tramite la condotta di collegamento al “Vito Fazzi”. Il problema non é tanto che l’opera non era prevista nel progetto, che pure è sianomalo, quanto il fatto che la pressione che dalla centrale del “Vito Fazzi” viene esercitata per mandare ossigeno alla rianimazione del Dea, non sappiamo se potrà reggere alle necessità, qualora dovesse purtroppo esserci un aumento dei pazienti ricoverati. Il rischio che potrebbe verificarsi è il quantitativo andrebbe poi integrato.
Una struttura accreditata al sistema santaro regionale, in parte
Sempre il 19 di marzo, il dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria, effettua un sopralluogo per dare il nulla osta ai fini dell’accreditamento regionale di alcuni reparti: malattie infettive (40 posti letto dei quali 10 sub intensiva), pneumologia (44 posti letto), radiologia con utilizzo della TAC, terapia intensiva del piano terra (14 posti letto) e del primo piano (22). Ergo il Dea non è accreditato se non per questi reparti e non altri, anche se non è chiaro come é possibile che il 19 marzo venga accreditata la terapia intensiva, se non ha ancora i lavandini, visto che la delibera che dispone del loro montaggio è del 1 aprile. Probabilmente l’emergenza ha fatto si che si montassero prima per formalizzare tutto dopo.
Non è chiaro anche se la terapia intensiva del piano terra sia operativa o meno. Sappiamo che ci sono quattro posti letto dell’osservazione sub intensiva, dei quali ha dato notizia la stessa Asl, ma degli altri posti previsti non è dato sapere. Perché se oltre a quelli del primo piano, fossero operativi anche gli altri letti della rianimazione al piano terra, si sarebbero potuti già spostare i pazienti che sono nella rianimazione del “Vito Fazzi”, se ciò non é avvenuto, è facile pensare che questi posti ancora non erano attivi. Purtroppo chi può rispodondere per chiarirci le idee non lo fa o non può per divieto.
Ad ogni modo, l’Asl ha finalmente avviato la procedura negoziata per l’affidamento del lavoro di montaggio dei lavabi nella terapia intensiva per 39.600 euro + IVA alla ditta SISmEd srl, costruttrice del Dea. Tempo di impiego: tre giorni. La procedura come detto é negoziata, per motivi di urgenza, bypassando i tempi di una regolare gara, modalità legittima in casi di urgenza.
Stando al progetto presentato alla stampa nel 2017, tra il piano terra e il primo in tutto dovrebbero esserci 60 letti così suddivisi: piano terra 10 posti letto di osservazione breve intensiva, 10 di sub intensiva politraumatologica, 8 di terapia intensiva sempre politraumatologica, al piano superiore 16 posti di terapia intensiva post operatoria, 8 di terapia intensiva e altrettanti di sub intensiva. L’augurio é di non aver mai bisogno di questi posti, ma bene fanno i tecnici ad affrettarsi e attivare questa struttura nuova, dando respiro al “Vito Fazzi” che oramai è al limite. Si spera solo di avere anestsisti e rianimatori sufficienti.
A breve verranno attivate anche le degenze e poi si passerà al terzo piano.
Parte dell’inchiesta:
11/03/20 Si smonta il serbatoio del Dea, per montarne un altro
12/03/20 Smontato il serbatoio di ossigeno nel Dea, pronto fra dieci giorni
17/03/20 Il nuovo serbatoio di ossigeno per il Dea, non può essere montato, ditta impegnata al nord
19/03/20 Sabato apre il Dea, ma solo una parte. Intanto si proroga il contratto per l’ossigeno
20/03/20 Dea e “Fazzi” un tutt’uno, così si dà l’appalto a chi lavora nel “Vito Fazzi”, anche nel Dea
23/03/20 Esposto alla finanza sul caso DEA
26/03/20 Sottratte mascherine con filtro da Copertino, per aprire il DEA ?
02/04/20 Dea, si corre per recuperare il tempo perso e salvare il “Fazzi” dal contagio
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